ANPAR al “Bottom Ash Recycling Event”

L'evento si è tenuto nei Paesi Bassi presso l'impianto Heros Sluiskil e ha previsto, oltre ad un convegno sul tema con interventi di esperti Europei anche la visita delle nuove unità dell'impianto di trattamento scorie da incenerimento

Lo scorso 7 e 8 giugno una delegazione italiana ANPAR, costituita da alcuni componenti del Tavolo tecnico dell'ANPAR "IBA TT3" (Ingegneri Giorgio Bressi, Giulia Costa, Laura Biganzoli e dai Professori Mario Grosso e Francesco Lombardi) ha partecipato all'evento "Bottom Ash Recycling Event" tenutosi a Sluiskil, organizzato dall'impianto Heros Sluiskil del gruppo REMEX con il supporto del CEWEP (Confederation of European Waste to Energy Plants) patrocinata dall'associazione FIR (Federation Internationale du Reciclage), associazione europea di riferimento per ANPAR.
Il giorno 7 la delegazione Italiana ha partecipato preliminarmente ad una riunione di coordinamento indetta dalla FIR riguardante lo stato dell'arte di normative e regolamenti a livello Europeo inerenti la gestione dei rifiuti da Costruzione e Demolizione (C&D) e in particolare delle scorie da incenerimento rifiuti (IBA -incineration bottom ash), presieduta dal segretario generale Geert Cuperus. Erano presenti i rappresentanti delle varie delegazioni europee afferenti alla stessa FIR.
Il dott. Cuperus è intervenuto sull'orientamento attuale degli Organi Governativi della Comunità Europea alla luce anche del pacchetto di norme Europee sull'Economia Circolare. Nello specifico, gli argomenti dibattuti a livello comunitario riguardano le modalità di classificazione e accertamento della pericolosità delle IBA, con particolare riferimento all'eventuale ecotossicità delle sostanze in esse presenti. La posizione della FIR è che comunque i rifiuti da C&D sottoposti a demolizione selettiva devono essere considerati differentemente dalle IBA e non devono essere sottoposti a verifica di pericolosità mediante test di ecotossicità.
Nella riunione è stato evidenziato che:
• il riciclo delle IBA per il recente Guidance Document della Commissione Europea sul ruolo del Waste to Energy nella circular economy è una buona strategia per migliorare complessivamente la performance dell'incenerimento.
• a livello Europeo c'è eterogeneità nei tipi di test di lisciviazione applicati e nei valori limite, ma a breve arriverà un solo tipo di test,in fase di sviluppo e i limiti dovranno essere modificati ed uniformati a tutti gli stati membri della Comunità Europea.
Anche le delegazioni presenti sono intervenute per dare il proprio contributo.
L'ing. Giulia Costa dell'Università Tor Vergata di Roma è intervenuta per conto della delegazione italiana sullo stato di classificazione e gestione delle IBA in Italia, anche sulla base dei contributi forniti dal gruppo di lavoro ANPAR sulle IBA.
È stato poi presentato dalla delegazione svedese lo stato di gestione delle IBA nel proprio Paese; è emerso che attualmente gli impianti di incenerimento Svedesi hanno una capacità di 6.2 Mt di rifiuti, di cui 4 Mt sono rifiuti prodotti internamente al Paese. In più a settembre 2019 è prevista l'entrata in funzione di un impianto di spegnimento a secco delle IBA. Ci sono anche impianti per il trattamento delle fly ash (ceneri volanti) per produzione di sali. Ad oggi data l'elevata disponibilità di aggregati naturali in Svezia, le IBA dopo rimozione di metalli ferrosi e non ferrosi vengono utilizzate come materiale da costruzione soltanto all'interno di discariche, opzione che permette di evitare il pagamento della landfill tax. Ovviamente quando verranno chiuse le discariche in 5-10 anni si potrebbe presentare l'esigenza relativa al recupero di questi materiali. Nei Paesi Bassi ci sono sempre più società private che lavorano nel settore dell'incenerimento (import di rifiuti da Italia, Norvegia, UK e Irlanda) ma anche del trattamento delle IBA, divenuto ancora più importante dopo l'emanazione della direttiva nazionale sull'attuazione dell'economia circolare (Green Deal).
Alla fine della riunione gli argomenti comuni individuati come prioritari da affrontare sul tema del riciclo delle IBA sono risultati: l'ecotossicità, i criteri per la definizione dell'End of Waste per gli aggregati di riciclo e l'iter autorizzativo per trasporto ed esportazione nell'UE di rifiuti quali IBA (anche solo per ricerca). Si è quindi convenuto di preparare una lista di domande (una per ogni Paese) dove indicare gli argomenti da porre all'attenzione della Commissione Europea.
Il giorno 8 le delegazioni FIR insieme a molti altri partecipanti Olandesi e internazionali hanno assistito dapprima alla conferenza sul futuro delle IBA con interventi del dott. Peduzzi direttore del progetto GRID-Geneva dell'UNEP, del dott. Diaz del Castillo della Commissione Europea, del Prof. Brauwers dell'Università tecnica di Eindhoven e di operatori del settore Olandesi e internazionali, e nel pomeriggio hanno partecipato alla visita all'impianto di trattamento di IBA Heros Sluiskil.


Sintesi intervento Giulia Costa riunione FIR
L'applicazione dell'incenerimento (termovalorizzazione) di rifiuti in Italia è attualmente molto diversificata a livello regionale, sia per quanto riguarda il quantitativo di rifiuti inviati a trattamento, che per la tipologia di rifiuti trattati. Nelle regioni del Nord secondo il Rapporto Rifiuti 2015 dell'ISPRA sono stati trattati circa 4 Mt di rifiuti, pari a 2/3 del totale dei rifiuti termovalorizzati in Italia, il 65% dei quali rifiuti urbani residuali da raccolta differenziata. Nelle regioni centro-meridionali invece sono inviati a incenerimento per lo più rifiuti pre-trattati quali frazione secca e Combustibile Solido Secondario (CSS) o Combustibile Derivato da Rifiuto (CDR). La tecnologia di incenerimento più applicata in Italia come negli altri Paesi Europei risulta il forno a griglia.
L'incenerimento dei rifiuti solidi urbani genera diversi flussi di residui solidi, tra cui le scorie di fondo o Bottom Ash (BA), che risultano le più abbondanti, pari a circa il 20% in peso dei rifiuti trattati. Secondo dati del rapporto CEWEP del 2016, nel 2014 sono state prodotte circa 18 Mt di scorie in Europa. Questa produzione è particolarmente rilevante in alcuni Paesi (come Germania e Francia, con 5 e 2.7 Mt prodotte rispettivamente). In Italia, invece, la produzione di scorie si attesta intorno a 1.3 M ton, di cui più della metà ha origine da incenerimento di rifiuti urbani. Le scorie di fondo sono generalmente spente in acque (trattamento ad umido) presso l'impianto termico di produzione. Successivamente, è sempre più frequente l'adozione di trattamenti meccanici (che includono frantumazione, vagliatura, separazione magnetica e a corrente indotta) per il recupero di metalli ferrosi e non ferrosi. Questi trattamenti possono essere effettuati presso l'impianto di produzione o in impianti specifici. Per quanto riguarda la frazione minerale residua dopo la separazione dei metalli, attualmente la principale pratica di gestione adottata è ancora lo smaltimento in discarica. Va notato che in alcune regioni le scorie sono classificate cautelativamente (facendo riferimento in particolare al rischio ecotossicologico Hp 14) come rifiuto pericoloso (codice CER 190111*), anche se il comportamento a lisciviazione soddisfa i criteri di ammissione in discariche per rifiuti non pericolosi. Il riutilizzo delle scorie può essere effettuato secondo una procedura autorizzativa semplificata od ordinaria. L'unica opzione di riutilizzo prevista dal D.M 186/2006 secondo la procedura semplificata è come materiale secondario per la produzione di cemento; in questo caso non ci sono requisiti particolari da soddisfare a parte quelli quantitativi. Impianti di trattamento autorizzati secondo la procedura ordinaria trattano le scorie per produrre diversi tipi di materiale che possono essere impiegati sia in cementifici, che come aggregati da utilizzare soprattutto in forma legata. Il raggiungimento della condizione di end of waste ossia la cessazione della qualifica di rifiuto, per prodotti ottenuti dal trattamento di scorie da incenerimento non è ancora disciplinata da regolamenti specifici. Criteri per l'end of waste sono quindi stabiliti caso per caso dalle autorità competenti e possono essere anche definiti nelle autorizzazioni specifiche dell'impianto, come l'autorizzazione integrata ambientale (AIA). Spesso, anche nelle procedure ordinarie di autorizzazione per valutare che il materiale non determini impatti complessivi negativi sull'ambiente o sulla salute umana si fa riferimento ai limiti stabiliti dal DM 186/2006 relativi alla lisciviazione a pH naturale mediante il test standardizzato UNI EN 12457-2, anche se questi a rigore dovrebbero essere applicati soltanto per valutare l'applicabilità per specifici rifiuti di alcune opzioni di recupero secondo la procedura semplificata. Come si vede ci sono quindi molte questioni aperte per quanto concerne la gestione e il riutilizzo di scorie da incenerimento rifiuti.
All'inizio di quest'anno si è costituito un tavolo tecnico dell'ANPAR relativo proprio a questa tematica. La prima riunione si è tenuta al Politecnico di Milano a febbraio e ha visto come partecipanti rappresentanti sia di società che gestiscono impianti di incenerimento (HERA, A2A), che di impianti di trattamento di scorie (RMB, Officine dell'Ambiente e Vibeco), oltre che membri di gruppi di ricerca che si occupano della valorizzazione di scorie di fondo da incenerimento (Politecnico di Milano, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" e Università Sapienza di Roma). Le attività del tavolo tecnico includeranno la preparazione di un report sulla situazione attuale della produzione, gestione e riciclaggio delle scorie in Italia; l'organizzazione di seminari periodici indirizzati sia ad una platea non tecnica che a tecnici del settore quali gestori di impianti e autorità di controllo; l'organizzazione di visite tecniche; l'analisi di specifici aspetti critici e argomenti scientifici o gestionali da approfondire, riguardo ad esempio a metodologie di caratterizzazione (test ecotossicologici in particolare), test di lisciviazione e criteri end of waste.


Descrizione dell'impianto di trattamento scorie da incenerimento Heros Sluiskil

(a cura dell'ing. Laura Biganzoli)
L'impianto, situato presso il tecnoparco Heros Ecopark a Terneuzen (NL), tratta circa 650.000 t all'anno di scorie provenienti da 7 inceneritori. La componente inerte delle scorie viene valorizzata come materiale da costruzione per sottofondi stradali e fondazioni di edifici, e come aggregato per calcestruzzi, asfalti e per l'industria ceramica. I metalli in esse contenuti, sia ferrosi che non ferrosi, sono recuperati con un'efficienza superiore al 75% (dato ufficiale riportato nel sito web dell'impianto http://www.heros.nl/en/).
Nel corso del 2017, l'impianto è stato oggetto di un significativo intervento, con un investimento di 16 milioni di euro, che ha visto l'aggiunta di un'ulteriore sezione di trattamento della scoria, per incrementare il recupero dei metalli e migliorare la qualità della frazione minerale, una sezione di lavaggio per migliorare le proprietà ambientali dei materiali da utilizzare in applicazioni non legate (in linea con il "Green Deal" olandese), nonchè di una sezione finalizzata al trattamento dei metalli non ferrosi, dove la frazione pesante ricca di rame e metalli preziosi viene separata dall'alluminio. Quest'ultima sezione è entrata in funzione nel giugno 2017 in sostituzione dell'impianto della Inashco Operations BV che trattava la frazione di metalli non ferrosi mediante un processo ad umido.
Le scorie in arrivo all'impianto, trasportate prevalentemente via nave, vengono stoccate in cumuli all'aperto per 4-6 settimane, al fine di ridurne il contenuto di umidità e far iniziare le reazioni di invecchiamento (Figura 1). Le scorie provenienti dai diversi impianti di incenerimento vengono stoccate separatamente e trattate separatamente, così da fornire al singolo gestore informazioni dettagliate sul proprio materiale, come ad esempio il contenuto di incombusti e il contenuto di metalli. Successivamente vengono avviate alla prima sezione dell'impianto di trattamento.
In Figura 2 si riporta lo schema dell'impianto di trattamento. Inizialmente le scorie alimentate sul nastro sono sottoposte all'azione di un magnete per la separazione dei rottami ferrosi e quindi sono vagliate e suddivise in 9 classi granulometriche. La frazione inferiore ai 10 mm è alimentata a una sezione di Advanced Dry Recovery (ADR) che permette di separare le particelle minerali più leggere e umide dai rottami metallici e dai conglomerati minerali, incrementando così le rese dei successivi separatori a correnti indotte (ECS), in quanto il materiale risulta meno appiccicoso. Ogni frazione viene poi alimentata a un ECS (quelli per le frazioni più fini sono da 4000 rpm). Le frazioni minerali sono quindi riunite tra loro e avviate alla nuova sezione dell'impianto. Qui la scoria è triturata per risultare al di sotto di 40 mm, e nuovamente vagliata e suddivisa in 6 classi dimensionali (mediante vagli flip flow). Ogni classe è poi alimentata ad un ECS (marca Spalleck). Alla fine del trattamento una selezione manuale permette la separazione dell'acciaio inox e di eventuali metalli e incombusti ancora presenti nella frazione minerale.
La frazione minerale viene usata per due diverse applicazioni:
• circa 100.000 t sono usate come additivo per calcestruzzi non strutturali e asfalti, con il nome di Granova® (Figura 3). Si tratta di un materiale di dimensione 0-12 mm (variabile in base alla richiesta del cliente), certificato KOMO e CE, che viene commercializzato sotto il nome di Granova® granulate (2-11mm), Granova® hydromix (0-16 mm)e Granova® pellet (2-11 mm).

Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 13 del n. 4/2017 di Recycling...continua a leggere