Il settore del riciclo del legno, come di altri materiali, è caratterizzato, in termini di pesi e volumi, da numeri quantitativamente rilevanti. Gli ultimi dati relativi al 2015 valutano che in Italia il consumo di legno riciclato, come materia prima seconda, sia di 11.500 ton/giorno pari a 3.795.000 ton/anno. Si tratta di quantità che in gran parte transitano per il circuito della raccolta con il sistema delle convenzioni ANCI/CONAI basato sulle piattaforme locali di raccolta per l'avvio al riciclo.
Per avere un'idea delle implicazioni della gestione di queste quantità rappresentate, per la sola parte di immesso al consumo pubblicata da Rilegno e costituita prevalentemente da pallet (50% circa), si pensi che se fossero tutti pallet equivarrebbero a 66.080.000 europallet di lunghezza 1200 mm: cioè messi in fila 79.286 km, quasi due volte il giro della terra all'equatore, mancherebbero poco più di 800 km.
I numeri danno la percezione concreta della dimensione delle cose da gestire, in termini di movimentazione, stoccaggio e destinazione finale: dove si metterebbe tutto il legno a fine uso, senza il riciclo?
Gestire queste grandi quantità, in considerazione anche del basso peso specifico e dei bassi coefficienti di riempimento del legno, ha implicazioni di natura logistica importanti, tanto che la movimentazione e stoccaggio diventa una fase critica per l'equilibrio economico del recupero e riciclaggio del legno.
Il confine tra valore economico del legno da trasformare in materia prima seconda ed i costi di logistica sono molto vicini e possono diventare svantaggiosi al punto da rendere il recupero ed il riciclo un costo: si motiva così il contributo economico fornito per il trasporto del legno recuperato dai centri di raccolta più distanti, situati nel centro sud, dagli insediamenti industriali attrezzati per il riciclo del legno.
Naturalmente questi costi, con le relative problematiche, condizionano il settore e gli stessi utilizzatori che nel caso specifico sono prevalentemente nel comparto dei produttori di legno truciolare/MDF, che in Italia si caratterizza per l'utilizzo quasi esclusivo, nei suoi processi produttivi, di materia prima seconda da legno riciclato.
Storicamente in Italia, anche per la sua morfologia, non c'è mai stata grande disponibilità di materia prima vergine rispetto ai fabbisogni, paragonandola a quella di altri Paesi europei come la Germania, ma progressivamente con l'aumentare della capacità di recuperare e riciclare l'approvvigionamento è diventato sempre meno critico, nonostante alcuni produttori esteri, come in Germania circa 10 anni fa, cominciarono a fare anche loro un utilizzo significativo.
Ai fini della valutazione del trade off, nel recupero del legno da riciclare, va tenuto conto della modesta incidenza del costo della materia prima sul totale dei costi. Le voci più rilevanti sono il processo di trasformazione e riciclo del legno stesso, con la lavorazione e l'energia elettrica, le colle che sono parte essenziale dei pannelli per l'incollaggio delle particelle di legno ed i costi di trasporto.
Lo sbocco principale del legno riciclato come materia prima seconda è quindi nell'ambito della produzione di semilavorati in legno, nel comparto specifico dei pannelli di legno truciolare/MDF, sia grezzi che nobilitati, cioè pannelli prodotti con una successiva lavorazione di rivestimento superficiale tramite l'utilizzo di un'ampia gamma di materiali, quali materie plastiche, carte, vernici, lamine melaminiche, fogli PVC, laccati, stampati e tranciati di legno.
Per questi prodotti l'industria italiana utilizza quasi soltanto legno riciclato, in luogo della materia prima vergine con la quale esclusivamente venivano prodotti all'origine in altri Paesi, come la Germania in primo luogo.
La Figura 3 è rappresentativa di diverse realtà produttive estere nel passaggio da materia prima vergine a legno di riciclo.
A sua volta il mercato di sbocco dei pannelli truciolati è nel settore del mobile (oltre il 90%) ed in percentuali residue modeste nell'edilizia e nei pallet, intendendo pallet, pallet box, pallet collars, cassette per ortofrutta, casse e gabbie, cestini, vassoi e plateaux bobine.
Il settore che in Italia viene da anni di congiuntura difficile, per la lunga crisi dell'edilizia in particolare, in tutta Europa consiste in una produzione di 29,1 milioni di metri cubi, dato relativo al 2015 con un incremento del 1,5% rispetto all'anno precedente.
Da diversi anni l'utilizzo delle capacità produttive installate in Italia non supera in media il 70-80% secondo i dati di EPF- European Pannel Federation.
Negli anni passati le aziende hanno apportato importanti innovazioni tecnologiche, sia per migliorare e rendere più competitivi i processi di produzione da legno riciclato, migliorandone le caratteristiche tecniche qualitative, sia in termini di produttività. Progressivamente, alla fine degli anni ‘90, c'è stato il passaggio da tecnologie di produzione statiche con presse monovano o multivano a dimensione fissa, a tecnologie di processi produttivi molto più performanti come le presse continue, che incrementano sensibilmente la capacità produttiva degli operatori e spostano l'adeguamento delle misure del pannello alle esigenze del singolo cliente in un momento successivo alla pressatura.
Il progresso tecnologico ha permesso di ottenere una materia prima seconda sempre più pura, con applicazioni tipiche di sistemi di riconoscimento e rimozione dei materiali e parti estranee, di sistemi di triturazione più efficienti e che hanno migliorato la qualità e la costanza delle caratteristiche dei materiali.
La maggiore capacità produttiva, non ha riscontrato la crescita auspicata della domanda, anzi abbinata a periodiche crisi ad iniziare dal 2001 e conseguenti contrazione del mercato, ha portato a razionalizzazioni del settore, con la chiusura di aziende e rallentamenti delle produzioni nelle aziende attive con ricorso anche a fermate forzate degli impianti.
In Italia il comparto è concentrato nel centro-nord dove negli anni'90 le aziende hanno concentrato l'attenzione sulle innovazioni dei processi tecnologici. I progressi che hanno conseguito hanno reso possibile un utilizzo sempre più rilevante di legno riciclato come materia prima seconda, quantitativamente e qualitativamente in termini di affidabilità, caratteristiche tecniche e qualitative dei prodotti.
Attualmente, nel riciclo del legno, oltre a piccole realtà ci sono dodici insediamenti a carattere industriale con baricentro nell'area di Mantova-Reggio Emilia, tutti dotati di impianti di lavorazione per la produzione di pannelli di truciolare, con una sola eccezione di una cartiera.
In questi insediamenti si sono realizzati sistemi tipici di economia circolare, dove il legno da riciclare viene utilizzato come materia prima e le parti dimensionalmente non idonee, tipicamente le polveri, vengono utilizzati in sito per la produzione di energia termoelettrica.
Una concentrazione di capacità produttive che farebbe ipotizzare altrettanta concentrazione di disponibilità di materie prime seconde, oppure di utilizzo dei prodotti del circuito di riciclo del legno o, meglio ancora, di entrambe le cose.
In realtà il processo di avvio a recupero del legno come materia prima seconda, per sua stessa natura, è economicamente fortemente condizionato dalla opportunità di utilizzo di prossimità, quindi di insediamenti distribuiti in funzione della disponibilità del legno da riciclare. Il fattore condizionante ed economicamente determinante è la presenza di importanti quantità collocate attraverso il mercato consumer e quindi con diffusione sul territorio proporzionale alla densità abitativa, alla distribuzione ed ai consumi.
Questo nei periodi di cali della domanda può portare al paradosso, in Italia, di sovra-disponibilità di legno da riciclare, anche in considerazione che comunque c'è una quota di importazione di pannelli 10-20% dell'immesso al consumo, che col tempo rientra anch'esso nel circuito del riciclo.
Un fattore critico, che nel tempo ha spinto ad innovare, è come detto il trasporto, che deve migliorare il più possibile il coefficiente di riempimento dei mezzi di trasporto fin dalle prime fasi, ed il fabbisogno di spazi e di magazzini per lo stoccaggio del legno da riciclare. Naturalmente prima iniziano i processi di riduzione volumetrica e più economicamente sostenibile è il processo per cui già nelle piattaforme si avvia, in genere, la frantumazione meccanica: un camion di trasporto alla rinfusa di 90 metri cubi di capacità può contenere circa 15 tonnellate di legno tal quale, mentre un premacinato può contenere 18-19 tonnellate ed un cippato fino a 24 ton.
L'ultimo aspetto ha impatto sull'ingombro degli spazi occupati dai materiali in corso di lavorazione e sui tempi richiesti dalle operazioni di carico e scarico.
Sono cosi stati realizzati mezzi di trasporto con sistemi automatizzati con "pianale mobile" che consentono operazioni di carico/scarico orizzontale ottimali per la movimentazione di merci sfuse. Altri vantaggi derivano dalla flessibilità d'uso e dalla completa autonomia delle operazioni.
I sistemi, idraulici e spesso asserviti da elettronica, prevedono pianali con doghe mobili, progettate in funzione della tipologia di materiali da movimentare, che consentono la movimentazione del carico con mezzo fermo e senza ausilio di altri mezzi. Un esempio di come le spinte all'efficienza ed all'ammodernamento dei committenti possa spingere i partner, fornitori, come in questo caso il comparto dei mezzi di trasporto commerciale, a processi di innovazione.