Sogin: eccellenza nucleare

Abbiamo intervistato Flaviano Bruno, Direttore Ingegneria di Sogin, Società pubblica specializzata nel settore nucleare che si occupa  del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare 

Sogin, eccellenza italiana nel back-end della filiera industriale nucleare, dalla progettazione degli interventi di smantellamento alla gestione dei rifiuti, dal siting alla radioprotezione, fino alle analisi e ai monitoraggi ambientali, gestisce, oltre le quattro centrali nucleari italiane di Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta), lo smantellamento degli impianti legati al ciclo del combustibile FN di Bosco Marengo (Alessandria), Eurex di Saluggia (Vercelli), Opec e Ipu di Casaccia (Roma) e Itrec di Rotondella (Matera) e il Reattore Ispra-1, situato nel complesso del Centro Comune di Ricerca (CCR) della Commissione Europea di Ispra (Varese).

Fra questi, la centrale di Caorso, rappresenta un pezzo pregiato della storia energetica italiana. Con una potenza di 860 MW, è stata la più grande centrale nucleare del Paese. Progettata negli anni Settanta da un consorzio guidato da Enel, Ansaldo Meccanica Nucleare e GETSCO, la centrale, di tipo BWR (Boiling Water Reactor), entrò in esercizio nel 1981, dopo il collegamento alla rete avvenuto nel 1978. La sua attività produttiva fu breve ma intensa: in soli cinque anni, l'impianto generò circa 29 miliardi di kWh. Dopo l'arresto per ricarica del combustibile nel 1986, non venne più riavviata, anche a seguito del referendum del 1987 che sancì l'abbandono del nucleare in Italia. La dismissione fu decisa nel 1990 e, dal 1999, Sogin è divenuta responsabile del decommissioning (smantellamento) dell'impianto.

Oggi, con l'avanzamento delle attività di smantellamento autorizzate anche a livello ministeriale (VIA nel 2008, decreto di disattivazione nel 2014), Caorso è al centro di uno dei più complessi e importanti progetti di decommissioning nucleare in Italia. Per parlarci di decommissioning e dei lavori in corso a Caorso, abbiamo incontrato l'Ing. Flaviano Bruno, Direttore Ingegneria di Sogin.

 

Quali sono le principali sfide tecniche nello smantellamento di una centrale nucleare? Nel 1999 quando è nata Sogin con lo scopo di smantellare le quattro centrali nucleari italiane di Trino, Caorso, Latina e Garigliano non si conosceva l'esatta complessità di questo lavoro, che non è solo tecnica ma, anche organizzativa e amministrativa. Tra le sfide tecniche vi è sicuramente quella della presenza della radioattività, che Sogin ha sempre saputo affrontare e gestire in sicurezza, attraverso un approccio puntuale e pragmatico. Il decommissioning delle centrali nucleari italiane rappresenta perciò una sfida ingegneristica perché questi impianti, tutti diversi fra loro, erano stati progettati senza tener conto della necessità di smantellarli alla fine del loro ciclo di vita. Ciò comporta una costante e complessa pianificazione, in quanto le operazioni devono avanzare parallelamente, e prevedono lo sviluppo di soluzioni ingegneristiche e tecnologiche specifiche, molto spesso prototipali, che non sono replicabili su scala industriale e nemmeno tra i diversi siti.  


Come si definiscono le priorità e le tempistiche operative? Lo sviluppo e il controllo della pianificazione sono fondamentali per garantire che vengano attuate tutte le operazioni necessarie nella giusta sequenza, in relazione alle priorità, se consideriamo per esempio cosa è meglio smantellare prima se la parte più radioattiva oppure le parti convenzionali. Le decisioni vengono definite caso per caso tenuto conto delle diverse variabili, fra cui ovviamente le caratteristiche progettuali di ciascun impianto. A Caorso, ad esempio, si sta procedendo con lo smantellamento dei componenti interni dell'edificio reattore mentre il reattore sarà smantellato in una fase successiva.

Lo smantellamento dei componenti dell'edificio reattore rappresenta un passaggio cruciale: ci può spiegare cosa comporta questa fase e perché è così strategica? Questo progetto rappresenta l'attacco al cuore della centrale, rappresentato appunto dall'edificio reattore, dove si trova il vessel, il contenitore d'acciaio all'interno del quale durante l'esercizio avveniva la reazione nucleare. I primi sistemi e componenti ad essere smantellati saranno quelli posti a piano campagna. Una scelta dettata dalla necessità di liberare gli spazi per il passaggio dei materiali provenienti dagli altri piani dell'edificio reattore. A piano campagna si trova infatti un corridoio confinato, denominato waste route, realizzato da Sogin, dove i componenti tagliati verranno trasferiti in sicurezza nell'edificio turbina per essere eventualmente decontaminati, tagliati e ulteriormente ridotti di volume per facilitare la loro successiva gestione. A seguire, ci sarà lo smantellamento del vessel, l'attività più complessa dal punto di vista ingegneristico e operativo nella dismissione di una centrale nucleare. Al riguardo, è in corso la progettazione definitiva di questa attività che svolgeremo sulla base delle best-practies internazionali, garantendo come sempre la massima sicurezza per i lavoratori, l'ambiente e la popolazione.

Avete dichiarato che l'88% dei materiali che saranno smantellati sarà rilasciabile. Quali tecnologie consentono di ottenere questo risultato e in che misura rappresentano un'applicazione concreta dell'economia circolare?Esatto, saranno smantellate complessivamente 3.400 tonnellate di materiale, di cui circa l'88% sarà rilasciabile dopo le operazioni di trattamento e decontaminazione necessarie, mentre il restante 12% sarà gestito come rifiuto radioattivo e stoccato nei depositi temporanei del sito in attesa di essere trasferito al Deposito Nazionale, una volta disponibile. Questo risultato dimostra come Sogin, grazie a tecniche avanzate di trattamento e decontaminazione, sia in grado di recuperare una significativa percentuale dei materiali smantellati, confermando che è possibile implementare buone pratiche di economia circolare anche nel decommissioning nucleare, in linea con l'impegno della Società a favorire lo sviluppo sostenibile del Paese. 


Come vengono gestiti i rifiuti radioattivi prodotti durante le operazioni di smantellamento? La gestione dei rifiuti radioattivi è un processo estremamente controllato che accompagna il rifiuto dalla sua produzione al suo smaltimento finale. Il trattamento e il condizionamento di questi rifiuti tiene conto della loro natura, della radioattività presente, sia in termini quantitativi che qualitativi, cioè di radionuclidi presenti, e di una serie di altri parametri come l'interazione tra i materiali, la degradabilità nel tempo, la combustibilità, ecc. In generale, i rifiuti radioattivi prodotti nel decommissioning sono prevalentemente metallici e cementizi. Questi vengono ridotti di volume, immobilizzati con particolari matrici cementizie e inseriti in appositi contenitori per poi essere stoccati in depositi temporanei, nel rispetto dei più moderni standard di sicurezza. 

Qual è il ruolo della centrale di Caorso nel più ampio piano nazionale di dismissione degli impianti nucleari? E quali lezioni avete appreso da questo progetto che possono essere utili per altri siti?
 Non c'è un ruolo definito per Caorso, come le dicevo i programmi di decommissioning proseguono in parallelo su tutti i nostri siti. Certo, Caorso è la centrale italiana più grande ma anche quella più "giovane" e che ha avuto la vita operativa più breve. Ciò significa che può essere considerata una buona palestra per mettere a punto sistemi, processi e strategie che poi possono diventare patrimonio aziendale per operare eventualmente in altri impianti o in ambienti similari. Sono molte le lesson learned in questi anni. Penso, ad esempio, agli smantellamenti correlati alla rimozione dei componenti dell'edificio turbina dove abbiamo potuto mettere a punto delle migliorie al sistema di tracciabilità dei pezzi smantellati applicate poi negli altri siti dove siamo impegnati.


A Caorso sono in corso anche i lavori di adeguamento del deposito temporaneo Ersba1. Quali standard di sicurezza vengono adottati nella sua ricostruzione?
 Si, abbiamo iniziato i lavori di demolizione e successiva ricostruzione del deposito temporaneo per rifiuti radioattivi di bassa attività, denominato Ersba1, per adeguarlo ai più recenti standard di sicurezza previsti dai regolamenti di settore e dalla normativa. 
Gli interventi sulla struttura, lunga 50 metri, larga 30 e alta circa 6 metri, riguarderanno la demolizione della copertura, delle pareti in calcestruzzo e delle fondazioni, a cui seguirà la ricostruzione sulla stessa area del nuovo deposito, con una volumetria analoga a quella dell'edificio smantellato. Al termine degli adeguamenti civili saranno installati all'interno due carriponte per la movimentazione dei manufatti e i sistemi impiantistici. 

In parallelo, state intervenendo anche sugli altri depositi (Ersma e Ersba2). Ci può fare un quadro dello stato di avanzamento  complessivo delle infrastrutture di stoccaggio temporaneo sul sito?
Nel deposito Ersba2 i lavori di adeguamento sono terminati nel 2023 e oggi è in esercizio, mentre sono in corso anche le operazioni di adeguamento del deposito temporaneo per rifiuti di media attività, denominato Ersma, che prevedono la demolizione della parte superiore, i cosiddetti "torrini" e delle parti interne ovvero delle strutture cementizie dette "loculi" dove venivano stoccati i rifiuti di media attività.

Con l'adeguamento dei depositi esistenti evitate la costruzione di nuove strutture: quanto incide questa scelta sulla sostenibilità economica e ambientale del progetto?

Esatto, l'adeguamento dei tre depositi esistenti consente un approccio estremamente sostenibile perché evita di realizzare nel sito nuove strutture di stoccaggio temporaneo e di proseguire con i programmi di smantellamento in corso. Al loro interno saranno accolti i rifiuti radioattivi pregressi e quei prodotti dalle attività di decommissioning, in vista del loro successivo conferimento al Deposito Nazionale, una volta disponibile. Attualmente nella centrale di Caorso sono stoccati in sicurezza circa 920 metri cubi di rifiuti. 

Nei siti nucleari in decommissioning come viene garantito il monitoraggio radiologico durante le attività di smantellamento e quali strumenti utilizzate per tutelare la sicurezza dei lavoratori e dell'ambiente?
 Tutti gli interventi che Sogin porta avanti sono progettati, realizzati e monitorati, con la strumentazione più moderna, in modo da non produrre alcun impatto su lavoratori, popolazione e ambiente. A tutela della salute e dell'ambiente la Società gestisce un'articolata rete di sorveglianza ambientale e monitora, con controlli continui e programmati, la qualità dell'aria, del terreno, delle acque di falda e dei corsi d'acqua o del mare in prossimità del quale si trovano gli impianti, nonché dei principali prodotti agro-alimentari del territorio. La rete di sorveglianza ambientale dei siti è stata istituita al momento della loro entrata in esercizio e non si è mai fermata. Ogni anno Sogin effettua centinaia di misure su queste matrici. I risultati dei monitoraggi sono inviati all'Autorità di controllo ISIN e resi pubblici. 


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