Azioni da intraprendere per lo sviluppo del reimpiego dei materiali da decostruzione

Proposte operative per sviluppare il reimpiego dei materiali da costruzione nel modello dell'economia circolare.
Gli interventi di incentivazione passano soprattutto attraverso il sostegno delle Amministrazioni Pubbliche, ma anche per iniziative di aziende private, Istituti di certificazioni e Ordini professionali.
Fra le proposte più interessanti, la creazione di Label qualità, l'utilizzo di appalti pubblici, la fiscalità agevolata e l'offerta di un premio ai progettisti

 

RECENSIRE I PROGETTI RIUSCITI
Un annuario pubblico degli attori della filiera permetterebbe di rispondere a domande, quali dove
trovare materiali di recupero? Dove è possibile depositare del materiale proveniente dalla decostruzione?
L'annuario potrebbe contenere l'elenco dei prodotti correntemente messi in circolazione, le loro condizioni, quantità e prezzi medi.
Qualunque siano le prevedibili necessità, occorre partire da strutture professionali esistenti, in quanto la loro esperienza è preziosa e merita di essere valorizzata. Per sviluppare il reimpiego nella pratica sarebbe utile disporre di una lista del realizzato positivamente, una accurata documentazione è il miglior veicolo di comunicazione per promuovere il reimpiego. Sapere che dei progetti di decostruzione hanno avuto un risultato positivo costituisce un buon incoraggiamento per le persone desiderose di intraprendere questa pratica. I Poteri Pubblici quali Comuni e Regioni ad esempio, possono redigere un elenco di lavori eseguiti sul loro territorio e svilupparne la comunicazione. Il settore del reimpiego può autopromuoversi senza necessità di veicolare della pubblicità, ma fornendo informazioni precise e attendibili. In Francia ad esempio, l'esposizione Matière Grise presentata dagli architetti Encore Hereux al Pavillon de l'Arsenal a Parigi è stato uno degli eventi che ha permesso di inserire nell'agenda politica francese il reimpiego dei materiali da costruzione.


RIASSEMBLARE LA FILIERA DEL REIMPIEGO

Un'altra proposta è quella di riassemblare la filiera del reimpiego, in quanto l'argomento non è gestibile da attori isolati e dispersi. Il dialogo con le autorità sulla regolamentazione, gli
aspetti fiscali o ancora le normative devono essere appannaggio di mandanti abilitati a intervenire negli spazi decisionali (tavole rotonde, seminari, comitati tecnici etc). Esistono diverse forme di finanziamento i possibili per una tale organizzazione: contributi versati dai membri, sussidi da parte delle Amministrazioni Pubbliche e ancora finanziamenti con fondi propri. La logica generale è quella di creare un organismo in grado di condurre le azioni di promozione a difesa degli interessi del settore, compreso l'avvio di un dialogo con le autorità per chiarire gli aspetti regolamentari, giuridici e procedurali. Non meno importante un lavoro di regolamento interno con l'obiettivo di assicurare qualità e credibilità al settore e la partecipazione a dei processi di formazione nel mondo del reimpiego. Per il suo carattere trasversale, il reimpiego ha una domanda specifica da porre a questo tipo di organizzazione, in quanto si tratta di una pratica a cavallo di diversi settori. In realtà gli attori coinvolti in questa mutualizzazione possono essere dei decostruttori, dei rivenditori ma anche degli architetti che lavorano con dei materiali di recupero o delle imprese specializzate nel riciclo e rimessa in stato d'uso dei materiali. Si tratta quindi di riunire le singole caratteristiche in un organismo multiparte. Negli Stati Uniti è attivo il BMRA Building Material Reuse Association, nella quale i membri pagano una quota per accedere ai servizi come annuari, informazioni tecniche, conferenze etc. In generale la BMRA si occupa di interfacciare i suoi membri, assicura corsi di formazione, diffonde informazioni relative alla pratiche del reimpiego, in quanto rappresenta un riconoscimento ufficiale della qualità dei materiali utilizzati nel reimpiego.


VARARE UNA LABEL QUALITÀ

Certe Label possono essere delle autocertificazioni, altre necessitano di un organismo interno; in ogni caso l'ottenimento di una Label è la conseguenza di criteri ben definiti e di procedure che devono essere rispettate. La certificazione di un organismo indipendente ha una credibilità ben superiore a quella di una autocertificazione. Per il reimpiego si tratta di stabilire delle voci descrittive di un capitolato, fissare i valori di performance richiesti dalla certificazione, il modo di misurarle e scegliere gli auditors che si occuperanno della verifica. Per esempio, l'origine dei materiali, garantendo che provengano da un edificio in corso di decostruzione; la distanza percorsa dal cantiere al sito d ricondizionamento, di rivendita e di rimessa in opera. Un altro aspetto riguarda le condizioni di lavoro di tutti gli attori della filiera e l'ispezione mirante a verificare le performance dei prodotti. Tradizionalmente il varo di Label di qualità è una procedura che nasce dall'iniziativa dei produttori, qui è più logico che sia la federazione di settore che se ne faccia carico. Le Autorità Pubbliche hanno un ruolo importante nella certificazione, in quanto contribuiscono a riconoscerle ufficialmente.


PREDISPOSIZIONE DI FORMULARI TIPICI

Le differenti fasi della catena del reimpiego, implicano l'applicazione di procedure specifiche.
L'inventario dei materiali riutilizzabili, l'estrazione dei materiali dalla costruzione, la prescrizione dei materiali di reimpiego nella nuova costruzione, la valutazione dei risultati di una operazione di decostruzione etc. tutte queste tappe, relativamente nuove, richiedono l'integrazione a procedure esistenti. Per favorire il lavoro degli operatori necessita predisporre dei moduli tipici, approvati dalle autorità. Per esempio le Amministrazioni Regionali possono assumersi questo in carico o attribuirlo a dei consulenti, quali i centri di ricerca tecnica delle costruzioni, le federazioni del settore, i committenti pubblici. Nel 2015 il Dipartimento EPA Environment Protectoin Agency di Chicago ha elaborato il Deconstruction Rapid Assessment Tool. Questo documento indirizzato ai committenti interessati ad opere do demolizione, si presenta sotto forma di questionario relativamente breve, in grado di indirizzare le imprese a scegliere la filiera più idonea per evacuare i materiali. L'attività di filiera dell'economia circolare della costruzione implica la formazione.
I programmi di formazione indirizzati ai progettisti e ai committenti permettono di sensibilizzare questi operatori al problema del reimpiego e di fornirgli gli strumenti necessari per una prescrizione corretta. Il settore del reimpiego nel suo insieme deve partecipare alla concertazione che porta alla realizzazione di corsi di formazione. Sotto l'aspetto pratico al di là delle formazioni specifiche, una integrazione di corsi nell'ambito delle Facoltà di Architettura sarà di grande utilità. Il reimpiego non deve necessariamente essere una materia base, ma piuttosto un insegnamento trasversale di pratiche che coinvolgono gli attori della costruzione.
A questo punto nascono spontanee delle domande. Come sapere se un materiale sia idoneo all'uso al quale è destinato? Come stabilirne le caratteristiche e le performances ? Le risposte a queste domande coinvolgono sia i progettisti che le imprese, alfine di garantire la qualità delle opere. Se certi contesti e usi richiedono il minimo di informazioni; altri richiedono informazioni più dettagliate e definite in specifici protocolli. La risposta a queste interrogazioni è parte in tegrante dell'attività degli uffici studi e dei consulenti interessati ad ampliare la loro gamma di servizi. Ad esempio gli studi idi ingegneria attivi nel calcolo delle strutture sono idonei a condurre questi compiti, anche in considerazione della loro familiarità con le logiche del rinnovo. Un ruolo primario è affidato ai laboratori prove per le verifiche sulle performances dei materiali destinati al reimpiego. In Gran Bretagna, Ellis & Moore, uno studio in ingegneria delle strutture propone dei servizi di analisi per i componenti strutturali. Uno dei loro interventi più importanti è il progetto Bed Zed dove 98 tonnellate di putrelle in acciaio sono state recuperate da una demolizione in un cantiere; sono state condotte delle indagini sull'origine degli elementi e la qualità dell'acciaio all'epoca della costruzione dei profilati. Queste indagini sono state completate con controlli meccanici, successiva pulizia in profondità e con la sabbiatura prima del reimpiego.


SOSTEGNO ALLA CREAZIONE DI IMPRESE DEL REIMPIEGO

Lo sviluppo del settore del reimpiego richiede l'avvio di nuove attività economiche: consulenti specializzati nell'inventario dei materiali riutilizzabili, imprese specializzate nella decostruzione, aziende capaci di una rimessa in stato d'uso, rivenditori. I poteri pubblici, le amministrazione nel senso più ampio, le organizzazioni paragovernative di aiuto alla creazione d'imprese sono il sostegno naturale all'avvio della filiera. La natura del sostegno può variare in modo ampio; dai sussidi strutturali (nel quadro di una impresa di economia sociale ad esempio) ogni formula offre vantaggi e svantaggi.


UTILIZZO DEGLI APPALTI PUBBLICI PER SVILUPPARE IL REIMPIEGO
Una forma di sostegno indiretto da parte dei poteri pubblici, consiste nel fare del reimpiego un criterio di selezione in occasione degli appalti pubblici, privilegiando gli operatori che si prendono carico dell'evacuazione dei materiali riutilizzabili verso la filiera del reimpiego o per scegliere dei progetti che prevedano di reimpiegare materiali provenienti dalla decostruzione. I capitolati non devono necessariamente fissare l'obbligo di risultato o imporre percentuali fisse di reimpiego; è sufficiente che contengano il criterio di selezione. Nella Regione Parigina, Paris Habitat, un Ente pubblico specializzato in appalti per la costruzione di alloggi popolari, ha sviluppato un progetto di reimpiego per l'appalto della riconversione di vecchie caserme in alloggi sociali. Dapprima ha dato corso ad un inventario dettagliato degli elementi riutilizzabili negli edifici esistenti, seguiti da test di pulizia e rimessa in stato d'uso di certi prodotti (rivestimenti in legno, radiatori, sanitari etc) e poi in fase di gara di progettazione ha richiesto agli architetti di integrare degli elementi di reimpiego nei loro elaborati.


FISCALITÀ AGEVOLATA PER FAVORIRE IL REIMPIEGO

L'agevolazione fiscale è uno degli assi di sviluppo che permette di creare un contesto favorevole alla pratica del reimpiego, per esempio attraverso la riduzione dei contributi salariali. Idealmente il trasferimento di una quota importante sul lavoro alle materie prime offre un vantaggio competitivo al reimpiego.


OFFRIRE UN PREMIO AI PROGETTI CHE PREVEDANO IL REIMPIEGO

Questa azione consiste nell'offrire dei premi ai progetti giudicati virtuosi. Prevedere la messa in gara di progetti di economia circolare offrendo dei premi ai primi cinque classificati è un modo per veicolare l'interesse della filiera a monte per poi trasferire a valle la chiusura del cerchio. Il ricorso a materiale di reimpiego è inserito in modo esplicito nel bando insieme ad altri elementi quali la reversibilità dei sistemi di assemblaggio o la valorizzazione della mano d'opera locale. Solo il potere pubblico ha la facoltà di stabilire le regolamentazioni,ma per rendere effettive le stesse, deve avere la risposta del settore al quale si indirizza.


RICHIEDERE UN INVENTARIO DEL RIUTILIZZABILE PRIMA DI DEMOLIRE
Un modo giudizioso di reperire le frazioni riutilizzabili nel flusso dei materiali è quello di predisporre obbligatoriamente un inventario dei riutilizzabili. Ciò permetterebbe ai committenti di assicurare un recupero effettivo per la filiera, permetterebbe inoltre agli operatori di avere una visione più ampia dei flussi di materiali da costruzione che sono quotidianamente rimessi in circolo nel contesto urbano. La catalogazione degli inventari costituisce per il potere pubblico un mezzo per predisporre le statistiche del settore.


OBBLIGARE LA DECOSTRUZIONE OVE HA UNA VALENZA

Questo obbligo è giustificato per quegli edifici che effettivamente sono smontabili e che dispongono di filiere capaci di trattare e recuperare i materiali estratti. L'Amministrazione di Portland nell'Oregon USA, ha attivato un regolamento che obbliga alla decostruzione degli edifici costruiti prima del 1916, essendo questa data limite, la più ricorrente nei permessi di demolizione. Questo obbligo rappresenta il colpo di acceleratore per il settore del reimpiego, che così potrà triplicare annualmente i suoi volumi. Questo obbligo normativo nasce dalla concertazione esemplare a lungo termine di tutte le parti coinvolte: rappresentanti delle comunità, promotori immobiliari, costruttori, demolitori, agenzia del protezione del patrimonio e settore del reimpiego. Questo modo di agire è ascrivibile in una visione politica di ampio respiro che fissa degli obiettivi seri in materia di ambiente per la città.


IMPORRE UNA QUOTA MINIMA DI REIMPIEGO

In diversi paesi europei il riciclo di rifiuti inerti è divenuto obbligatorio con delle percentuali prestabilite. Nello stesso modo si può ipotizzare di rendere obbligatorio il recupero di materiali riutilizzabili verso la filiera del reimpiego. Un tale obbligo se correttamente giustificato permette di stimolare il mercato del reimpiego assicurando stabilità di approvvigionamento. Su un piano pratico si dovrebbe innanzitutto stabilire l'unità di misura per determinare le quantità di materiali indirizzate alla filiera. Come calcolare questa quantità? In volume? In massa? In valore monetario?
Determinata una soglia minima, questa dovrà essere realistica in rapporto alle effettive capacità di assorbimento del mercato del reimpiego. Nella Regione di Chicago è in vigore una politica basata sull'obbligatorietà di recupero di una parte dei rifiuti da costruzione residenziale. La percentuale obbligatoria di recupero è del 5% ed è espressa in tonnellate (una unità usuale nel settore della demolizione e compatibile con i metodi di contabilizzazione attuali).


RICHIESTA DI UN LIVELLO MINIMO DI INTEGRAZIONE NEI NUOVI PROGETTI DI MATERIALI PROVENIENTI DAL RECUPERO
Il principio si basa sull'obbligo di integrare in tutti i nuovi progetti di costruzione una percentuale minima di materiale di reimpiego. In teoria una regolamentazione di tale tipo dovrebbe garantire un assorbimento costante di materiali di recupero, in pratica si tratta di stabilire come quantificare il tasso di reimpiego. Il metodo del contenuto riciclato permette di ottenere il valore cercato. Lascia ai progettisti la scelta più adeguata per rispondere all'obbligazione di raggiungere il tasso prestabilito di materiale riciclato. Questo metodo permette di parametrizzare le strategie di recupero dei materiali pesanti, ma economici (tipicamente degli inerti provenienti dalla frantumazione) con le strategie di recupero di materiali più leggeri, ma a maggior valore aggiunto (tipicamente i materiali di finitura).


MISURA DEL TASSO DI REIMPIEGO CON IL METODO DEL CONTENUTO RICICLATO

Il metodo è stato messo a punto da un gruppo di ricerca inglese che ha dato una soluzione elegante a questo problema. La proposta riguarda un metodo di contabilizzazione del contenuto riciclato di un progetto tenendo conto sia della massa dei materiali messi in opera, ma anche del loro valore economico. Il metodo permette di contabilizzare nello stesso calcolo dei prodotti nella cui composizione sono presenti sia materiali di riciclo che materiali di reimpiego.
I valori da inserire nel calcolo provengono dai valori espressi nei preventivi dei fornitori.
Concretamente si tratta di ponderare il valore monetario di ciascuna voce dell'offerta con la percentuale di materiale riciclato contenuto nel prodotto in questione. Un prodotto realizzato solo con materie vergini avrà un contenuto riciclato zero, per un prodotto integrante il 50% di materia riciclato, il fattore di contenuto riciclato sara uguale a 0,5.