Il valore intrinseco delle bonifiche

Si è svolta lo scorso febbraio a Brescia la XIII edizione del SiCon, il workshop dedicato alle tematiche del risanamento e della messa in sicurezza dei siti contaminati. Abbiamo intervistato il Professore Mentore Vaccari, direttore del CeRAR, con il quale abbiamo approfondito alcuni argomenti chiave affrontati durante l'evento


Tra il 9 e l'11 febbraio scorsi si è svolta, presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Brescia, la tredicesima edizione di "SiCon - Siti Contaminati", il workshop rivolto ai tecnici e agli operatori del settore delle bonifiche e del recupero e risanamento di siti contaminati in Italia. L'evento rappresenta un "unicum" a livello nazionale, in quanto focalizzato sulla presentazione di applicazioni e interventi a scala industriale e sul confronto e la partecipazione attiva delle aziende e dei tecnici stessi. Con l'aiuto del Professore Mentore Vaccari, direttore del CeRAR (Centro di ricerca "Risanamento Ambientale e Recupero di aree degradate e siti contaminati") abbiamo tracciato un bilancio complessivo dell'iniziativa e analizzato alcuni aspetti fondamentali emersi nel corso del workshop.

L'ultima edizione del SiCon a Brescia ha registrato un enorme successo. Quest'anno com'è stato accolto l'evento?

È andato ben oltre le nostre aspettative, abbiamo ospitato più di 250 iscritti tra relatori e uditori e anche la visita tecnica è andata molto bene, con circa 50 iscrizioni. L'evento è stato svolto in modalità ibrida, sia in presenza sia online, e inaspettatamente per il periodo è stata preponderante la presenza fisica. Questo per noi è stato molto positivo. Siamo molto soddisfatti del risultato, non solo per gli aspetti tecnici e di contenuto, ma anche per gli aspetti organizzativi, perché non ci aspettavamo assolutamente tutta questa partecipazione.

Come si configura attualmente lo stato delle attività di bonifica in Italia?

Ci sono diversi aspetti da prendere in considerazione, gli stessi che da anni sono sotto osservazione dal nostro Centro di Ricerca, il CeRAR. Innanzitutto, dal punto di vista tecnologico il quadro è molto promettente. Da tempo in Italia abbiamo tutte le tecnologie di bonifica convenzionali e diverse sono le applicazioni innovative e più sostenibili a scala industriale, ad esempio una serie di interventi in situ per bonificare i terreni o gli acquiferi contaminati senza emungere l'acqua o scavare il terreno. Si rileva una tendenza a spostarsi verso attività di questo tipo, ma bisogna anche constatare che dai dati aggiornati al 2020 del Piano Regionale di Bonifica della Regione Lombardia la fotografia risultante non è del tutto positiva, in quanto l'80%/90% degli interventi riguardanti i terreni contaminati si svolgono attraverso scavo e trasporto in discarica. Non si tratta di una bonifica vera e propria, perché viene sì recuperata l'area, ma non il terreno e il risultato è una perdita di risorsa. C'è ancora un forte ricorso a questo tipo di attività, sebbene al SiCon vengano presentate molte applicazioni interessanti e le tecnologie esistano e siano affidabili ed efficienti. Per quanto riguarda le falde, il quadro è senz'altro meno negativo: la tecnologia "pump & treat" è ancora ampiamente la più utilizzata, ma vengono impiegate anche altre tecniche come "air sparging" e "biosparging".

Parlando proprio di tecnologie, a livello di Ricerca e Sviluppo cosa si sta studiando/sperimentando?
Uno dei focus del SiCon riguarda proprio l'attività di ricerca svolta dai centri, volta a individuare soluzioni tecnologiche nuove oppure più performanti o meno impattanti. Uno dei progetti che abbiamo presentato, ad esempio, portato avanti dall'Università di Brescia insieme alla Bicocca di Milano ed Enea, riguarda l'utilizzo di scarti organici vitivinicoli per la produzione di biotensioattivi per il trattamento di terreni contaminati da idrocarburi. Si tratta di un'alternativa molto interessante e promettente, che permette di sostituire i tensioattivi tradizionali.

In cosa consiste il legame tra consumo di suolo e bonifiche/recupero di siti contaminati?

Gli interventi di bonifica in Italia vengono eseguiti, ma sono rallentati da una serie di ostacoli di natura prevalentemente giuridica e amministrativa. Le norme non sono sempre chiare, così come le procedure e, soprattutto nei comuni piccoli, non esistono delle competenze specifiche per questo settore. Oltre agli elevati costi da sostenere e ai tempi di intervento estremamente dilatati, inoltre, un altro aspetto da tenere in considerazione è il rapporto tra risanamento e pianificazione urbana, per cui in realtà le bonifiche possono essere viste come un mezzo per contribuire al contenimento del consumo di suolo vergine. Noi sosteniamo che esista un legame biunivoco in questo senso: le bonifiche aiutano a diminuire lo sfruttamento di suolo vergine e questa riduzione di consumo incentiva le attività di bonifica, attraverso una legislazione più snella e meno rigida di quella attuale. Per questo è fondamentale la creazione di strumenti normativi e di pianificazione precisi, che partano innanzitutto dalla chiarezza della destinazione d'uso dell'area bonificata e che prendano in considerazione tutti gli aspetti sia di natura ambientale che urbanistica. Come CeRAR stiamo cercando di fare tesoro di quanto emerso da questa sessione speciale del SiCon per cercare di individuare delle proposte concrete. Gli investitori, infatti, sono frenati dall'incertezza che gravita intorno alle due questioni di tempi e costi delle operazioni, con i primi che spaventano più dei secondi.

Quali sono le ricadute ambientali e socio-economiche che derivano dagli interventi di bonifica?

Su questo argomento abbiamo realizzato uno studio, anch'esso presentato durante il SiCon. La nostra riflessione di partenza ha riguardato gli importanti investimenti che richiedono questi tipi di interventi, come già accennato prima. Ma è vero anche che il non bonificare, il non intervenire ha un impatto sulla collettività. Se un sito è contaminato significa che c'è un rischio sanitario, ma non solo: l'impatto negativo avviene anche dal punto di vista dell'ambiente naturale e da quello fisico/psicologico dei cittadini che vivono nei pressi di queste aree. Abbiamo quindi cercato di fare una valutazione che stimasse quali sono i benefici per la collettività generati dagli interventi di bonifica, prendendo in esame il caso del Comparto Milano, una zona vicina al centro della città di Brescia bonificata tra il 2004 e il 2010. Attraverso un'analisi costi/benefici fatta a seguito dell'intervento, abbiamo stimato che, su 100 euro spesi in bonifica, la restituzione per la collettività è pari a circa il 40%. Questa restituzione si intende sotto forma di nuovi posti di lavoro, disponibilità di nuove aree verdi, di nuove infrastrutture, di maggiore benessere a livello sanitario e di salute dei cittadini. Lo studio evidenzia come gli interventi di riqualificazione e di bonifica non sono da considerare solo una necessità, ma anzi e soprattutto un'opportunità di beneficio sia per l'ambiente che per la società tutta.