La plastica

La filiera di gestione del fine vita degli imballaggi in plastica nel 2021 ha registrato un incremento significativo delle quantità avviate a riciclo pari all'11,8% rispetto al 2020, arrivando a 1,2 Mt

La produzione di plastica in Italia
L'Italia è un grande trasformatore di materie plastiche. Nel 2020 le 5.000 aziende trasformatrici, che complessivamente danno lavoro a 110.000 addetti per un fatturato di circa 15 miliardi di euro, hanno lavorato circa 5,8 Mt di polimeri. Il settore della trasformazione è caratterizzato dalla presenza di molte piccole e medie aziende. La produzione nazionale di materie plastiche, pari a circa 2 Mt, principalmente poliolefine, prodotte da una cinquantina di aziende, non è in grado di soddisfare la domanda, per cui l'Italia è un importatore di materie plastiche vergini. Il numero di addetti è stimato in circa 7.500, per un fatturato di 8 miliardi di euro.

L'impiego di materie prime seconde
La transizione verso un'economia circolare e climaticamente neutra della plastica passa necessariamente attraverso l'incremento dell'utilizzo di materie plastiche di riciclo nella realizzazione di nuovi prodotti. Nel 2020, i manufatti in plastica prodotti in Europa avevano un contenuto riciclato post-consumo medio di circa l'8,5%, con un aumento di 1,3 punti percentuali rispetto al 2018.Il settore agricolo è quello che presenta la percentuale più alta di contenuto medio di plastica riciclata nei suoi prodotti (22,8%), seguito dal settore edile e delle costruzioni (16,5%).
Il settore degli imballaggi si limita al 6,6%, ma in termini assoluti è il principale consumatore di plastica riciclata, con circa 1,4 Mt, principalmente PET utilizzato per produrre bottiglie e vaschette. L'impiego di plastiche di riciclo mostra un trend in crescita: rispetto al 2018, le quantità di plastica riciclata utilizzate in imballaggi, edilizia e costruzioni, agricoltura e giardinaggio sono aumentate rispettivamente del 43, 15 e 3%.

La filiera del recupero degli imballaggi in plastica
In Italia la gestione dei rifiuti degli imballaggi in plastica è garantita da COREPLA, Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, a cui partecipa l'intera filiera industriale: produttori e trasformatori di materie plastiche per la fabbricazione di imballaggi, imprese utilizzatrici e recuperatori/riciclatori di rifiuti di imballaggi in plastica. Il Consorzio assicura il ritiro degli imballaggi in plastica raccolti in oltre il 90% dei Comuni italiani, garantendo l'avvio a riciclo e recupero del materiale raccolto.La legge prevede per i produttori di imballaggi anche alternative rispetto all'adesione ai Consorzi di filiera.

Esistono, a oggi, 3 Consorzi autonomi per la valorizzazione a riciclo di specifiche tipologie di imballaggi in plastica.
• P.A.R.I., sistema autonomo sviluppato da Aliplast S.p.A. per la gestione dei propri rifiuti di imballaggi flessibili in PE, ascrivibili al circuito Commerciale e Industriale.
• CO.N.I.P., sistema che si occupa di organizzare, garantire e promuovere la raccolta e il riciclaggio di casse e di pallet in plastica.
• CORIPET, sistema riguardante la gestione degli imballaggi in PET per liquidi alimentari.

I 25 anni di riciclo degli imballaggi in plastica
Tra il 1998 e il 2021 sono state avviate a riciclo dalla gestione consortile circa 17 Mt di rifiuti di imballaggio in plastica.
Al 2021 la percentuale di riciclo sull'immesso al consumo ha raggiunto il 56% (la media UE27 nel 2019, ultimo anno disponibile, è 41%), crescendo di 45 punti percentuali durante il periodo considerato.
Come si può osservare dalla Figura in alto la crescita della quantità di rifiuti di imballaggio in plastica avviata a operazioni di riciclo è stata costante durante i 25 anni, passando da 192 kt nel 1998 a 1.264 kt nel 2021.

L'immesso al consumo di imballaggi in plastica
La filiera degli imballaggi in plastica, con 2.274 kt di imballaggi immessi al consumo, registra nel 2021 un incremento del 3% sull'anno precedente, in gran parte dovuto alla ripresa dell'economia dopo la pandemia.Il dato complessivo di immesso al consumo valutato da CONAI è la somma dei quantitativi di competenza dei vari sistemi EPR - CO-REPLA (1.862 kt di imballaggi nelle diverse tipologie), CONIP (87 kt per le cassette e 6,6 kt per i pallet), CORIPET (192 kt di contenitori in PET idonei al contenimento di liquidi alimentari) e PARI (14,5 kt di film in PE), e della stima di quantità che possono afferire agli imballaggi in plastica (circa 38 kt), ma per le quali sono in corso approfondimenti.

Includono anche i quantitativi di imballaggi in bioplastica dichiarati da Biorepack (74 kt). Le materie plastiche sono utilizzate per la realizzazione di una grande varietà di imballaggi: flessibili (film estensibile, sacchetti, pellicole, poliaccoppiati a prevalenza plastica, shopper, ecc.), rigidi (bottiglie, flaconi, vaschette, barattoli, ecc.) e altri imballaggi di protezione e trasporto (pallet, cassette, casse, cestelli, fusti, secchi, sacconi, ecc.), questi ultimi destinati prevalentemente al canale Business to Business (B2B). Alcune tipologie di imballaggi B2B si prestano particolarmente al riutilizzo (casse, cassoni, cestelli, pallet) o alla rigenerazione (fusti e cisternette multimateriale), con evidenti benefici ambientali ed economici.

È infatti relativamente facile per queste tipologie di imballaggi creare circuiti di noleggio e riutilizzo, rispetto agli imballaggi destinati al circuito domestico (B2C) che hanno un utilizzo più disperso. Complessivamente, la composizione dell'immesso al consumo di imballaggi in plastica è rappresentata da imballaggi rigidi per il 56% e flessibili per il 44%. A livello di polimeri, il polietilene nelle sue varie forme (LDPE, LLDPE e HDPE) risulta essere quello di maggiore impiego, utilizzato prevalentemente per realizzare imballaggi flessibili, per i quali la sua quota di mercato supera il 70%. Considerevoli quantitativi di consumo si hanno anche per il PET, il polipropilene e il polistirene nelle sue varie forme (PS, XPS ed EPS), polimeri che viceversa si rivolgono soprattutto all'imballaggio rigido.

La raccolta dei rifiuti di imballaggio in plastica
Nel 2021 si conferma il trend di crescita della raccolta differenziata degli imballaggi in plastica di origine domestica e assimilati. La raccolta conferita ai Centri di selezione ammonta a 1.475 kt, con un aumento del 3% rispetto al 2020, il che porta l'Italia a stabilire un nuovo record in termini di quantità trattata, con una raccolta procapite media annua di 24,9 kg.

Il riciclo dei rifiuti di imballaggio in plastica
La filiera di gestione del fine vita degli imballaggi in plastica nel 2021 ha registrato un incremento significativo delle quantità avviate a riciclo pari all'11,8% rispetto al 2020, incremento che supera quello della raccolta e rappresenta la valorizzazione a riciclo del 55,6% degli imballaggi immessi al consumo, con quasi 1,2 Mt avviate a riciclo a valle dei processi di selezione. Cresce la quota di gestione consortile, che si attesta al 59,8%.
Analizzando la gestione consortile più nel dettaglio, a livello COREPLA si osserva una diminuzione dei flussi di flaconi di HDPE (73,8 kt) e di bottiglie in PET (159 kt) raccolti e avviati a riciclo. Nel secondo caso la diminuzione è legata al calo della quota di competenza COREPLA e all'aumento di quella CORIPET per questa tipologia di imballaggio, per effetto delle scelte delle aziende produttrici e utilizzatrici in materia di obblighi EPR. Sono invece in aumento i quantitativi di imballaggi flessibili in poliolefine (141,9 kt) e di imballaggi in PP (51,9 kt). Molto significativo è l'incremento dell'avvio a riciclo di plastiche miste (221,9 kt) con un +38% rispetto al 2020.

A tali flussi vanno poi a sommarsi i quantitativi a riciclo dei sistemi autonomi CONIP e PARI che rappresentano in tutto 81kt (il 6% del totale delle quantità avviate a riciclo dalla filiera) e, a partire dal 2021, del sistema CORIPET. Questo gestisce imballaggi in PET idonei al contenimento di liquidi alimentari e, per effetto dell'attribuzione proquota del flusso intercettato da raccolta differenziata urbana, avvia a riciclo un ulteriore 10%, pari a 121 kt a cui vanno a sommarsi 2 kt oggetto di raccolta selettiva tramite ecocompattatori.

Con riferimento all'andamento dell'attività di riciclo dei sistemi autonomi riconosciuti, si rileva quanto segue.
• Il sistema PARI: dichiara il raggiungimento del 100% di avvio a riciclo per il film in PE che fa capo al sistema. Tale percentuale deriva dal cambio del metodo di misurazione dei risultati del sistema per effetto del passaggio dal concetto di rifiuti "propri" al concetto di rifiuti "equivalenti" sulla base dell'art. 221 T.U.A. come modificato dal D.Lgs. 116/2020.
• CONIP (casse): nel 2021 raggiunge quota 64,6 kt di cassette - in plastica avviate a riciclo, portando così le performance di riciclo del consorzio al 74% dell'immesso al consumo.
• CONIP (pallet): il riciclo per il 2021 arriva a 2,2 kt, corrispondenti a una diminuzione del 16% rispetto al 2020, in linea con le restrizioni intercorse durante l'anno. Trattandosi di un modello di gestione a ciclo chiuso il dato di immesso a consumo è interdipendente con quello di riciclo.

Il recupero energetico dei rifiuti di imballaggio in plastica
La gestione dei residui derivanti dalle attività di selezione degli imballaggi in plastica, il cosiddetto PLASMIX, negli ultimi cinque anni è stata caratterizzata da una contrazione degli spazi disponibili a recupero energetico presso i termovalorizzatori e da un contemporaneo incremento dei volumi avviati a cementificio, previa trasformazione del rifiuto in combustibile alternativo (Combustibile Solido Secondario - CSS) in impianti autorizzati. La contrazione dei volumi presso i termovalorizzatori trova spiegazione nella continua necessità di dare supporto alle aree in emergenza, oltre che nella bassa compatibilità tecnica che il PLASMIX ha con le tecnologie di termovalorizzazione a oggi installate sul territorio, ottimizzate per il rifiuto urbano indifferenziato, che ha un potere calorifico inferiore a quello del PLASMIX. Un quantitativo non trascurabile di PLASMIX è stato avviato in discarica, in particolare in quelle regioni in cui la presenza di strutture impiantistiche è insufficiente addirittura assente; tuttavia tali quantitativi sono in costante calo visto l'incremento degli spazi a recupero sul territorio nazionale e la parziale chiusura degli spazi in discarica ai rifiuti speciali.

In analogia con quanto fatto negli ultimi anni, per reagire al rialzo dei prezzi del mercato e per aumentare le possibilità di sbocchi a recupero energetico dove far confluire il PLASMIX, nel 2021 è proseguita l'intensa attività commerciale presso i cementifici/recuperatori esteri operanti, ad esempio in Germania, Austria, Grecia e Slovenia. Il materiale avviato da COREPLA a recupero è stato destinato per l'85,8% a cementifici (47,3% in Italia e 38,5% all'estero) e per il restante 14,2% ha trovato spazio presso termovalorizzatori efficienti.

Già negli ultimi anni si è assistito a importanti aumenti delle quantità di PLASMIX avviate a recupero energetico attraverso l'impiego nella produzione di combustibile solido secondario utilizzato in co-combustione in cementerie sia nazionali che estere fino ad attestarsi a circa l'85% del recupero energetico totale nel corso del 2021; in particolare si è avuto un notevole incremento dell'utilizzo di CSS-C nelle cementerie nazionali, triplicato negli ultimi tre anni. Una caratteristica fondamentale del CSS-C è di essere un combustibile a tutti gli effetti e non più un rifiuto. Le lavorazioni a cui è stato sottoposto e la conformità alle norme nazionali ed europee, tra le quali il regolamento REACh, permettono la cessazione dello stato di rifiuto (End of Waste - EoW) e quindi ne rendono possibile l'impiego in situazioni in cui la gestione di un rifiuto risulterebbe complessa. Nel 2021 il 9% del PLASMIX è stato preparato per la produzione di CSS-C e avviato a cementerie italiane. Considerando l'attuale crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina, i recenti interventi legislativi (DL 77/2021) atti a semplificare gli iter autorizzativi per l'utilizzo del CSS-C, e la volontà del comparto dei produttori di cemento di ridurre fino ad azzerare nel 2050 le emissioni in atmosfera di CO2, anche attraverso l'incremento dell'utilizzo dei combustibili alternativi in sostituzione di quelli fossili, è preventivabile un ulteriore aumento dell'utilizzo di CSS e CSS-C nel medio periodo.

Le potenzialità e le problematiche di filiera
Per la filiera degli imballaggi in plastica il primo nuovo obiettivo di riciclo da raggiungersi nel 2025 è fissato al 50%, mentre il nuovo metodo di calcolo si applica a partire dalla rendicontazione relativa all'anno solare 2020. L'introduzione del nuovo punto di calcolo dell'obiettivo di riciclo, collocato più a valle del precedente, rende il raggiungimento degli obiettivi ancora più sfidante. Nella maggior parte degli impianti di riciclo meccanico degli imballaggi in plastica, il nuovo punto di calcolo non corrisponde a un punto fisico in corrispondenza del quale è possibile effettuare una quantificazione. Inoltre si deve tenere conto del fatto che gli impianti di riciclo non sempre vengono alimentati con una sola tipologia di materiale. Più spesso si fanno miscelazioni di materiali diversi (ad esempio film da selezione di rifiuti domestici e da recupero di telo agricolo) e di provenienza diversa (ad esempio da Paesi diversi). Oppure, come è il caso dei tappi per le bottiglie di PET, le scaglie di tappi allontanate durante il lavaggio per il riciclo del PET non vengono smaltite come rifiuto, ma separate e riciclate su un impianto dedicato.

I punti di misurazione per il calcolo dell'obiettivo individuati dal legislatore europeo sono due: in ingresso all'impianto di riciclo e in uscita dall'operazione di riciclo. In entrambi i casi la metodologia dovrà prevedere "aggiustamenti" per tenere conto delle perdite dovute a operazioni di cernita preliminari, scarti di processo e perdite fisiologiche. Il calcolo fatto misurando il materiale in ingresso all'impianto dovrà tenere conto della resa del processo, cioè di tutti gli scarti allontanati prima dell'ingresso all'operazione finale di riciclo, mentre il calcolo effettuato misurando la materia prima seconda in uscita dovrà tenere conto delle perdite di estrusione, cioè a valle dell'operazione finale, e di tutti quei flussi di materiali rimossi prima del punto di calcolo per essere riciclati in altri impianti. Per raggiungere i nuovi obiettivi di riciclo sarà comunque necessaria una crescita dei quantitativi di imballaggi conferiti nella raccolta differenziata urbana e attraverso raccolte selettive dedicate, un incremento dei rifiuti selezionati per il successivo avvio a riciclo e lo sviluppo di nuove forme di riciclo da affiancare a quello "tradizionale".

Secondo COREPLA, nel corso del 2021 due sono state le dinamiche che maggiormente faranno sentire i loro effetti anche nei prossimi anni: una interna, l'altra di contesto. Dal lato interno, i polimeri venduti all'asta hanno sperimentato una fortissima ascesa della domanda con il conseguente raggiungimento di prezzi mai visti in precedenza, mentre per i polimeri ceduti a fronte di corrispettivo di riciclo, pur incontrando una buona domanda, non si è avuta una significativa diminuzione dei corrispettivi erogati. La variabile di contesto che ha avuto un impatto non marginale è invece dovuta a interventi di tipo normativo: le restrizioni alle spedizioni di rifiuti introdotte dalla Convenzione di Basilea, la revisione del regolamento europeo relativo alla spedizione dei rifiuti e le relative linee guida. L'effetto congiunto ha fatto sì che per i prodotti venduti all'asta vi è stata una espansione commerciale, mentre per i prodotti soggetti a corrispettivo la ricerca di nuovi clienti su nuovi mercati è risultata fortemente ostacolata dalla maggiore complessità del processo di esportazione. Tanto per fare un esempio, il canale aperto con la Turchia è stato momentaneamente accantonato. Scendendo in maggiore dettaglio, a spingere la domanda tumultuosa di alcuni polimeri ha contribuito la confluenza di più fattori tra loro interdipendenti: tra i principali, la ripresa delle attività produttive dopo il lock-down, l'aumento dei prezzi dei polimeri vergini, la maggiore sensibilità da parte dei brand owner a utilizzare plastica riciclata, i reindirizzamenti produttivi in vista dell'entrata in vigore della direttiva europea sulle plastiche monouso (direttiva SUP) e della Plastic Tax.

Se alcuni effetti di queste variabili potranno esaurirsi nel breve periodo, in particolar modo quelli legati a variabili geopolitiche e speculative, altri tenderanno a divenire strutturali, in particolare le normative sull'export dei rifiuti. Inoltre non è da sottovalutare l'impatto che la progressiva entrata in vigore delle misure previste dalla Direttiva SUP, in particolare le restrizioni e gli obiettivi di riduzione, e la revisione in corso della Direttiva europea sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWD) potranno avere sulle scelte delle aziende relativamente all'utilizzo di imballaggi in plastica. Purtroppo i fattori che hanno trainato la domanda hanno avuto un impatto marginale sui prodotti che pesano sulle voci di costo. Emerge ancora una volta la necessità per il nostro Paese di affrontare la sfida relativa al potenziamento della capacità di riciclo, che va però accompagnata dalla crescita della domanda di plastica riciclata ottenuta dal riciclo degli imballaggi in plastica, in una logica di economia circolare.
I rifiuti in plastica nel PNGR
Secondo il Programma nazionale di gestione dei rifiuti (PNGR), attualmente la raccolta diffe- renziata dei rifiuti plastici si concentra, come previsto dalla normativa sia europea che nazionale, sulla sola frazione di imballaggio.

Per gli imballaggi in plastica l'Italia non raggiunge gli obiettivi minimi di riciclaggio definiti dall'Europa. La Direttiva 2018/852/UE, attuata con D.Lgs. n. 116/2020, che ha modificato l'Allegato E, Parte IV, del D.Lgs. n. 152/2006, prevede che debba essere riciclato relativamente agli imballaggi in plastica il 50% in termini di peso entro e non oltre il 31 dicembre 2025 e almeno il 55% entro il 31 dicembre 2030. Inoltre, la Direttiva 2019/904/UE (Single use plastics), attuata con il D.Lgs. n. 196 del 2021, stabilisce che i Paesi membri adottino le misure necessarie ad assicurare la raccolta differenziata per il riciclaggio di prodotti in plastica monouso elencati nella Parte F, dell'Allegato (dir.), pari al 77% in peso, immessi sul mercato in un determinato anno entro il 2025, ed entro il 2029 il 90% degli stessi. Con l'applicazione della nuova metodologia di calcolo (decisione 2019/665/UE) per la verifica del raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio, è attesa una perdita di qualche punto percentuale, poiché si stima una maggiore incidenza della nuova valutazione degli scarti sulla percentuale di riciclaggio.

Elemento di criticità nell'ambito della plastica è il Plasmix, ossia l'insieme dei rifiuti misti di plastica che derivano dal riciclaggio meccanico degli imballaggi, caratterizzato da estrema eterogeneità. Attualmente le opzioni di riciclaggio del Plasmix sono limitate: viene infatti generalmente avviato a recupero energetico e, in parte residuale, a smaltimento in discarica.
Un'evoluzione futura del settore riguarda la possibilità di utilizzare le tecnologie di riciclo chimico, che consentono di trasformare il Plasmix in nuovi materiali utilizzabili come base per la sintesi di numerosi composti, oppure come vettori ad alto contenuto energetico.
Appare rilevante considerare l'applicazione di tecnologie innovative di riciclaggio delle frazioni di scarto (ad esempio, mediante processi di riciclaggio chimico per le frazioni non rici- clabili meccanicamente e quindi destinate a discarica o termovalorizzazione).

Tratto da "Il Riciclo in Italia 2022" realizzato dalla "Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile" con il patrocinio del "Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica", di "ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale" e "SNPA - Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente".

 

 

 

 

 


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