Goccia dopo goccia: gli oli minerali usati

Il Conou dal 1984 è il Consorzio che si occupa della raccolta e rigenerazione degli oli minerali, in pratica quelli che officine e fabbriche, con motori e impianti utilizzano per la lubrificazione e che, dopo l'uso, diventano inidonei alla funzione e si trasformano in un rifiuto pericoloso

Al Consorzio partecipano circa 1000 aziende; in gran parte quelle che, immettendo al consumo lubrificanti, sono tenute a finanziare il Consorzio stesso con il contributo ambientale; vi partecipano poi una sessantina di imprese (fra cui due di Rigenerazione) che si occupano di raccogliere a titolo gratuito l'olio usato ovunque in Italia (oltre 100.000 punti di raccolta) e riportarlo a nuova vita rigenerandolo.
Qualche dato: quasi 200.000 tonnellate di olio usato raccolto in un anno (tutto quello che c'è), per il 98% rigenerato e destinato a una nuova vita con qualità equivalente agli altri oli sul mercato; insomma, una circolarità perfetta e completa che non ha eguali (p.es. la circolarità media UE senza l'Italia è prossima al 50%).

La storia di questi 40 anni è una storia di sfide che si sono succedute negli anni;
dalla organizzazione di una squadra di aziende di raccolta, inizialmente piccole imprese, via via cresciute col Consorzio adeguandosi a standard operativi, tecnici, ambientali ed etici crescenti per raggiungere un livello sostanzialmente totale di raccolta nel Paese, trasformandosi in imprese evolute, con impianti, tecnologie, risorse umane di qualità;
alla evoluzione, supportata e assistita dal Consorzio, degli impianti delle 3 raffinerie di olio usato finalizzata a conseguire sempre migliore capacità di lavorare anche oli usati particolarmente inquinati, adeguandosi, nel contempo, alla qualità crescente dei lubrificanti vergini da petrolio;
all'intenso lavoro sulla gestione della qualità degli oli usati che ha consentito di passare da circa il 20% di oli destinati alla combustione perché non trattabili a meno del 2%, superando, peraltro, l'ondata di inquinamento derivata dal bando del famigerato PCB (un olio industriale la cui produzione nel mondo fu fermata per cancerogenicità all'inizio degli anni '80 ma che ha continuato, e in piccola parte continua, a trovarsi nella raccolta degli oli usati) e quello da Silicio (derivante dalle lavorazioni di leghe leggere in continua crescita);
all'utilizzo antesignano di uno standard di "end of waste" grazie a una Tabella di qualità ambientale di un decreto del 2007 che fissò, prima nella nostra storia, cosa si doveva intendere per olio rigenerato ovvero per non considerare più l'usato un rifiuto, garantendo l'assenza di inquinanti pericolosi;
alla capacità di affrontare, come fatto negli ultimi periodi, la lotta alla, pur limitata, evasione dal contributo ambientale, fonte unica di risorse per l'attività consortile ma anche garanzia di perequazione e parità di condizioni fra tutti coloro che operano nel mercato dei lubrificanti e devono assolvere ai loro obblighi verso l'ambiente;
al mantenimento della natura "etica" di Consorzio senza fine di lucro, senza obiettivi di profitto ma certamente di efficienza e, in primis, di Ambiente;
alla costruzione di una compagine consortile ben bilanciata, con ogni attività (produttori, immissori al consumo, raccoglitori e rigeneratori) pariteticamente rappresentata e garantita nell'Assemblea sovrana;
da ultimo al mantenimento, non per vincolo legale ma, nonostante le norme in favore della proliferazione dei consorzi, del ruolo di Consorzio unico, in virtù dell'efficacia operativa e ambientale dimostrate, della gestione equa, della capacità di supportare la filiera nelle crisi (vedi il COVID) senza interrompere la Circolarità, della Eccellenza in Europa confermata dai fatti.
Una storia positiva che ha già visto passare molte delle sfide che le varie filiere che sono emerse e continuano a emergere dalla crescente e, a volte confusa, esigenza di Circolarità stanno affrontando o affronteranno.

La Qualità del rifiuto, la sua gestione sono oggi onnipresenti sui tavoli dove si progetta la circolarità del domani, dove ci si chiede come garantire la segregazione e selezione necessarie; ogni giorno si propongono tabelle di specifiche per la definizione di un nuovo "end of Waste" di un nuovo tipo di rifiuto.
Di fatto l'Italia ha dimostrato all'Europa, fino a oggi, la sua capacità nell'affrontare queste sfide dell'Economia Circolare, mostrando la validità di quel "Modello Consorzio" di cui il Conou si vanta di essere non certo unico rappresentante ma eccellente capostipite.