L'Italia che Ricicla

Ruolo strategico e potenzialità del mercato del riciclo

Il riciclo dei rifiuti, oltre alla valenza che riveste per la transizione ecologica, assume un'importanza ancor più strategica per la resilienza del nostro sistema economico e sociale, soprattutto dopo il combinato disposto di crisi economica ed emergenza pandemica. In questo senso, il riciclo dei rifiuti dovrebbe diventare uno dei protagonisti del percorso di rilancio e transizione ecologica-energetica del Paese.
Il nuovo quadro europeo che promuove una trasformazione verso l'economia circolare e la sfida climatica ed ambientale a cui siamo chiamati rappresentano entrambe un'opportunità per un ulteriore salto nello sviluppo dell'industria del riciclo in Italia. Per tali ragioni, occorre creare un mercato e una cultura che valorizzino in maniera stabile e adeguata i materiali e i prodotti da riciclo, scoraggiando (per quanto possibile) il ricorso all'utilizzo delle MPV e premiando un settore industriale che ha già raggiunto importanti risultati.

Tema che appare oggi strategico per la ripartenza dell'economia mondiale per via dell'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime che sta generando situazioni di grave crisi negli approvvigionamenti e spingendo pericolosamente la pressione sugli ecosistemi oltre i punti critici (i c.d. "tipping points") indicati dalla comunità scientifica internazionale. Il riciclo diventa, quindi, attività strategica per accrescere la resilienza economica del nostro Paese, tradizionalmente povero di materie prime e contribuire a ridurre la pressione sui sistemi naturali.Tale aspetto è sottolineato anche dalla direttiva quadro europea sui rifiuti che nella più ampia definizione di recupero pone l'accento sull'utilità del ruolo di "sostituzione" svolto dai rifiuti che, una volta sottoposti a trattamento, possono sostituire altri materiali che altrimenti sarebbero stati usati per lo stesso fine. L'Italia dispone dunque di filiere strategiche per rispondere alle sfide emergenti.

Frazione organica dei rifiuti
L'analisi dei prodotti generati dalla filiera del riciclo dei rifiuti a matrice organica ci restituisce per il 2020 un quadro complessivo composto da circa 2,18 milioni di tonnellate di compost e 370 milioni di metri cubi di biogas; questi ultimi sono stati a loro volta valorizzati mediante la produzione di circa 437,5 MWh di energia elettrica, 128,7 MWh di energia termica, e 93 milioni di metri cubi di biometano destinato all'autotrazione.
Se il mercato del biogas segue logiche dettate dagli orientamenti del governo relativi alla promozione delle energie rinnovabili, che stanno spingendo in particolare la produzione del biometano, più interessante e meno scontato è l'approfondimento sul compost, prodotto principale del riciclo dei rifiuti organici.

L'Ammendante Compostato Misto (ACM) è la principale tipologia di compost immesso nel mercato, con una produzione relativa che si attesta intorno al 55% della produzione totale, e un quantitativo pari a circa 1.200.000 tonnellate. L'Ammendante Compostato Verde (ACV) si attesta al 25%, con circa 550.000 tonnellate e l'Ammendante Compostato con Fanghi (ACF), con circa 430.000 tonnellate, occupa il 20% del mercato.

Andando a ripartire la produzione di compost in base alla tipologia di trattamento adottato, si rileva inoltre che il 65% deriva da processi di solo compostaggio ed il 35% da processi cosiddetti integrati di digestione anaerobica e post compostaggio.
Una recente indagine condotta dal CIC, attraverso il coinvolgimento dei propri associati, offre la rappresentazione di un mercato degli ammendanti compostati prevalentemente locale o regionale (tra il 78% e il 92% delle rispettive categorie), con una diffusione nazionale significativa, vicina al 20%, solo per l'ACV.

La recente congiuntura internazionale sta sostenendo la domanda nazionale sia di materie prime, tra cui il compost, che di energia, compresa quella proveniente dalla digestione anaerobica delle matrici organiche. Questa tendenza con ogni probabilità sarà destinata a durare nel tempo. Al di là delle contingenze internazionali, come per le altre frazioni da riciclo serve dare stabilità e certezza ai mercati di sbocco di tali prodotti, condizione imprescindibile per gli investimenti e l'efficacia delle stesse policy.
L'ambito di impiego degli ammendanti immessi in consumo dalle aziende dipende sensibilmente dalla tipologia di prodotto; se per l'ACF l'agricoltura di pieno campo rappresenta quasi il 95% del mercato, questa destinazione scende a poco più del 78% per l'ACM, che trova impieghi significativi nella produzione di terricci (9%) ed altri settori (13%). Per quanto riguarda l'ACV, l'agricoltura è sempre il principale sbocco, ma risulta inferiore degli altri due (62%); infatti, per questo ammendante la produzione di terricci (18%) e la manutenzione del verde (10%) sono due importanti sbocchi di mercato alternativi.
Considerando l'impiego del compost in agricoltura professionale si è voluto indagare sulle colture di destino degli ammendanti. La cerealicoltura risulta il settore principale, assorbendo il 58% dell'ammendante prodotto, mentre al secondo posto troviamo la frutticoltura, importante in particolare per quanto riguarda l'ACM (21%). Terzo settore rilevante, ancorché molto meno rappresentato dei precedenti, è l'orticoltura (3%).

Per il settore degli ammendanti compostati, è di particolare pregio la possibilità di trovare impiego nell'ambito dell'agricoltura biologica: il 43% circa dell'ammendante compostato misto (ACM) prodotto è registrato presso il MIIPAAF come consentito per l'utilizzo in agricoltura biologica, mentre il 43% è oggetto di doppia registrazione (biologico o convenzionale) e il 14% è registrato esclusivamente per l'agricoltura convenzionale. Per quanto riguarda l'ACV, il 40% circa è registrato come biologico, mentre il rimanente 60% è oggetto di doppia registrazione.

Le aziende impegnate nella filiera CIC non si limitano a garantire alla collettività un servizio di trattamento dei rifiuti, ma rappresentano delle vere e proprie realtà manifatturiere, che producono e immettono sul mercato dei prodotti fertilizzanti. La chiusura del ciclo dei rifiuti organici si compie quindi solamente con l'effettiva ed efficace collocazione delle oltre due milioni di tonnellate di ammendante compostato prodotte, sposandosi tra l'altro con altri due temi fondamentali per la transizione ecologica del Paese: il mantenimento (o ricostituzione) della fertilità dei suoli e la lotta ai cambiamenti climatici.

In generale gli operatori del settore giudicano positivamente la linea comunitaria di pubblicare la Comunicazione relativa alla Strategia Europea per la conservazione dei suoli1, la cui pubblicazione attendevano da anni, che contiene una serie di indicazioni sulla tutela del suolo, limitandone il consumo e incentivando azioni concrete per la sua conservazione. In sostanza, il testo della nuova Strategia Europea sui Suoli sottolinea i vantaggi legati al riciclo della materia organica - compost, digestato, fanghi di depurazione, letame trasformato e altri residui agricoli - come base per lo sviluppo di fertilizzanti naturali.
Adesso tocca ai Paesi membri dare concretezza all'iniziativa UE. Anche per l'Italia dovrebbe essere l'ennesima occasione per confermarsi Paese leader del riciclo in questo settore, trascinando anche gli altri Paesi membri verso politiche più efficaci per restituire fertilità organica ai terreni. A questo proposito si evidenzia come di recente il Piano Strategico Nazionale per la PAC abbia previsto benefici economici agli agricoltori che si impegneranno a migliorare le caratteristiche dei suoli agricoli mediante l'apporto o il mantenimento della sostanza organica anche con l'apporto di ammendanti compostati.

In linea con lo sviluppo del GPP e dei relativi CAM sulla promozione dei prodotti ecologici, compost compreso (che dal 2009 può fregiarsi della qualifica di "acquisto verde"), l'auspicio è che si dia ulteriore impulso all'impiego del compost nella gestione integrata del verde pubblico in aderenza agli orientamenti nazionali e comunitari. È dunque fondamentale che gli "acquisti verdi" (di cui gli ammendanti costituiscono solo un piccolo esempio) entrino a far parte in modo stabile delle forniture sia di beni sia di servizi della PA e che la domanda e l'offerta possano incontrarsi solo con prodotti di elevata e garantita qualità.
Incoraggiare e sostenere l'utilizzo di ammendanti compostati nella Pubblica Amministrazione è sempre stato considerato un elemento cruciale per la creazione di un mercato di tali prodotti derivati dal riciclo organico. Non dimentichiamo che la quasi totalità dei rifiuti organici compostati proviene dalle città, per cui il ritorno della sostanza organica in essi contenuta per le opere a verde pubblico rappresenterebbe la destinazione più logica, in coerenza con le politiche di economia circolare che prevedono la "chiusura del cerchio".

Nel complesso, è evidente che - accanto alla disponibilità quantitativa - la valorizzazione della FORSU passa anche attraverso il poter contare su volumi di rifiuto organico di qualità, senza i quali diminuiscono l'efficienza e l'efficacia del trattamento stesso, con la conseguenza di andare a ridurre i quantitativi riciclati e di dover sopportare maggiori costi. Un'evenienza, quest'ultima, che porrebbe un freno rilevante allo sviluppo dell'economia circolare e alla crescita dei tassi di riciclo. In tal senso, è fondamentale effettuare una costante attività di comunicazione a beneficio degli utenti del servizio, in un contesto geopolitico ed energetico ove il ruolo del recupero della FORSU può essere decisivo nel garantire approvvigionamenti energetici e di materiali, contribuendo alla sicurezza nazionale e all'indipendenza dall'import di materie prime e fonti di energia estere.

Tratto da "L'Italia che Ricicla 2022" realizzato da ASSOAMBIENTE - Associazione Imprese Servizi Ambientali in collaborazione con REF Ricerche e il patrocinio del "Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica", di "ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale" e "SNPA - Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente".