Economia Circolare: la Regione Campania

La Regione CAMPANIA ed il suo Piano Regionale di Rifiuti


In tema di economia circolare anche in Campania sono state introdotte delle "Norme di attuazione della disciplina europea e nazionale in materia di rifiuti" con la Legge Regionale 26 maggio 2016, n. 14 modificata recentemente con la Legge regionale 8 agosto 2018, n. 2, che fa propri i principi di economia circolare.
Difatti l'Art. 2 afferma: "La Regione Campania riconosce la validità dei principi dell'economia circolare, per cui i rifiuti di un processo di produzione e consumo circolano come nuovo ingresso nello stesso o in un differente processo dando vita ad un nuovo modello di produzione e consumo che mira alla eliminazione dei rifiuti, attraverso una progettazione innovativa di alto livello di materiali, riutilizzo delle merci, ricondizionamento del prodotto, rigenerazione dei componenti."
Principi ed obiettivi assolutamente in linea che prevedono anche la loro attuazione, con le misure e le azioni come si evince dall'Art. 3 :" La Regione Campania persegue attraverso azioni concrete la realizzazione di un modello di economia circolare e sostiene, anche con criteri premiali nell'assegnazione di risorse europee, statali e regionali, la ricerca scientifica volta alla progettazione e produzione di beni riutilizzabili, riparabili e riciclabili e la ricerca su materiali utilizzati nei cicli produttivi al fine di minimizzare gli effetti ambientali della loro produzione e della loro gestione post consumo, contribuendo ad incentivare la riduzione dell'uso di materie prime vergini e il mantenimento delle risorse all'interno del ciclo produttivo il più a lungo possibile, per offrire ai consumatori prodotti durevoli ed innovativi in grado di generare risparmi e migliorare la qualità della vita.
A supporto del perseguimento degli obiettivi è stato istituito un Sistema regionale di informazione e di educazione alla sostenibilità ambientale della Regione Campania (SIESARC), indirizzato, coordinato e controllato dalla Regione. Un sistema articolato cui parteciperebbero oltre alla Regione, i Comuni e le loro forme associative, la locale agenzia di prevenzione e ambiente della Campania (ARPAC), gli enti di gestione delle aree protette e i rappresentanti delle principali associazioni ambientaliste presenti sul territorio. Delle iniziative, attività di questo sistema in tema di economia circolare non si trovano grandi evidenze.
Nella Regione, con le difficoltà connesse ad anni di gestione emergenziale e di commissariamento, opera la locale ARPAC svolgendo il suo ruolo istituzionale e di vigilanza, a supporto delle sue attività istituzionali è stato istituito dalla Regione l'apposito Osservatorio O.R.G.R. (Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti) , che ha introdotto e gestisce il programma web based ORSO, che coinvolge i diversi attori istituzionali compreso i Comuni, allo scopo di garantire costantemente un quadro conoscitivo dell'adeguamento e dell'aggiornamento dei dati relativi alla produzione e gestione dei rifiuti.
Andando oltre, per inquadrare l'attuale situazione in termini di riciclo, dagli ultimi dati ufficiali diffusi dagli enti istituzionali sulla " Produzione e raccolta differenziata dei rifiuti urbani nazionale e per macroarea geografica - 2016 (ISPRA)" emergono i risultati riportati in grafico.
La percentuale di raccolta differenziata pro-capite, calcolata sul totale dei rifiuti pro-capite, mostra medie delle province campane che sono prevalentemente positive, superiori alle medie Italia e Centro Italia per Caserta, Avellino, Salerno e Benevento, le ultime tre superiori anche alla media italiana e l'ultima (Benevento 70,9%) superiore perfino alla media Italia Nord, che è al primo posto tra le tre aree geografiche Nord-Centro-Sud. Fa eccezione Napoli (47,1%) che si pone all'ultimo posto in Campania ed al disotto anche della media del Centro Italia (48,6%).
Differenze di risultati notevoli, considerando che il territorio della provincia di Benevento è il più virtuoso dell'intero Meridione nella separazione degli scarti, che non si giustificano. La disparità di performance, è stata così spiegata dall'ing. Liliana Monaco, responsabile tecnico-amministrativo di Asia Benevento, la municipalizzata di igiene urbana del capoluogo sannita.
«Dalla mia esperienza ormai lunga sul territorio, risulta che nelle province di Avellino e Benevento e, in parte, in quella di Salerno, c'è una genuinità sociale che altrove in Campania è più difficile trovare».
I buoni risultati, però, rischiano di essere messi in crisi dalla carenza di impianti che obbligano a trasferimenti, quantomeno in altre province della Regione.
Da questi dati, che danno una visione certamente parziale, emerge comunque che i problemi in tema di economia circolare e di riciclo dei materiali in Campania risiedono principalmente altrove ed in altri meccanismi.
Focalizzando le tipologie di materiali, da tempo, a livello internazionale, al centro delle politiche di economia circolare ci sono i materiali utilizzati per gli imballaggi e gli stessi rifiuti di imballaggio. La loro rilevanza è testimoniata dai dati statistici e dall'attenzione della Commissione Europea che anche recentemente, con la direttiva (UE) 2018/852 del Consiglio del 30 maggio 2018, ha dedicato al tema rivedendo ed integrando la storica direttiva 94/62/CE.
Tra le diverse modifiche introdotte, all'Art.3, si fa riferimento a tipologie relativamente nuove e quantitativamente sempre più rilevanti, come:
- «imballaggio riutilizzabile»: un imballaggio concepito, progettato e immesso sul mercato per poter compiere, durante il suo ciclo di vita, molteplici spostamenti o rotazioni, in quanto è riempito nuovamente o riutilizzato con la stessa finalità per la quale è stato concepito;
- «imballaggio composito»: un imballaggio costituito da due o più strati di materiali diversi che non possono essere separati manualmente e formano una singola unità, composto da un recipiente interno e da un involucro esterno, e che è riempito, immagazzinato, trasportato e svuotato in quanto tale;
Sono tipologie di imballi largamente presenti nei materiali sui quali la direttiva UE pone i nuovi obiettivi minimi: riciclo di almeno il 65% in peso di tutti i materiali entro il 2025 e del 70% entro il 2030, con ambizioni particolari proprio per alcuni materiali come la carta. (Tab.1).
In effetti gli obiettivi ambiziosi sono alla portata dei i prodotti cartacei che sono una stereotipo rappresentativo dei principi dell'economia circolare: le fibre cellulosiche possono essere riciclate fino a sette volte. Un prodotto in carta e cartone, al termine del suo ciclo di vita, può rinascere in altre forme, senza produrre rifiuti ma diventando materia prima seconda, reintrodotto nel ciclo produttivo e contribuendo alla riduzione del consumo di risorse.
La carta, in alcuni ambiti, può rappresentare un'alternativa alla plastica, per utilizzi come imballaggio terziario, adibito a facilitare la movimentazione ed il trasporto di più unità di prodotti. Allo stesso modo può sostituire altri materiali con funzione di imballaggio secondario concepito per il suo utilizzo nei punti vendita all'utente finale. Non sempre può essere sostitutivo dell'imballaggio primario a causa di requisiti di permeabilità e repellenza e contatto con il prodotto, in particolare per alcune tipologie di alimenti.
Un utilizzo più diffuso, auspicabile, richiede una maggiore capacità di raccolta e riciclo, ed in effetti la raccolta differenziata della carta/cartone in Italia continua a crescere. La raccolta pro-capite risulta: (vedi Tab. 2).
Secondo il 23° rapporto Comieco, pubblicato a Luglio 2018, nel 2017 sono state raccolte quasi 3,3 milioni di tonnellate di carta e cartone, oltre 54 kg/ab.
Con quasi 3,3 milioni di tonnellate di materiale cellulosico raccolto dai Comuni (+52.600 tonnellate rispetto all'anno precedente) e un pro-capite che supera i 54 kg/abitante, la raccolta differenziata di carta e cartone in Italia nel 2017 è cresciuta del 1,6% rispetto al 2016, Il Sud Italia ha fatto registrare un +6,1% riducendo il divario esistente.
L'Italia è un paese povero di materie prime ed anche di boschi per l'industria cartaria, che da sempre ha fatto un ricorso massiccio al macero per alimentare i processi produttivi, difatti con 10 tonnellate di macero riciclate al minuto l'Italia si conferma leader in Europa per il riciclo di carta e cartone.
Per una visione d'assieme più generale bisogna avere un idea dei flussi di materiali a livello internazionale: l'indicatore relativo al commercio di rifiuti riciclabili segnala che l'UE è un esportatore netto di diversi importanti rifiuti riciclabili quali plastica, carta e cartone, ferro e acciaio, rame, alluminio e nichel.
Il macero della raccolta differenziata normalmente raggiunge le piattaforme di selezione, dove viene pressato e imballato e immesso sul mercato come materia prima seconda.
In Italia le piattaforme in convenzione con Comieco, in base agli accordi con i comuni, distribuiscono il macero alle cartiere, in base alla loro dislocazione sul territorio. La parte residuale del macero, proveniente dai circuiti di raccolta privati, viene immessa sul mercato nazionale e internazionale.
Tra i maggiori Paesi compratori c'è la Cina, che per lungo tempo è stato il principale mercato di sbocco per il macero italiano.
A causa di ciò, l'Italia per anni ha vissuto il paradosso per cui migliaia di tonnellate di carta da macero finivano all'estero mentre, nel contempo, migliaia di tonnellate di carta venivano importate per soddisfare la richiesta delle cartiere italiane, con impatti fortemente negativi sull'ambiente. Un equilibrio certamente non in linea con i principi di economia circolare.
Riciclare in prossimità è di fondamentale importanza per ridurre le emissioni di CO2 e contribuire alla crescita dell'economia locale.
Nell'ultimo periodo lo scenario è cambiato. La Cina ha improvvisamente ridotto le importazioni, innalzando gli standard qualitativi per l'accettazione del materiale. Questo ha generato un surplus di macero e un crollo dei prezzi, innescando problematiche di altra natura, legati principalmente alle difficoltà di stoccaggio e gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti
Gli obiettivi ambiziosi della CE come quello fissato entro il 2035, ad esempio del raggiungimento di un tasso di riciclo di imballaggi cellulosici dell'85% sembra perseguibile, considerando che ad oggi il tasso di riciclo è poco sotto l'80%.
Tra i principi dell'economia circolare un ruolo di primo piano è nell'integrazione sul territorio delle attività produttive, nelle sinergie che si possono innescare nella filiera e nella supply chain dei prodotti. Nessun soggetto può fare da solo, in questo senso una tipica integrazione è nelle organizzazioni a Rete, forma organizzativa snella introdotta nell'ultimo decennio nella legislazione che consente aggregazioni di imprese e soggetti funzionali ad un progetto/obiettivo comune.
Questo modello organizzativo è stato ben utilizzato in Campania con la creazione della Rete 100 % Campania, costituita proprio nella filiera della carta e cartone.
Si tratta di una rete di sei imprese dedicata al packaging sostenibile, che promuove il principio del riciclo di prossimità, con l'obiettivo di valorizzare le materie prime seconde a base cellulosiche e inserirle in un processo virtuoso che da uno scarto genera nuovi prodotti, con benefici ambientali e creazione di valore per il territorio.
La rete, difatti, gestisce una piattaforma di raccolta carta da macero e cartiera, produce carte per ondulatori, imballaggi e fogli in cartone ondulato, da cui produce con attività di cartotecnica imballaggi, packaging sostenibile, mobili, espositori e allestimenti in cartone ondulato. Infine fornisce consulenza e servizi per lo sviluppo sostenibile e la carbon footprinting.
Le aziende della rete hanno obiettivi di sostenibilità anche interni: misurano l'impatto ambientale delle proprie produzioni e si impegnano a ridurlo, pubblicano il bilancio sociale e si sono sottoposte alle verifiche per ottenere il rating di legalità.
Una tipicità degli output sviluppati dalla Rete sono i "progetti di closed loop supply chain", distintivi per la loro rilevanza in termini di economia circolare.
Questi progetti consistono nel ritiro degli scarti di carta e cartone presenti negli stabilimenti dei clienti, aziende clienti, e nella trasformazione del materiale ritirato in nuovi prodotti in cartone ondulato che ritornano ai clienti stessi.
Questo tipo di progetti presenta dei vantaggi tipici di economia circolare:
- la materia prima seconda (il macero) non viene più immesso semplicemente sul mercato, con possibilità di essere venduto anche all'estero, ma destinato ad un processo di riciclo locale che crea valore dal territorio per il territorio, ottimizzando e riducendo risorse, costi, impatti ambientali locali e non.
- Si realizza pienamente ed effettivamente il principio del Riciclo di Prossimità.
- Ambiente: l'intero ciclo di produzione è certificato FSC, il sistema di certificazione che consente al consumatore finale di riconoscere i prodotti fabbricati con materie prime che vengono da foreste gestite in modo responsabile o da macero post consumo della raccolta differenziata.
L'impatto ambientale del ciclo di vita delle scatole è certificato mediante (EPD): è la prima scatola di cartone sottoposta ad un "life cycle assessment"(LCA), uno studio che ne valuta e fornisce gli impatti ambientali durante tutto il suo ciclo di vita, dalla culla alla culla. Rispetto alla produzione di scatole in fibra vergine si risparmia il 35% di energia e l'85% di acqua. Inoltre, attraverso il life cycle assessment è possibile comunicare al consumatore l'esatta "carbon footprint" della scatola, cioè quanta CO2 è associata ad essa, dalla produzione iniziale fino al termine del suo utilizzo.
La carbon footprint di GreenBoxX® è di 991 g di CO2 per ogni chilogrammo di cartone.
In questo percorso di crescita Sabox ha scelto il Bilancio Sociale come strumento di rendicontazione e comunicazione, un mezzo per informare gli stakeholder su ciò che l'azienda ha realizzato, sulle risorse che ha impiegato e sui risultati conseguiti.
Il GreenProject ha portato ad una progressiva crescita dell'azienda, creando i presupposti per la nascita di nuove opportunità di mercato e differenziazione del prodotto.
Dall'esperienza di Sabox sono nate due nuove aziende, Formaperta Srl e Greener Italia Srl, che realizzano prodotti in cartone ondulato per applicazioni diverse, non connesse al packaging.
Formaperta precisamente produce: Espositori, P.O.P., Complementi d'arredo (tavoli, sedie, librerie), Pop Displays, Materiali per allestimenti fieristici, Vetrine, Temporary shop.


Qualche numero della Rete: 380 dipendenti, 125.000.000 e di fatturato, 150.000ton/anno capacità produttiva.
Il capofila e promotore della Rete, nella quale molte energie e risorse ha immesso il presidente Aldo Savarese, è la Sabox srl, azienda storica campana che opera nel packaging alimentare. Il principale progetto realizzato in tema di economia circolare è una scatola in cartone ondulato destinata al packaging secondario di prodotti vari, prevalentemente alimentari. Nasce dal macero della raccolta differenziata dei comuni campani e rappresenta un esempio concreto di attuazione del principio di riciclo di prossimità.