All'indomani del grande traguardo della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto End of Waste sugli Pneumatici Fuori Uso ripercorriamo la storia della società consortile con un'intervista esclusiva a Giovanni Corbetta, Direttore Generale Ecopneus
Come e quando nasce Ecopneus?
Ecopneus viene costituita all'inizio del 2009 ma diventa operativa di fatto il 7 settembre 2011, come prescritto dal Decreto Ministeriale attuativo n. 82 dell'11 aprile 2011. La nascita anticipata rispetto al decreto è servita per riuscire ad organizzarci al meglio e diventare poi subito operativi con la raccolta in tutta Italia.
Il consorzio è stato costituito dai principali produttori di pneumatici operanti in Italia (Bridgestone, Continental, Goodyear-Dunlop, Marangoni, Michelin e Pirelli) a seguito della scelta del legislatore italiano di introdurre nel Paese lo schema della Responsabilità Estesa del Produttore, anche a seguito del veto di poter conferire in discarica i PFU, con l'articolo 228 del Testo Unico Ambientale 152 del 2006: questa normativa sostanzialmente assegna ai produttori e importatori di pneumatici l'onere della gestione dei propri prodotti giunti a fine vita. Ogni anno chi produce o importa pneumatici deve garantire la raccolta di un quantitativo di PFU pari in peso a quello degli pneumatici immessi nel mercato nell'anno solare precedente. Un modello virtuoso che obbliga chi fa business a farsi carico anche del recupero a fine vita di un prodotto per evitare abbandoni e trattamenti impropri.
Mi parli della filiera e di come è strutturata e lavora l'organizzazione
Ecopneus ha identificato come punto di forza per il proprio successo, "il modello di aziende a rete" individuando un insieme di aziende esterne, indipendenti e specializzate, a cui affidare le attività di raccolta, trasporto e recupero dei PFU, mantenendo in capo a una struttura direzionale altamente qualificata la gestione dei processi quali la pianificazione delle operazioni di raccolta e recupero dei PFU nonché il loro tracciamento. Per quanto riguarda la nostra organizzazione operativa abbiamo prevalentemente tenuto separata la raccolta e lo stoccaggio dal trattamento. Dei primi, che riguardano la logistica, si occupano imprese collocate su tutto il territorio nazionale, dotate di flotte e mezzi atti allo scopo. Del trattamento invece si occupano imprese con impianti piuttosto complessi dove lo pneumatico viene frantumato fino ad ottenere la materia prima seconda che desideriamo. Come dicevo, a differenza di altri consorzi che in parte utilizzano mezzi propri, noi abbiamo preferito mantenere separati gli ambiti e ci siamo concentrati maggiormente sulla parte di pianificazione, gestione e organizzazione delle informazioni. Ci siamo focalizzati cioè su tutte quelle attività che erano poco curate dalle aziende orientate principalmente alla parte operativa, questo anche per garantire separazione tra l'attività senza fine di lucro, propria di Ecopneus, e le attività di business delle aziende di raccolta e trattamento attive sul mercato.
Una scelta che si è rivelata vincente
Si, è stata una combinazione positiva di competenze, lavorando win-win, senza invadere le attività di chi raccoglie, fa stoccaggio o frantuma i PFU. Senza creare quindi conflitti tra le parti ma lavorando insieme verso il risultato finale: gestire correttamente il fine vita dello pneumatico, divulgando al contempo la cultura del recupero, con priorità verso il riciclo.
L'ambizione è quella di rendere queste aziende sempre più indipendenti da noi. Il consorzio nasce perché necessario almeno nella fase iniziale, per coordinare le diverse attività a livello nazionale, per impiantare un sistema di gestione che da solo non vedrebbe la luce e per lavorare e supportare la definizione delle norme tecniche. Abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare per valorizzare al meglio le attività delle aziende, anche supportando e proponendo interventi normativi ad hoc. Le norme sono fondamentali per le aziende, oltre che per dare il giusto valore al loro lavoro, anche per poter effettuare i controlli di qualità.
Le attività necessarie sono incentrate sulle aziende del territorio che cerchiamo di far crescere, in modo da avere un sistema imprenditoriale più robusto. I contributi che riceviamo servono esclusivamente a remunerare le attività di raccolta e contribuire a quelle di frantumazione, che non riescono a reggersi solamente sui ricavi che derivano dalla vendita di polverino, granulo e ciabattato; per questo lavoriamo molto sulla ricerca di ulteriori applicazioni per polverini e granuli stipulando contratti di sviluppo e competenze con diversi centri di ricerca e professionisti di livello internazionale.
Nell'ambito sportivo ad esempio i granuli di gomma vengono utilizzati per realizzare campi da calcio in erba sintetica. Tra i fili di plastica che compongono il manto erboso vengono inseriti granuli di gomma per una certa altezza che fa sì che i fili d'erba restino ben dritti nonché la superficie abbia la necessaria elasticità. Grazie alle partnership con i team del calcio nella massima serie, come Bologna Football Club, Atalanta e Udinese, abbiamo avuto la conferma dai calciatori e dalle società che i campi in erba sintetica rispetto a quelli tradizionali drenano meglio l'acqua, risultano più uniformi e, non alzandosi zolle, anche più sicuri. Con un campo in erba sintetica inoltre si potrebbe giocare anche 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, con una manutenzione ridotta al minimo.
Non solo calcio però, ci siamo occupati anche di campi da basket, pallavolo, pallamano, piste di atletica. Lo sport offre tantissime opportunità ed è il settore che attualmente assorbe la gran parte dei granuli. Per due motivi: primo perché la maggior parte degli sport si pratica all'aperto e la gomma regge molto bene le differenti condizioni atmosferiche. Inoltre, tutti gli sport hanno bisogno di una superficie elastica che restituisca l'energia che l'atleta scarica al suolo quando corre o salta. I pavimenti rigidi danneggiano le articolazioni mentre ad esempio sui campi di basket in gomma le prestazioni sono quasi vicine a quelle sul parquet, con la differenza che non c'è la necessità di una struttura chiusa per preservare il legno, quindi il campo può essere esterno.
Gli Pneumatici Fuori Uso raccolti possono essere riciclati per ottenere nuovi materiali o recuperati come energia. Ci spiega nel dettaglio il processo tecnico del riciclo degli pneumatici?
Dopo la fase di raccolta, smistamento e stoccaggio si portano i PFU nei siti di frantumazione per la lavorazione. Un impianto medio di frantumazione è dotato di una serie di macchine che in sequenza frantumano i PFU. La prima frantumazione genera pezzi con dimensioni 10x10 cm; in un secondo passaggio si arriva ad una pezzatura di 5x5 cm o anche 3x3 cm, in dipendenza del tipo di griglia utilizzato. A questo punto se tale pezzatura (ciabattato) è destinata al recupero energetico, la lavorazione è finita e il triturato viene inviato a destinazione, principalmente cementifici. Il triturato è considerato rifiuto tranne casi specifici in cui si trasforma in materiale (End of Waste).
Per il cementificio il ciabattato da PFU porta due vantaggi. Il primo è dato dalla presenza dell'acciaio all'interno: per produrre il cemento oltre alla pietra, al calcare, alla marna che è la massa maggiore, c'è bisogno di ossido di ferro. Le ciabatte dei PFU contengono già al loro interno acciaio e quindi il cementificio non ha bisogno di comprare e aggiungere ossido di ferro. La seconda è che il recupero dell'acciaio viene considerato recupero di materia, e quindi, laddove si porta 1tonnellata al cementificio, il 75% viene considerato recupero energetico mentre il resto è considerato recupero di materia.
Proseguendo con il processo di triturazione, scendendo verso i 2-3 millimetri, otteniamo la separazione della gomma (granuli) dall'acciaio e dalle fibre tessili, materiali che vengono utilizzati per dare resistenza meccanica allo pneumatico. Tramite un sistema di aspirazione si separa la parte tessile, che si presenta come una sorta di cotone idrofilo molto leggero, e l'acciaio lasciando la gomma pulita. I granuli di gomma si usano in varie applicazioni a seconda della diversa granulometria. Un ulteriore passaggio di macinazione consente di ottenere il polverino di gomma, di dimensioni anche inferiori al millimetro, utilizzato per realizzare "asfalti modificati" o in nuove miscele che stiamo studiando, come le cosiddette "mescole gomma plastica Tyreplast", che vengono utilizzate in molti settori: dagli articoli tecnici, all'automotive, fino all'arredo stradale.
Tra i prodotti che utilizzano polverino da PFU c'è l'asfalto modificato. Quali sono le caratteristiche di questo prodotto e cosa lo differenzia dal normale asfalto?
Un normale conglomerato bituminoso contiene il bitume vero e proprio, sostanzialmente la parte residuale della distillazione del petrolio, e inerti che servono per dare consistenza al conglomerato. L'aggiunta di polverino di gomma in misura modesta, intorno al 3, 4 o 5% aggiunge elasticità al manto steso, permettendo alla superficie stradale di sopportare meglio il passaggio di carichi ripetuti e pesanti. Quindi quando c'è un intenso transito di veicoli, questo asfalto riduce il rischio che si inneschino crepe, nelle quali filtra l'acqua che penetrando, genera poi le buche. Il polverino di gomma rende l'asfalto più elastico, aumentando fino al triplo la vita media delle strade che da 7 arrivano a 15-20 anni. Questo porta come vantaggio la riduzione dei cantieri stradali necessari per la manutenzione, ma anche e soprattutto la riduzione degli incidenti. Un altro grande vantaggio è dato dalla riduzione del rumore del traffico veicolare, parliamo di una riduzione di circa 5 decibel dell'energia sonora.
Quanti km di strada sono stati realizzati con questa miscela?
Ad oggi in Italia sono stati realizzati complessivamente più di 520 km di strada. Perlopiù tratti da 1 a 5 km, fatti per dimostrare ai Comuni e alle Province i vantaggi. Il costo è leggermente superiore, tra il 5 e il 10% in più, ed è dovuto alla necessità di utilizzare più bitume rispetto ad un normale asfalto. Ma si tratta di un costo che viene velocemente ammortizzato nel tempo: le prime strade realizzate 10 anni fa, sono ancora perfette.
Avete presentato durante una web conference il Report Ecopneus 2019, quali sono i principali risultati raggiunti?
Il 2019 in termini di raccolta è andato molto bene: non solo abbiamo raggiunto il target di raccolta, ma lo abbiamo superato registrando un +5%. Avendo trattato adeguatamente i PFU e promuovendo i diversi impieghi della gomma riciclata, siamo riusciti a ridurre le importazioni di materia prima vergine, oltre a consentire un risparmio di CO2 ed acqua che sarebbero stati necessari per produrre la gomma sintetica che la gomma riciclata è andata a sostituire. Ma il 2019 è stato un anno importante anche per due Decreti, che hanno poi visto la luce solo di recente: il primo è un aggiornamento del Decreto che definisce le modalità operative di gestione dei PFU e necessitava di alcuni affinamenti; il secondo invece è il Decreto End of Waste, che come atto ufficiale, sancisce lo stato di non rifiuto per la gomma riciclata. Grazie al nostro lavoro in R&D e alle ultime applicazioni della gomma riciclata siamo riusciti a ridurre la quota di PFU destinati al recupero energetico fino al 40%, dal 70% iniziale, a vantaggio del recupero di materia.
Quali sono i benefici economici della gestione Ecopneus, il valore del circolo virtuoso?
Il recupero dei PFU porta benefici non solo ambientali, ma anche economici. L'intero sistema è finanziato dal contributo ambientale che l'acquirente versa al momento dell'acquisto di uno pneumatico nuovo o usato importato che, ad oggi è di 2,20 e per gli pneumatici dei Soci Ecopneus. Un importo che serve a permettere la gestione dei PFU.
È fondamentale che il consumatore sappia che il suo contributo, quel piccolo sovraccarico che si trova in fattura quando si cambiano i pneumatici, permette di incanalare lo pneumatico in un percorso virtuoso di trattamento completo. I Soci dei consorzi (quindi anche Ecopneus) non hanno un ritorno economico né alcun vantaggio se non quello di non vederne l'abbandono nell'ambiente. Questo influisce molto sulla motivazione di chi lavora in Ecopneus: si lavora per tutelare ambiente e salute.
Non a caso Ecopneus è molto impegnata per la costruzione di una cultura del riciclo, molti sono i progetti che vi vedono coinvolti nella salvaguardia ambientale. Ci parla del Protocollo per l'attuazione di interventi di prelievo e gestione degli Pneumatici Fuori Uso abbandonati nel territorio delle province tra Napoli e Caserta?
Nel 2012, durante il primo anno di pieno funzionamento del consorzio, di ritorno da una visita in Campania il Ministro dell'Ambiente di allora, Corrado Clini, iniziò a ricercare la possibilità di aiutare piccoli comuni, spesso in dissesto economico, nei territori delle province di Napoli e Caserta. Nacque così il Protocollo. I prelievi avvengono nelle isole ecologiche segnalate dai Comuni che hanno precedentemente sottoscritto il Protocollo. Dato che siamo un soggetto privato, la raccolta sul territorio viene effettuata dalle concessionarie municipali.
Si tratta di un'operazione che ha portato un forte beneficio alle comunità locali. Gli pneumatici abbandonati possono essere utilizzati come miccia per incendi dolosi che sprigionano sostanze tossiche. Per impedirlo è necessario raccogliere i PFU abbandonati e recuperarli adeguatamente. In zona Gianturco a Napoli abbiamo rimosso in due mesi oltre 5.000 tonnellate di PFU che giacevano in quel sito da più di 8 anni.
Queste operazioni hanno anche permesso di riqualificare i territori, abbiamo donato al quartiere di Scampia a Napoli un campo da calcio di ultima generazione, realizzato grazie ad oltre 77.000 kg di gomma riciclata. Dove prima c'era un campo da calcio in terra battuta realizzato quando Scampia nacque come rione, adesso c'è un campo omologato dalla Lega Nazionale Dilettanti. Questo grande piazzale che stava diventando uno spazio per attività illecite è diventato un punto di aggregazione per la popolazione. A Caivano nel Rione Parco Verde abbiamo realizzato un campo polivalente per calcio, basket e volley e un'area giochi con attrezzature ludiche. Anche a Caserta, grazie al Protocollo, abbiamo recentemente realizzato due campi da calcio nel Rione Vanvitelli.
Per il vostro impegno sul territorio avete ricevuto una menzione d'onore del Remtech (Hub tecnologica Campania). Oltre alla questione relativa alla salvaguardia ambientale quanto e in che modo questi progetti contrastano l'illegalità?
Dare segnali concreti che una gestione efficiente dei rifiuti è possibile, può diventare la chiave ed il messaggio su cui fare leva per costruire una nuova cultura di responsabilità civile nel nostro Paese, a sostegno della legalità, contro i traffici illeciti e le gestioni incontrollate e criminali dei rifiuti, attraverso un'adeguata informazione e sensibilizzazione. La consapevolezza dei risultati derivanti dall'attività di riciclo spinge verso comportamenti virtuosi, poiché aumenta la sensibilità e l'attenzione delle persone. Generando una maggiore attenzione sul tema si disincentivano i cattivi comportamenti.
Quali sono le sfide e i progetti futuri di Ecopneus?
Nel breve tempo implementare il decreto ministeriale 182 appena rilasciato. Poi abbiamo in mente di ottenere il massimo risultato dal decreto End of Waste che, come norma di legge, ci dovrebbe dare un enorme appoggio per aumentare ancora di più la quota di PFU avviati a riciclo. E naturalmente lavoriamo costantemente sulla ricerca e lo sviluppo di altri impieghi e nuove applicazioni per PFU.