La riduzione all'origine della formazione dei rifiuti è la scelta fondamentale e più giusta nella loro gestione sia nell'ambito della produzione sia in quello dei consumi, che devono essere entrambi compatibili
La produzione di RSU (Rifiuti Solidi Urbani) in Italia è valutata più di 30 milioni di tonnellate l'anno (approssimativamente un chilogrammo al giorno per persona); di questi, oltre un terzo in peso e la metà in volume, sono costituiti da imballaggi. Una buona parte di questi molto spesso finisce in discarica, con un grande danno economico e ambientale, mentre il resto è recuperato mediante la raccolta differenziata (chiaramente, dove funziona).
Pertanto, mentre è molto difficile intervenire sul contenuto, sugli imballaggi è più semplice, per cui la loro produzione deve essere drasticamente ridotta, ai fini del contenimento della formazione di rifiuti che devono essere smaltiti.
Non solo nella distribuzione di largo consumo, come accade nei settori alimentari, cosmetici e detergenti, ma anche in tutti gli altri settori (tecnologico, elettronico, meccanico e così via) è opportuno che gli imballaggi, in cui inserire i prodotti da immettere sul mercato, siano eliminati o ridotti al minimo essenziale, abbassando pesi e volumi e armonizzando le forme, facilitando così sia il trasporto sia la logistica.
I materiali principalmente utilizzati sono vetro, plastica e cartone, che formano circa l'80% della totalità degli scarti derivanti dal confezionamento dei prodotti.
Se la progettazione è fatta sotto l'egida della razionalità, l'imballaggio primario favorisce l'ottimizzazione di quello secondario e, eventualmente, di quello terziario, se si dimostra necessario.
La "letteratura" attuale relativa alla formazione dei rifiuti e di tutto ciò che riguarda il loro trattamento fino al definitivo smaltimento contiene tre metodi di base.
Il primo, detto metodo delle "3R", si riferisce a Risparmio, Riciclo, Riuso. Il secondo, indicato come il metodo delle "4R", punta su Riduzione, Riutilizzo, Riciclaggio, Recupero Energia. Il terzo, infine, noto come il metodo delle "5R", fa riferimento a Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero, Raccolta Differenziata.
Dove si parla di Riduzione (cui partecipa pure la voce Risparmio), s'intende mirare alla progettazione di forme d'imballaggi atte a favorire un consumo ridotto di materiali, con il contenimento delle dimensioni a parità di prodotto confezionato, e preferendo materiali più leggeri.
Qualche esempio a corredare l'asserzione che qualche produttore si è dato da fare.
Si trovano in commercio confezioni di sei bottiglie da 1,5 litri tenute insieme da una legatura anulare e una seconda a formare il manico, invece che imballate, come avviene normalmente, con un involucro totale in plastica difficilmente smaltibile. C'è poi chi propone la "bottiglia commestibile", composta di membrane gelatinose, che può essere ingerita in totale sicurezza oppure smaltita insieme con i rifiuti organici, perché biodegradabile. Anche l'agar-agar, ricavata da alghe commestibili e utilizzata in cucina e nell'industria alimentare come gelificante, può essere impiegata per la realizzazione di contenitori biodegradabili.
Negli USA, è in atto la produzione di yogurt alla frutta, le cui confezioni sono commestibili, dal gusto di cocco, pesca o fragola. Interessante è la soluzione affidata a certe saponette, il cui involucro è solubile in acqua per cui, facendo la doccia o il bagno in vasca, non è neppure necessario scartarle (sic!).
E' un problema la cui soluzione può essere facilitata dall'utenza: infatti, se i produttori sono tendenzialmente "prodighi" nel fornire materiale da scartare, essa può indirettamente intervenire con un suo corretto e responsabile comportamento di scelta al momento dell'acquisto.
I consumatori, una volta tornati a casa dopo aver fatto la spesa e sistemato i vari prodotti, si ritrovano ad affrontare lo smaltimento dei contenitori, spesso esageratamente grossi, voluminosi e qualche volta del tutto inutili. Per tutto questo, se si riesce ad acquistare prodotti meno incartati, inscatolati, imbottigliati, fasciati e così via, si ha un trasporto meno gravoso e una facilitazione nell'attuare la raccolta differenziata; e si ha, forse, un risparmio su quanto non acquistato.
A questo proposito, può esser interessante la notizia che ci sono distributori (pochi, in verità) che mettono a disposizione un angolo nel quale, dopo aver pagato il conto, il consumatore può soffermarsi per togliere tutti gli imballaggi eccedenti, al fine di ridurre il volume e il peso della spesa da portare a casa.
Pertanto, dove non giunge il contenimento da parte dei produttori, può giungere il comportamento virtuoso e, da non sottovalutare, interessato dei consumatori.
Una cosa che non si è detta finora è la funzione degli imballaggi. Essi servono a garantire la sicurezza del contenuto nei confronti di alterazioni provenienti dall'esterno, in particolar modo dovute a fattori climatici (umidità, pioggia, raggi solari), vibrazioni, urti, cadute, strappi e quant'altro. E devono essere compatibili con il prodotto confezionato, dando sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario, opponendosi agli attacchi di vapore acqueo, solventi vari, microrganismi, muffe, ecc. Sono studiati per consentire una facile movimentazione e un rapido trasporto, un impiego comodo e devono essere apribili e richiudibili, se l'uso non si esaurisce in una sola volta, con facilità. Perché tutto quello che si acquista a un ritmo pressoché giornaliero e si trasporta alle proprie abitazioni, deve potervi giungere nelle migliori condizioni. Per cui, ecco l'esigenza di adeguati imballaggi, impacchettamenti, confezioni. Giunti a destinazione, però, essi hanno esaurito la loro funzione e, divenuti scarti, devono essere adeguatamente smaltiti.
Sarebbe opportuno iniziare l'operazione di abbattimento dei volumi e dei pesi degli imballaggi alla fonte, progettandone la forma con materiali adatti allo scopo, ma siccome c'è spesso una tendenza da parte dei produttori di fare come ritengono opportuno, per favorire i loro programmi produttivi, spetta al consumatore esporsi in prima persona per migliorare la situazione. Quindi, ricade su di lui il compito di comprare merci con imballaggio minore, a parità di qualità e prezzo, incoraggiando forme di riutilizzo e successivamente di recupero di materie prime attraverso la raccolta differenziata, che contribuisce positivamente alla produzione di energia termica ed elettrica.
La scelta attuata dall'utenza attenta al momento dell'acquisto può orientare il mercato e offrire interessanti - e interessate - indicazioni ai produttori. E pure la preferenza per imballaggi ecocompatibili, costituiti da carta riciclata, plastica idrosolubile, ecc., rappresenta un punto di forza. In definitiva, il consumatore può limitare la produzione di rifiuti da imballaggi.
La preferenza sui vari prodotti, dunque, non deve vertere solo su qualità e prezzo, ma anche sui contenitori che, chiaramente, hanno un loro peso sia dal punto di vista economico, sia da quello dello smaltimento.
Ecco, allora, com'è consigliabile muoversi nei diversi reparti.
L'acquisto di bevande in contenitori di vetro consente un loro lungo e potenziale riuso, cosa meno possibile se essi sono in plastica o carta plastificata. L'acqua minerale e vino sciolti fanno sì che grossi recipienti in vetro possano essere usati in un numero di volte pressoché infinito. L'acquisto di verdura già tagliata e confezionata, pronta per il consumo, fa calare il volume del contenitore. Frutta, verdura e ortaggi di stagione, al posto di prodotti in scatola o in barattoli oppure surgelati, a parte i vantaggi inconfutabili offerti da sostanze fresche, garantiscono imballaggi più contenuti. Se, poi, i prodotti sono locali, si può mirare a un successivo calo nel volume del contenitore. L'acquisto di carne al banco, tagliata o tritata al momento, è consigliabile, perché essa è migliore di quella surgelata e l'imballaggio è sicuramente più contenuto. Lo stesso si può affermare per salumi e formaggi che, se tagliati al momento, danno garanzia di superfici non ossidate e il contenitore può essere limitato nelle dimensioni. Se il pane è sciolto, i sacchetti igienici di carta sono migliori di qualsiasi altro contenitore. Per i biscotti e le merendine conviene rivolgere la propria attenzione alle confezioni famiglia, evitando la scelta di prodotti abbinati a piccoli oggetti di regalo, che sovente si dimostrano inutili e diventano rifiuti a loro volta. Lo zucchero in confezioni da un chilogrammo è preferibile ai sacchetti dei bar, anche per una questione economica. Altri prodotti, quali marmellate, tè, ecc., è opportuno siano in vasetti di vetro, piuttosto che in confezione monodose. Per dentifrici e prodotti similari, la scatola è un involucro inutile. E 'preferibile che i detersivi siano concentrati e diluibili, in modo da evitare che ci sia acqua, che ha un costo sia come componente sia come trasporto. Se ciò non è possibile, si può puntare su ricariche che, in ogni modo, sono contenute in imballaggi di minori dimensioni. Se si usano penne ricaricabili, si diminuisce la formazione di rifiuti. Le pile ricaricabili fino a mille volte consentono di ridurre la loro pericolosa presenza nell'ambiente quali scarti. L'impiego di pastelli di legno per colorare ed evidenziare evita la produzione di rifiuti di plastica. Per la corrispondenza, le buste con la finestrella di plastica trasparente rappresentano rifiuti non riciclabili, per cui le buste di carta restano quelle preferibili.
Da tutto quanto sopra riportato, si evidenzia come il consumatore possa intervenire nella risoluzione del problema degli imballaggi quali rifiuti, influenzando la tendenza dei produttori.
Logicamente, ci sono tanti altri modi per ridurre la formazione dei rifiuti, come, per esempio, usando spazzolini con testina ricambiabile, preferendo saponette solide piuttosto che saponi liquidi, radendosi con lama ricambiabile o con rasoi elettrici, naturalmente il tutto secondo scelte personali, ecc.
Comunque sia, il contributo del consumatore potrà essere una goccia nel mare magnum dei rifiuti da smaltire, però la somma di miliardi e miliardi di gocce può dare un sollievo all'intasato mondo che lo circonda, evitandogli di affogare miseramente nella cloaca che tende a sommergerlo, se non reagisce adeguatamente.