Dagli anni '80 ad oggi una serie di iniziative mirate ad aumentare il livello di conoscenza tecnica e normativa dei rifiuti da C&D
Nella regione Piemonte le prime esperienze di riciclaggio dei rifiuti edili da costruzione e demolizione sono derivate, prima che da obblighi normativi, dall'attenzione al problema insorgente da parte degli operatori (sostanzialmente cavatori). Negli anni '80 iniziava infatti a maturare una più consapevole sensibilità e attenzione alle problematiche ambientali e alla gestione del territorio. Gli operatori, proprio perché quotidianamente immersi nella realtà di una gestione incontrollata dei rifiuti, si rendevano conto dell'insostenibilità della stessa e vedevano accresciute le difficoltà di prosecuzione delle proprie attività. Le stesse imprese edili evidenziavano in cava, durante la fase di approvvigionamento di inerti, la necessità di ottenere non solamente il servizio di fornitura di materiali e prodotti, ma anche, a completamento del ciclo industriale, quello di smaltimento dei rifiuti da C&D.
A tali sensibilità e necessità emergenti, relative alla gestione dei materiali di risulta dei cantieri edili, si è aggiunta, negli anni '90, la razionalizzazione del settore estrattivo regionale, che ha reso certamente più complessa e onerosa l'autorizzazione alla formazione di nuove cave di prestito di materiali inerti.
Tutti questi fattori hanno fatto sì che, anche sulla scorta delle esperienze maturate nelle aree del nord Europa (dove la pratica del riciclo dei rifiuti edili era già diffusa ed organizzata) e in particolare in Germania, gli operatori si rendessero conto della necessità, per l'ambiente, per gli operatori stessi e il mercato in genere, di trasformare i rifiuti da C&D da problema a risorsa, evitando, per quanto possibile, due fenomeni altrettanto negativi: il consumo ingiustificato di risorse naturali e lo stoccaggio controllato in discarica o ancora peggio incontrollato di rifiuti speciali, seppure "inerti", nell'ambiente.
Le prime esperienze di imprese piemontesi che iniziarono la separazione dei materiali in ingresso sono riconducibili alla prima metà degli anni '90. A seguito della entrata in vigore del D.Lgs 22/97 "Ronchi" le stesse furono tra le prime in Italia a ricevere la autorizzazione in "ordinaria".
La pratica del riutilizzo dei rifiuti, e quindi del riciclaggio, ha tuttavia risentito di una iniziale diffidenza nei confronti di tali materiali (che per legge devono essere garantiti da una marcatura CE) da parte dei progettisti e dei direttori dei lavori in primis e delle stazioni appaltanti e della committenza in genere in secundis che, principalmente per la non conoscenza del prodotto, hanno continuato a consideralo un rifiuto, equiparandolo, immotivatamente, alla pratica illegale del riutilizzo in cantiere dei materiali di scarto da C&D. E' di tutta evidenza che una economia circolare, quale è o dovrebbe essere quella che il combinato disposto delle normative vigenti ha delineato, non può prescindere dalla collocazione sul mercato dei prodotti derivanti dall'attività di riciclaggio. Nessun impianto di riciclaggio può reggersi sull'unica gamba dell'attività di ritiro dei rifiuti a tempo indefinito, pena la trasformazione in discariche "de facto" delle realtà stesse.
Tali difficoltà di collocazione di un prodotto nobile e completamente ecocompatibile quale è l'aggregato riciclato, dotato peraltro di ottime caratteristiche geomeccaniche che lo rendono formidabile, tra i quasi infiniti impieghi possibili, per la realizzazione di sottofondi stradali o per la realizzazione di aggregati cementati non strutturali, ha spinto i principali produttori di aggregati riciclati del Piemonte, mediante la propria associazione nazionale (ANPAR) a intraprendere una serie di iniziative mirate a aumentare il livello di conoscenza tecnica e normativa di tali materiali, al fine di rendere più agevole la collocazione sul mercato di tale prodotto.
L'attività di divulgazione ha avuto inizio con un workshop tenutosi nel marzo del 2016 a Torino, destinato agli operatori del settore e alle P.P.AA. avente per oggetto gli sviluppi normativi del settore con riferimento alle modifiche normative in fieri sulle terre e rocce da scavo e la nuova normativa sui "green procurement" o appalti verdi pubblici. Tale attività proseguirà con l'auspicabile collaborazione degli ordini professionali oltre che degli enti pubblici preposti all'indirizzo e al controllo.
L'attività degli associati sotto il coordinamento ANPAR è quindi proseguita con la finalità di inserire gli aggregati riciclati all'interno del tariffario della Regione Piemonte. Grazie alla collaborazione degli uffici della Regione Piemonte (Settore Servizi Ambientali Direzione Ambiente Governo e Tutela del Territorio e Settore Direzione Opere Pubbliche) che hanno dettagliatamente illustrato struttura, finalità e organizzazione del prezzario, è stato possibile, nell'arco di un breve intervallo di tempo, ottenere il risultato di inserire svariate voci di materiali aggregati riciclati (in vari fusi granulometrici) nel Prezzario Regionale 2016 (da pochi giorni pubblicato sul BUR della Regione Piemonte). Il prezzario della Regione Piemonte è suddiviso in sezioni; la sezione nella quale sono stati inseriti gli aggregati riciclati è la n. 3 "Bioedilizia", riservata ai materiali "green".
Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 18 del n. 4/2016 di Recycling....continua a leggere