L’economia circolare chiavi in mano di Hera e Acr Reggiani

L'aggregazione al Gruppo Hera del leader italiano di bonifiche e decommissioning allarga lo spettro di offerta ai progetti integrati di rigenerazione in chiave ESG e getta le premesse per uno sviluppo anche in nuovi settori. Nel piano di sviluppo anche le grandi bonifiche dei SIN e la sfida delle energie alternative

Quella ciminiera di 220 metri

Fu una giornata speciale il 7 novembre 2013. L'Oltrepò Mantovano, ancora barcollante per la grande botta tellurica dell'anno prima, aggiustava la sua skyline con la demolizione della ciminiera quadricanne più alta d'Europa: il bestione di 220 metri che giganteggiava sulla centrale termoelettrica di Sermide. Si festeggiò anche qualche chilometro più a sud di quella pianura infinita, tutt'uno con la bassa modenese, nell'headquarter mirandolese di Acr Reggiani, l'azienda che aveva azzerato la torre rosicchiandola in 15 mesi come un esercito di termiti. Trattando poi, o recuperando, fino all'ultimo grammo gli oltre 17 mila tonnellate di detriti. Del resto, già allora Acr Reggiani era il leader italiano di bonifiche, demolizioni, smaltimenti, pronto intervento ambientale, global service rifiuti ed edilizia industriale. Un'azienda capace non solo di cancellare dall'orizzonte edifici giganteschi, ma anche di realizzare le opere civili di grandi centrali, eliminare contaminazioni profonde dai terreni, trattare fanghi e gestire, massimizzandone il recupero, qualsiasi tipo di scarto industriale.

Il faro dell'operatività grazie a know-how distintivo, maestranze e patrimonio tecnologico

E proprio dai fanghi era partito il fondatore Albertino Reggiani, sulla scorta della prima legge ambientale italiana (il dpr 915 del 10 settembre 1982), quando propose ad Agip di trattare in loco e poi smaltire i fanghi di perforazione. Da lì una progressione continua, seguendo la sempre crescente attenzione dell'opinione pubblica e della normativa verso la tutela del Pianeta, con una stella polare: l'operatività. Che nell'Acr Reggiani di oggi si concretizza in 550 fra tecnici e operai, oltre 100 macchine operatrici, un parco di oltre 320 mezzi e 11 sedi operative e di trattamento distribuite in tutta Italia: dalla Lombardia alla Sicilia, seguendo i progetti dei grandi clienti, in primis i big dei settori oil & gas ed energia. Un'operatività che però fa leva soprattutto su un know-how profondo del settore ambientale più pesante di tutti. Un patrimonio di competenze che consente oggi ad Acr Reggiani di partecipare sempre più spesso ai pool di imprese impegnate nelle bonifiche dei cosiddetti Siti di Interesse nazionale (SIN), come, ad esempio, quello di Bussi sul Tirino (PE), ex-area industriale aggredita dai tensioattivi, dove si stanno decontaminando i terreni con tecnologie innovative. Oppure come l'intervento alla Caffaro di Brescia, altro enorme complesso industriale che ha sparso sostanze contaminanti per decenni, nel cuore dell'area urbana della seconda città lombarda. Lì Acr si occuperà del decommissioning dei fabbricati e delle strutture impiantistiche ancora presenti nel sito, oltre che della bonifica dall'amianto friabile e compatto presente.

L'aggregazione nel Gruppo Hera, acceleratore di sviluppo e opportunità per i clienti

Il percorso di sviluppo ha trovato nel 2023 un importante acceleratore nell'integrazione di Acr in Herambiente, il primo operatore ambientale del Paese, a sua volta parte del Gruppo Hera.

"Questa operazione ha portato un doppio beneficio", spiega Alberto Reggiani, Amministratore Delegato Acr. "Da un lato la solidità finanziaria di Hera è la premessa per un'ulteriore crescita di investimenti per consolidare il nostro primato tecnologico e allargare gli ambiti di business. Dall'altro, consente di offrire ai clienti un ventaglio di soluzioni più ampie, veri e propri progetti di economia circolare, in chiave ESG, dove la vision di Hera si affianca alla nostra forza operativa".

I progetti per il futuro: nuovi settori di operatività e la sfida dell'idrogeno

É con questo spirito che si stanno affinando i piani di sviluppo per l'immediato futuro, che porteranno Acr a servire anche nuove filiere. Certamente senza perdere la focalizzazione su oil & gas ed energy, ma con una vista anche sulla transizione ecologica. Ad esempio, rispetto alla produzione di idrogeno, dove Acr si candida alla realizzazione delle opere civili dei grandi impianti.

Quarantacinque anni di slancio ed orgoglio

"L'anno passato abbiamo festeggiato i 45 anni di attività", afferma Claudio Reggiani, fratello di Alberto e come lui Amministratore Delegato Acr. "Lo abbiamo fatto con lo slancio di chi continua a guardare al futuro, ma anche con l'orgoglio per un percorso che ci ha portato ad essere un riferimento indispensabile per i nostri clienti, in termini di capacità operativa, affidabilità e rigoroso rispetto della normativa ambientale e sulla sicurezza".

 

 


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