Il “Bruco” che non si trasformerà mai in farfalla

Sono bastate due notti, invece delle quattro inizialmente ipotizzate, per demolire l'estrosa passerella pedonale di Genova che collegava, dall'inizio degli anni '90, i giardini di Piazza Verdi con la Corte Lambruschini sovrapassando Viale Emanuele Filiberto Duca d'Aosta. Chiusa da anni, e ormai simbolo di degrado, il "Bruco" è stato demolito lo scorso dicembre con piena soddisfazione da parte della stazione appaltante per la buona riuscita dei lavori grazie alla meticolosa ingegneria della Prandelli Santo srl di Brescia

Destinato ad accogliere 18.000 passanti al giorno proteggendoli da vento e pioggia, il cosiddetto "Bruco", passerella pedonale sopraelevata opera dell'architetto Piero Gambacciani, doveva essere il fiore all'occhiello del centro funzionale del quartiere della Foce, destinato, negli anni '90 quando è stato costruito, a dare un nuovo sviluppo alla città di Genova.
Nei fatti però la passerella è stata sempre poco utilizzata, divenendo ben presto ricovero di senzatetto e tossicodipendenti. Chiusa da anni, si parlava, già nel 2013, di una sua possibile demolizione sempre però rinviata. La necessità di promuovere interventi finalizzati a scongiurare nuove alluvioni ha fatto sì che anche la demolizione del "Bruco" rientrasse, quale opera complementare, fra quelle di messa in sicurezza del torrente Bisagno. Programmata per il prossimo aprile, è divenuta invece realtà lo scorso dicembre, poco prima di Natale.

L'azienda Itinera che si è aggiudicata l'appalto del Comune di Genova per il lotto 3 dei lavori di messa in sicurezza del Bisagno ha subappaltato le opere di demolizione alla Prandelli Santo srl, capogruppo mandataria dell'ATI costituita insieme a Vernazza Autogru, a cui sono spettate le opere di sollevamento e svaro del "Bruco".
Trovandosi in una zona nevralgica per il traffico genoano, a poca distanza dalla stazione di Brignole, e sovrapassando due carreggiate a ben tre corsie l'una, si è dovuto procedere alla sua demolizione in due nottate, chiudendo così una sola carreggiata alla volta.

Tra l'1.00 di sabato 10 e le 14.00 di domenica 11 dicembre è stata chiusa al traffico veicolare e pedonale la carreggiata in direzione "monte" di viale Duca d'Aosta, verso la stazione, per consentire la demolizione del tratto di "Bruco" lato della Corte Lambruschini (porzioni C e D della figura); mentre nella notte tra le 21.00 di lunedì 12 e le 7.00 di martedì 13 dicembre, è stato chiuso al traffico veicolare e pedonale viale Duca d'Aosta in direzione "mare", nonché inibito l'accesso al bar all'incrocio con via Cadorna, posizionato proprio sotto alla passerella, per demolire i restanti tratti A e B (fig.), lato Piazza Verdi.
Spettacolare il cantiere, reso ancora più suggestivo dal buio della notte squarciato solo dalla luce dalle torri faro di Itinera.
A demolizione avvenuta Prandelli Santo, responsabile tecnico e commerciale della Prandelli Santo srl di cui rappresenta la terza generazione, ci ha spiegato che: "La struttura metallica si componeva di quattro campate appoggiate su pile di calcestruzzo armato per un totale di 92 m; i profili di carpenteria erano in HEB 220 FE430 sigma 1900 daN/cmq, quindi carpenteria abbastanza standard, con connessioni eseguite mediante saldatura a completa penetrazione. La struttura portante per ogni campata - prosegue Prandelli - era costituita da due travi tipo Vierendeel alte 2,74 m, distanti 2,74 m, collegate da traversi superiori e inferiori e controventate nel piano orizzontale a livello dell'impalcato, realizzato con lamiera grecata e getto collaborante in calcestruzzo; mentre l'estremità della passerella lato corte Lambruschini era collegata alle strutture in cemento armato dell'edificio per mezzo di tiranti ed è risultata la più complicata da demolire".

Prima di procedere alla descrizione delle fasi di demolizione vere e proprie occorre precisare che a causa della sua collocazione e della conseguente impossibilità di chiudere entrambe le carreggiate non è stato possibile eseguire alcuna attività preparatoria all'infuori della rottura manuale (solo nei punti in cui il materiale non poteva arrecare danni a persone o cose, ossia nel tratto D, nel tratto A sopra il retro del bar e sopra l'aiola centrale spartitraffico) dei 20 cm di soletta, costituita da un cassero a perdere in lamiera e gettata di cemento con rete, che avrebbe precluso il taglio a cannello della struttura. Altra operazione preliminare è stata l'allestimento di un'area di cantiere proprio all'interno dell'aiola centrale spartitraffico (12 m x 15 m), di cui sono stati rimossi i cordoli, sbancata la terra e riportata della ghiaia naturale così da permettere all'autogru di posizionarsi esattamente nei punti tracciati dal topografo, in quanto, come sottolinea Prandelli Giuseppe, legale della Prandelli Santo srl: "La principale criticità che ha condizionato il modus operandi dell'intera demolizione è stata la presenza, al di sotto della sede stradale, di un tratto interrato del torrente Bisagno, specificità che ha costretto all'utilizzo di un'imponente autogru, una Terex Demag AC 800, fornita da Vernazza Autogru, da 800 tonnellate di portata e con apertura degli stabilizzatori di 12,36 m, poiché se si fosse utilizzata un'autogru qualsiasi piazzata nella posizione più comoda per il sollevamento, quindi al centro di ogni tratto di passerella, lo scarico del peso di ogni piede sarebbe finito direttamente sulla soletta che non avrebbe retto una simile portanza. Quindi - precisa Prandelli - si è dovuto optare per un'autogru di dimensioni maggiori al necessario proprio per sfruttare un'apertura degli stabilizzatori maggiore e tale da appoggiarsi sui muri perimetrali delle sezioni del Bisagno, qui diviso in varie canalizzazioni. In realtà - conclude - lo spazio tra un muro e l'altro era di circa 12,50 m e pertanto uno dei due piedi non cadeva proprio perfettamente sul pilastro ma, grazie all'uso di piastre di ripartizione doppie collocate sopra una lamiera di 2x6 m si è riusciti a scaricare il peso in maniera ottimale sul muro".

Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 61 del n. 1/2017 di Recycling...continua a leggere