Dalla raccolta differenziata dell’organico al biometano

Un circuito virtuoso che parte dalle famiglie e ritorna ai cittadini, sarà possibile grazie al nuovo impianto che l'azienda realizzerà a S. Agata Bolognese entro il 2018, la prima multiutility in Italia a farlo. Un investimento di 30 milioni di euro che consentirà ogni anno la produzione, a regime, di 20.000 tonnellate di fertilizzante naturale di alta qualità e 7,5 milioni di metri cubi di biometano, combustibile rinnovabile al 100%. Migliora l'impronta di carbonio del Gruppo e del territorio

Si parte dalle famiglie con gli scarti provenienti dalla cucina di casa, cioè il rifiuto organico separato per la raccolta differenziata, e si torna al territorio, grazie all'immissione in rete del gas prodotto, per alimentare mezzi privati o del trasporto pubblico o per usi domestici, come cucinare o riscaldarsi, con immediati benefici per la qualità dell'aria. E' il ciclo virtuoso immaginato, e presto realizzato, da Hera, attraverso la produzione di biometano, un combustibile sostenibile e rinnovabile, nel nuovo impianto che l'azienda, la prima multiutility in Italia a farlo, realizzerà a S. Agata Bolognese (BO) entro il 2018, all'interno del sito di compostaggio già presente e attivo, senza alcun consumo ulteriore di suolo. Un progetto importante, che consentirà di evitare l'utilizzo di oltre 6.000 tonnellate di petrolio all'anno e che prende spunto da iniziative simili realizzate nelle realtà europee più avanzate nel campo del recupero dei rifiuti, quali Scandinavia e Olanda.
L'impianto si allineerà quindi alle migliori tecnologie previste dalla Unione Europea per l'economia circolare e agli indirizzi regionali per il trattamento della frazione organica e avrà dimensioni significative perché richiederà un investimento complessivo di circa 30 milioni di euro.
L'iter autorizzativo è stato completato con l'approvazione da parte della Giunta regionale e a breve partiranno i lavori.

Dai rifiuti organici il biometano, combustibile rinnovabile al 100%
Già da anni Hera produce biogas per la generazione di energia elettrica rinnovabile, attraverso i biodigestori e le discariche, ora però si tratta di raffinarlo per farne del biometano perfettamente analogo a quello che alimenta i mezzi o scorre nei tubi di casa.
Nel nuovo impianto di S. Agata Bolognese i rifiuti organici saranno soggetti a un processo di biodigestione anaerobica per la produzione di biogas. In sostanza il rifiuto organico, triturato e vagliato, rimarrà per circa 21 giorni in 4 digestori orizzontali, chiusi ermeticamente, dove idonei microrganismi compiranno il processo di digestione producendo biogas, costituito da metano e anidride carbonica, che verrà sottoposto a una operazione di "upgrading" (purificazione) attraversando in controcorrente acqua pressurizzata: l'anidride carbonica si scioglierà separando così il metano. Si otterrà quindi biometano, un gas con una percentuale di metano superiore al 95%, una fonte di energia completamente rinnovabile.
Al termine del processo di digestione, alla parte solida organica in uscita verrà aggiunto materiale lignocellulosico per ottenere una massa compatta che sarà avviata a una fase di compostaggio da cui si ricaverà compost di qualità, utilizzabile come terriccio per vasi o fertilizzante in agricoltura.

Con il biometano si eviterà l'utilizzo di 6.000 tonnellate di petrolio all'anno
Nell'impianto biometano di S. Agata Bolognese si avvierà quindi un processo con grandi potenzialità: grazie all'implementazione delle nuove e migliori tecnologie di digestione anaerobica (la svizzera Kompogas) e up-grading (la svedese Malberg) si produrrà biometano senza rinunciare al recupero di materia e alla produzione di compost per agricoltura. Da 100.000 tonnellate annue di rifiuti organici della raccolta differenziata, a cui si sommeranno 35.000 tonnellate dalla raccolta di verde e potature, sarà possibile ricavare a regime 20.000 tonnellate di compost e 7,5 milioni di metri cubi di biometano, evitando un utilizzo di combustibile fossile pari a oltre 6.000 tonnellate equivalenti di petrolio annue pari a 14.600 tonnellate di CO2 evitate. Il biometano potrà così diventare carburante per i veicoli a metano e per il trasporto pubblico locale, grazie a partnership con aziende di trasporto pubblico locale e i cittadini potranno muoversi su automezzi totalmente alimentati dal nuovo combustibile green. Si tratta di un'iniziativa quindi che, se replicata, può rappresentare un contributo importante per la strategia energetica nazionale e per il raggiungimento dei target europei del 20-20-20.

Un impianto riconvertito e completamente ammodernato
Con questo progetto di riconversione e ammodernamento, si interviene su un sito esistente in cui da molti anni è presente e operativo un impianto autorizzato per quantità maggiori rispetto a quelle ora previste a regime (si passerà da 150.000 a 135.000 tonnellate annue, con conseguente riduzione del traffico veicolare) e che tratterà esclusivamente rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata.
In precedenza nel sito venivano conferiti rifiuti indifferenziati per essere trattati e smaltiti nell'attigua discarica. Una volta esaurita quest'ultima, Herambiente, in coerenza con gli obiettivi dell'economia circolare, ha scelto di non ampliarla, pur essendo già in possesso dell'autorizzazione e previsto dalla pianificazione provinciale.
I macchinari e le lavorazioni del nuovo impianto saranno al chiuso nei fabbricati, e ciò consentirà di ridurre al minimo l'impatto acustico e odorigeno verso l'esterno. E' previsto anche il potenziamento del sistema di trattamento dell'aria dell'attuale impianto di compostaggio per abbattere gli odori prodotti dalle fasi di lavorazione del materiale. La sezione di compostaggio sarà svolta in celle, realizzate internamente ai fabbricati, chiuse e aspirate una a una. Le arie esauste aspirate saranno avviate a un sistema di deodorizzazione costituito da biofiltri e dall'unità di lavaggio ad acqua (scrubber), una tecnologia già utilizzata nel nord Europa in impianti analoghi. Inoltre sarà realizzato un locale filtro, denominato avanfossa, in corrispondenza dell'area di conferimento e stoccaggio rifiuti, che avrà la funzione di isolare ulteriormente l'area di scarico e stoccaggio del rifiuto in ingresso dall'ambiente. Non sono, dunque, previsti impianti di combustione.

Una soluzione innovativa, benchmark per il mercato italiano
Le tecnologie utilizzate nell'impianto sono frutto di ricerche, studi e gare europee che hanno portato a selezionare il meglio di ciò che oggi è sul mercato. Il progetto sta già diventando un benchmark per il mercato italiano e sarà sicuramente di indirizzo per il paese. Non dimentichiamo che è attesa entro l'estate la nuova normativa nazionale che promuoverà questa tipologia di impianti in quanto fonte di energie rinnovabili, incentivando in particolare la produzione di biometano a uso autotrazione, una normativa che darà certamente ulteriore impulso a progetti come questo. "La sostenibilità ambientale e l'economia circolare sono tra i principali filoni nei quali si concentrano le politiche innovative di Hera, con l'obiettivo di valorizzare, traendone il massimo beneficio, gli scarti e i rifiuti" commenta Tomaso Tommasi di Vignano, Presidente Esecutivo del Gruppo Hera. "Per questo stiamo lavorando a vari progetti e il più importante è l'impianto di biometano di S. Agata Bolognese, che rappresenta anche la risposta concreta al bisogno di trattamento dei crescenti volumi di rifiuti raccolti in modo differenziato e alla esigenza di contribuire al miglioramento della qualità dell'aria e dell'impronta di carbonio. Il progetto è in linea con i nuovi indirizzi contenuti nel pacchetto "Clean energy for all" della Commissione europea sia su efficienza energetica, per ridurre il consumo di fonti fossili, sia su produzione di biocarburanti di seconda generazione, fra cui il biometano, provenienti da rifiuti invece che da prodotti coltivati. Inoltre stiamo già studiando processi innovativi per valorizzare altre filiere, quali i fanghi da depurazione e le potature, per ottenere combustibili di nuova generazione".