Presso l'impianto Ambiente e Risorse a Broni (PV), il Gruppo RE2sources si occupa della produzione di biogas da FORSU e della bonifica dei terreni contaminati da idrocarburi adottando un approccio integrato che valorizza i rifiuti organici e riduce l'impatto ambientale. Un modello virtuoso che coniuga innovazione, economia circolare e sostenibilità
Non solo ridurre l'impatto ambientale dei materiali di scarto ma trasformarli in vere e proprie risorse. È il caso di RE2sources, il Gruppo che ha fatto dell'economia circolare la propria missione, sviluppando soluzioni innovative per dare nuovo valore ai rifiuti.
"Il nostro obiettivo non è semplicemente gestire i rifiuti, ma ridare valore a ciò che per altri è considerato uno scarto," ci ha raccontato Alessandro Massone, CEO di RE2sources. "RE2sources fonda la propria strategia su un principio chiave: operare a stretto contatto con il territorio per massimizzare l'efficienza della gestione dei rifiuti e generare valore per le comunità locali. L'azienda ha scelto di distribuire i propri impianti in diverse aree d'Italia, garantendo così un trattamento locale dei rifiuti che riduce drasticamente la necessità di trasporti a lunga distanza, con conseguenti benefici in termini di sostenibilità ambientale e contenimento delle emissioni. Questo approccio non è solo una scelta logistica, ma una vera e propria filosofia aziendale. Operare localmente significa creare un sistema virtuoso in cui i rifiuti prodotti in un'area vengono trasformati in nuove risorse direttamente sul territorio, favorendo un ciclo chiuso che restituisce valore alla comunità. Inoltre, questa vicinanza permette di instaurare collaborazioni strategiche con imprese locali, enti pubblici e realtà produttive, sviluppando soluzioni su misura per le specifiche esigenze del territorio e contribuendo alla crescita di un'economia circolare sempre più radicata e sostenibile".
La forza di RE2sources risiede, difatti, nella sua rete di impianti tra cui: due in Lazio utilizzati per la produzione di biometano; uno a Calimera in provincia di Lecce dotato di un sistema di digestione anaerobica Plug Flow; il quarto in Sardegna dedicato ai sottoprodotti di origine animale, fondamentale per la gestione sostenibile della filiera ovi-caprina; e ancora un impianto da 54.000 tonnellate in provincia di Udine ancora in costruzione e frutto dalla concessione da parte di NET, società che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti a Udine e in altri 56 Comuni del Friuli Venezia Giulia; per ultimo l'impianto Ambiente e Risorse, situato a Broni, in provincia di Pavia, che abbiamo avuto l'opportunità di vistare in compagnia proprio di Alessandro Massone.
All'interno di questo impianto all'avanguardia vengono integrate due attività fondamentali: la produzione di biogas da rifiuti organici (FORSU) e il trattamento dei terreni contaminati da idrocarburi. Con una capacità complessiva di 70.000 tonnellate all'anno, l'impianto è in grado di trattare 40.000 tonnellate di frazione organica, contribuendo alla produzione di energia rinnovabile, e 30.000 tonnellate di terreni inquinati, restituendoli al loro utilizzo in totale sicurezza.
Per quello che concerne la produzione di energia rinnovabile l'impianto è dotato di tecnologie avanzate che consentono di trasformare i rifiuti organici in energia. Il processo inizia con una selezione accurata della FORSU, per eliminare eventuali materiali non compostabili, quali metalli e plastiche, e migliorare l'efficienza del trattamento. Successivamente, la biomassa viene destinata all'impianto di digestione anaerobica, attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, un sistema naturale che, in assenza di ossigeno, consente di produrre biogas ricco di metano che viene poi inviato a un sistema di upgrading a membrane. Una volta prodotto, il gas è finalmente pronto per essere immesso nella rete di distribuzione locale. Al termine del processo, inoltre, il residuo organico viene trasformato in carbonato di defecazione, un fertilizzante naturale utile per l'agricoltura e al quale viene riconosciuta una qualità nettamente superiore al prodotto generato da impianti di solo compostaggio aerobico.
All'interno dell'impianto è presente anche un sistema che permette il recupero della CO2 scartata durante il processo di upgrading.
La CO2 viene infatti catturata e trasportata in un impianto di produzione di CO2 liquida. Una volta liquefatta, la CO2 viene suddivisa in due flussi principali: una parte viene venduta come CO2 tecnica per applicazioni industriali e una parte viene impiegata nella linea di produzione del carbonato di calcio. Tale end-of-waste è ottenuto dosando al digestato solido, appunto, anidride carbonica e ossido di calcio; in tale modo, si valorizza un rifiuto (i.e., il digestato) trasformandolo in un prodotto utile alla correzione del pH dei terreni agricoli. Così facendo, si offre una valida alternativa al tradizionale riutilizzo del digestato. Questo approccio consente di ridurre ulteriormente l'impatto ambientale, chiudendo il ciclo del carbonio in modo sostenibile.
Oltre alla gestione dei rifiuti organici, l'impianto di Broni si distingue per la sua attività di biorisanamento dei terreni contaminati da idrocarburi e altre sostanze nocive, un'attività che svolge un ruolo cruciale nella riqualificazione ambientale. Nello specifico, ogni partita di suolo in ingresso all'impianto viene analizzata, stoccata e avviata a vagliatura. Sulla base delle evidenze analitiche, durante la vagliatura, vengono addizionati al terreno micro e macronutrienti utili al successivo trattamento biologico, ossia le biopile. Le biopile altro non sono che delle vasche all'interno delle quali vengono create le condizioni ideali per lo sviluppo dei microrganismi (innocui per la salute umana) già presenti all'interno dei terreni. La durata del trattamento varia da poche settimane a diversi mesi, in base al livello di contaminazione. Una volta bonificato, il terreno può essere reintegrato in progetti di riqualificazione, edilizia o infrastrutture, evitando così lo smaltimento in discarica e riducendo l'impatto ambientale delle operazioni.
Infine, tra i progetti futuri legati all'impianto di Broni, RE2sources sta valutando un'importante espansione delle attività, con particolare attenzione al trattamento della plastica. L'obiettivo è trovare soluzioni efficienti per dare una seconda vita ai materiali plastici, trasformandoli in nuove risorse piuttosto che destinarli a smaltimento o incenerimento. "Una delle tecnologie più promettenti su cui si sta concentrando il Gruppo riguarda la liquefazione della plastica, un processo che potrebbe rappresentare una svolta nella gestione di questi materiali. Alcune aziende in Spagna stanno già sperimentando con successo questa tecnica, che permette di convertire la plastica in un liquido utilizzabile come materia prima per la produzione di nuova plastica" ci ha raccontato Massone. Grazie a tecnologie avanzate e a un forte orientamento alla sostenibilità, il Gruppo trasforma scarti organici in energia rinnovabile, recupera materiali destinati alla dispersione e promuove un modello industriale capace di coniugare efficienza e responsabilità ecologica. Questa visione non è solo una risposta alle sfide del presente, ma un investimento per il futuro.