I CSS, trattati secondo norme ben precise, sono in grado di diventare un'alternativa meno inquinante rispetto alle sostanze fossili tradizionali e con minor impatto sull'economia nazionale nella produzione di energia termica ed elettrica
Tutti i Paesi industrializzati sono sempre a corto per ciò che riguarda l'approvvigionamento di energia e l'Italia, in questo senso, la fa da protagonista, legata com'è alle importazioni dall'estero, sia sotto forma di combustibili fossili che di energia elettrica; forse, fra gli altri Membri dell'Unione Europea, è il Paese che maggiormente soffre per questa scarsità e, pertanto, è pesantemente penalizzato dal punto di vista economico. A maggior ragione, quindi, sono basilari la promozione e l'incentivazione di ricerche e sperimentazioni, puntate all'individuazione di fonti energetiche che, mentre da un lato diano una mano alla disastrata economia nazionale (anche se c'è qualcuno che non è d'accordo su questo tema), dall'altro dimostrino un maggior rispetto per l'ambiente. Perciò, il fine da raggiungere ha aspetti diversi: ridurre al massimo i consumi energetici, rispettare l'ambiente e il paesaggio, riducendo l'inquinamento, e sicuramente conseguendo apprezzabili miglioramenti dal punto di vista economico.
Sulle fonti energetiche rinnovabili (eolica, idrica, solare, nucleare, onde marine, ecc.) si sono riempite un'infinità di pagine, si sono fatti innumerevoli convegni, si sono tenuti interminabili incontri fra tecnici, politici, ambientalisti, opinionisti e comuni cittadini; in breve, si è detto di tutto e di più allo scopo di pervenire all'individuazione delle modalità e dei mezzi per individuarle, coordinarle, utilizzarle. Purtroppo, i risultati positivi talora sono restii a mostrarsi.
Sicuramente si è parlato un po' meno della fonte energetica di notevole spessore rappresentata dagli scarti di qualsiasi tipo, purché in possesso di energia potenziale. Del resto, anche questi sono rinnovabili, poiché sono costituiti da quei residui che, diversamente, sarebbero destinati alle discariche o all'incenerimento e che l'uomo, con le sue innumerevoli attività, produce con continuità. Questi rifiuti, trattati secondo norme ben precise, sono in grado di diventare un combustibile sicuramente meno inquinante del carbone (come primo dato, si parla di un 30% in meno) e con potere calorifico assimilabile al suo. Sono queste le ragioni che hanno reso interessante la possibilità di usare quei rifiuti come combustibile. Le definizioni iniziali di CDR, che si riferivano al Combustibile da Rifiuti di qualità normale e CDR-Q, che riguardava il Combustibile da Rifiuti di Qualità elevata, sono state sostituite da Combustibile Solido Secondario (CSS), come definitivamente normato nel D.Lgs. n. 205/2010.
Il tutto è il risultato, dopo vari passaggi, di una successione di studi e ragionamenti, a seguito d'indicazioni e direttive provenienti dall'UE. A questo proposito, l'UE, giacché il problema non è semplicemente locale bensì globale, era giunta alla conclusione che i rifiuti rappresentano sostanze recuperabili, assimilabili alle altre fonti rinnovabili e, in quanto tali, ammessi a beneficiare di tutti gli incentivi a quelle riservati: il che non è certo poco. Questo si evince dalla Direttiva 2008/98/CE, promulgata il 19.12.2008 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio; tale Direttiva è stata recepita e fatta propria dall'Italia, la quale, infine, ha emanato il D.Lgs. n. 205/2010, nel quale sono riportate le disposizioni comunitarie, e il CDR e il CDR-Q diventano, come si è detto, Combustibile Solido Secondario (CSS). Già si parlava di "end of the waste" (cessazione della qualifica di rifiuto), nell'articolo184-ter del D.Lgs. n. 152/2006, a significare che il rifiuto, dopo un adeguato trattamento di recupero, cessa di essere tale. Tra l'altro, il parere favorevole è scaturito anche dal fatto che, conti alla mano, la valorizzazione dei rifiuti per produrre energia emette in atmosfera, a parità di quantità, un volume di anidride carbonica inferiore a quella diffusa dalla combustione di sostanze fossili tradizionali. Constatazione importantissima, anche in considerazione del fatto che la produzione di rifiuti e la conseguente necessità di smaltirli rappresentano voci molto onerose nell'economia di un Paese, a parte la criticità cui l'ambiente è soggetto. Il CSS ben venga, quindi!
Esso deriva dal trattamento dei rifiuti non pericolosi ed è utilizzato per la produzione di energia in impianti d'incenerimento o di termovalorizzazione. Il ventaglio è molto vasto, comprendendo rifiuti urbani, industriali, commerciali, da distribuzione, da costruzione e demolizione, residui scartati dal riciclo, scarti di biomasse, fanghi di depurazione delle acque reflue civili e industriali, ecc.
Un discorso a sé meritano le biomasse, alle quali appartengono tantissime e varie sostanze, tutte di origine organica. Una distinzione nella biomassa pone da una parte il materiale secco (legna, scarti forestali, resti di coltivazioni legnose) e dall'altra quello umido (deiezioni da allevamenti di animali, residui provenienti dall'agricoltura e dal taglio dell'erba dei prati, fanghi di depurazione). L'utilizzo degli scarti secchi nelle centrali termiche produce energia elettrica, che avviene nel rispetto dell'ambiente, poiché l'anidride carbonica dovuta alla combustione è la stessa che era stata immagazzinata dalle piante durante la loro crescita, quindi non è altro che la restituzione di quanto era stato tolto all'atmosfera nel passato. E non è da sottovalutare il fatto che le quantità di zolfo e azoto siano inferiori a quelle ascrivibili ai combustibili fossili. Lo sfruttamento dell'energia delle biomasse rappresenta un vantaggio di notevole peso sia economico sia sociale, giacché una buona parte dei rifiuti è smaltita in maniera ecologica, riducendo il conferimento a discarica.
Fra i prodotti di scarto derivanti da attività civili e industriali, i fanghi di depurazione sono in crescita, per cui lo smaltimento diventa di gestione sempre più impegnativa. Questi, prima dell'impiego, devono essere analizzati e classificati: perciò, si può avere il fango biologico stabilizzato aerobicamente o anaerobicamente, di cui si sfrutta la produzione di calore al fine di ridurre il contenuto in acqua, ottenendo un materiale energeticamente più ricco; oppure, si ha il fango fitopressato, senza o con additivi organici, con un potere calorifico inferiore di 20-24 MJ/Nmc. Naturalmente, il materiale deve essere soggetto a reazioni biologiche, nella giusta maniera, sì da soddisfare i dettami, le normative e le specifiche industriali con lo scopo di pervenire al raggiungimento del potere calorifico minimo necessario.
Il CSS può essere prodotto in diverse maniere; di queste, una delle meno dispendiose e maggiormente preferita consiste in un pretrattamento meccanico-biologico da effettuare in un impianto nel quale, la frazione organica della FORSU è separata dai metalli e dagli inerti da riciclare a parte; quindi, da questa, derivante da impianti di compostaggio con o senza fase di digestione anaerobica, è giustamente scelta la frazione dotata del potere calorifico maggiore. Altre soluzioni si basano su bio-stabilizzazione e bio-essiccazione della massa, la cui frazione organica, dopo essere stata privata di metalli e inerti, è stabilizzata e deumidificata. In tal modo si ottiene un prodotto finale in possesso di un potere calorifico più elevato, idoneo alla combustione, composto com'è da carta, cartone, legno, plastica, tessili. La successione delle operazioni eseguite in grandi impianti, nei quali sono previsti i dispositivi per contenere le emissioni delle polveri e che sono dotati dei depositi necessari nelle varie fasi del trattamento, prevede triturazione e riduzione dimensionale del materiale, deferrizzazione per mezzo di separatori magnetici, deumidificazione, se del caso, stabilizzazione della sostanza organica, eliminazione dei materiali non ferrosi e degli inerti, quale vetro, ceramica, sassi, sabbia. Se è necessario adattare la pezzatura alle esigenze della termovalorizzazione, si attua un'altra triturazione e, semmai, si può procedere a essiccamento, addensamento, pellettizzazione. Essendo diversa l'origine dei rifiuti, anche il prodotto ha caratteristiche diverse, comunque il potere calorifico inferiore è sempre almeno di 15 MJ, mentre l'umidità massima si aggira attorno al 25%.
I parametri che devono caratterizzare il CSS sono tantissimi e devono essere definiti tra produzione e utenza al momento della fornitura; tutti meno tre, che sono di sostanziale importanza e sui quali non è consentito transigere, da circoscrivere subito, essi sono prima di tutto il potere calorifico inferiore, da cui emerge il valore economico di tutta l'operazione, poi il contenuto in cloro, fondamentale nel processo, poiché rappresenta il suo grado di aggressività sugli impianti, e, infine, il contenuto in mercurio, che può mettere in grosse difficoltà l'ambiente.
Il CSS può presentarsi come una massa soffice (fluff è il termine inglese usato per definirla) da utilizzare sciolta; oppure è pressato in masse dalla forma di parallelepipedo, con un peso da 500 a 1000 chilogrammi ciascuna e ricoperte da pellicole di polietilene o in altre forme addensate, quali pellet, bricchette; o ancora può essere granulare.
Un'interessante applicazione del CSS si trova nei cementifici, nei quali l'elevata temperatura garantisce la scomparsa di tutte le sostanze organiche inquinanti, non solo, ma essendo la massa di natura basica, eventuali gas acidi liberati dalla combustione sono neutralizzati, mentre se ci sono metalli pesanti, questi finiscono nelle ceneri e nelle polveri. Gli inceneritori funzionanti a CSS hanno una resa termica superiore a quella degli impianti che sono stati costruiti per smaltire RSU, mentre anche costruttivamente sono avvantaggiati, sia perché hanno bisogno di caratteristiche costruttive, in particolare dimensionali, più contenute, sia perché i sistemi di abbattimento sono più semplificati.
Altre importanti applicazioni si riscontrano nelle centrali termoelettriche e per teleriscaldamento, negli impianti siderurgici, di produzione della calce, di gassificazione.
A conclusione, si può affermare che il CSS rappresenta un apporto positivo all'economia nazionale in merito alla produzione di energia termica ed elettrica. Forse, non è un contributo clamoroso, mirabile, però, se si valutano un minore emungimento dalle sorgenti energetiche tradizionali e un ridotto conferimento di rifiuti a discarica quali elementi maggiormente percettibili dell'intera operazione, questa si fa interessante.
Indubbiamente, si tratta di una piccola goccia nel mare magnum delle difficoltà e dei problemi che ogni giorno ossessionano gli addetti ai lavori e, in maniera più o meno diretta, i politici, e che richiedono una soluzione. Ebbene, anche ammesso che si tratti solo di una piccola goccia, ben venga e ponti d'oro!