Oltre 70 milioni di bottiglie al mese recuperate dalla raccolta differenziata e un nuovo progetto per liberare il mare dalla plastica. La produzione guarda all'etica e all'ambiente nel cuore delle Marche dove ha sede, a Barbara (Ancona), la Messersì Packaging, circa 200 dipendenti, tra le maggiori realtà europee nel settore delle materie plastiche e la prima che ha utilizzato il PET riciclato in Italia, acquistato sia da chi fa la raccolta differenziata e sia da chi aiuta si impegna per impedire che il Mediterraneo venga inquinato. "Immaginiamo un mondo in cui i rifiuti di plastica non entrino in mare, ma vengano raccolti, riciclati e riutilizzati" spiega l'imprenditore Maurizio Messersì.
L'azienda produce reggette, i classici nastri in plastica utilizzati per "legare", tenere uniti pallet, casse, imballaggi, eccetera. Un sistema di chiusura molto diffuso che, se smaltito correttamente può diventare una grande risorsa; è stata proprio questa visione a far introdurre nel processo produttivo un sistema per recuperare le regge utilizzate e realizzarne di nuove, verso un percorso di riciclabilità all'infinito. Sempre in quest'ottica, l'azienda ha deciso di firmare una stretta collaborazione con Keep Sea Blue, una ong greca che si occupa della raccolta di plastica nel Mediterraneo. Messersì impiega ogni giorno 50 tonnellate di materiale riciclato oltre 15mila tonnellate all'anno.
"Tutto ciò - aggiunge Messersì - comporta dei costi aggiuntivi ma crediamo che sia uno sforzo da fare, tutti insieme, per migliorare la situazione ambientale". Una storia di imprenditorialità iniziata nel 1980, che oggi vanta una produzione che viaggia sui 30 milioni di chilometri al mese, 360 milioni l'anno, e che nel 2020 Bloomberg ha collocato tra le prime 5 realtà al mondo produttrici di macchine reggiatrici. Storia che evolve. Dalle prime regge in pet agli investimenti su nuove soluzioni per abbattere i costi energetici, avvicinarsi all'autosufficienza da forniture esterne e ottenere un prodotto al 100% riciclabile per infinite volte.