Per potenziare i mercati esistenti e crearne nuovi in grado di ottimizzare le proprietà tecniche della gomma contenuta negli PFU, le imprese della filiera europea chiedono di fissare a livello UE criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto per la gomma derivata da PFU (granulati e polveri), essenziali per alleviare gli ostacoli che incidono oggi sugli usi circolari dei materiali derivati dal riciclo degli PFU in una varietà di applicazioni
Nel 2022 la gomma riciclata da PFU è stata classificata dal JRC della Commissione europea al terzo posto (dopo plastica e tessile) tra i flussi candidati più idonei per cui sviluppare ulteriori criteri di fine vita (EoW). ETRMA e la Confederazione europea delle industrie del riciclo (EuRIC), con un position paper congiunto, hanno chiesto tempi certi per giungere a una normazione EoW europea per gli PFU, anche alla luce dei criteri EoW nazionali esistenti in diversi Paesi membri. La recente approvazione a livello UE di nuove restrizioni nell’ambito del Regolamento REACH per gli impieghi di granulo e polverino nei campi sportivi costituisce un ostacolo all’impiego di materiale proveniente dal riciclo meccanico degli PFU: si spera che possa essere una spinta per promuovere nuovi mercati e nuove tecnologie di riciclo, anche se si teme invece, almeno nel breve termine, uno stimolo al recupero energetico. Per potenziare i mercati esistenti e crearne di nuovi in grado di ottimizzare le proprietà tecniche della gomma contenuta negli PFU, le imprese della filiera europea chiedono che le istituzioni comunitarie agiscano con urgenza prevedendo ulteriori misure per promuovere l’innovazione delle tecniche di riciclo e per garantire l’economia circolare degli pneumatici e della gomma in particolare. Chiedono quindi di fissare a livello UE criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto per la gomma derivata da PFU (granulati e polveri), essenziali per alleviare gli ostacoli che incidono oggi sugli usi circolari dei materiali derivati dal riciclo degli PFU in una varietà di applicazioni. L’armonizzazione a livello UE è fondamentale per un mercato interno più ampio e ben funzionante e per aumentare la certezza per investimenti in nuove tecnologie di riciclo. In questo contesto, vale la pena evidenziare le rilevanti potenzialità ancora sottoutilizzate, soprattutto in Europa, sia delle tecnologie di riciclo della gomma da PFU nei lavori di ingegneria civile e negli asfalti modificati, sia delle tecnologie di riciclo chimico quali in particolare la vulcanizzazione e la pirolisi degli PFU. Difatti il polverino di gomma da PFU trova impiego negli asfalti modificati sfruttando le caratteristiche di elasticità e assorbimento del rumore date della gomma: può essere utilizzato per modificare il bitume o come aggregato nelle miscele di asfalto. Strade realizzate con asfalto gommato misto ad aggregati sono state ampiamente sviluppate in tutto il mondo, con risultati soddisfacenti. Aumento della durata di vita del manto stradale, riduzione dell’inquinamento acustico e aumento della sicurezza in condizioni di strada bagnata: nonostante ciò, questo tipo di impiego è ancora sottoutilizzato (solo il 2% in Europa), pertanto con un amplissimo margine di implementazione. Infine, ma non ultime, si evidenziano le notevoli potenzialità delle tecnologie di devulcanizzazione e pirolisi che permettono un vero riciclo primario della gomma dagli pneumatici. La fattibilità economica di questi percorsi alternativi dipende dalla qualità dei prodotti ottenuti e dalla disponibilità di mercati per la loro commercializzazione.
La filiera del recupero degli PFU in Italia
Secondo quanto pubblicato dal Ministero per la Transizione Ecologica (MITE), sono presenti in Italia le seguenti forme associate di gestione degli PFU, ai sensi del DM 182/19.
Per quanto riguarda i Sistemi Individuali oggi sono 44, di cui solo 12 con immesso al consumo superiore alle 200 t/anno.
Immesso al consumo di pneumatici in Italia
I produttori e gli importatori di pneumatici hanno l’obbligo di comunicare ogni anno al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ai sensi del DM 182/2019, i dati relativi alle quantità e alle tipologie degli pneumatici immesse sul mercato del ricambio nonché alle forme di gestione degli PFU presenti sul territorio nazionale. Sulla base di tali dati il MASE pubblica le quantità annuali degli pneumatici destinate al mercato del ricambio. Nel 2022 l’immesso al consumo sul mercato è pari a 401 kt, in aumento rispetto al 2020 (323 kt), anno della crisi Covid, ma anche al 2019 (poco meno di 370 kt) e al 2018 (384 kt).
I produttori e gli importatori che immettono pneumatici sul mercato del ricambio, ai sensi dell’articolo 228 del D.Lgs. 152/2006, devono raccogliere e avviare a recupero, con cadenza annuale, il 95% degli pneumatici immessi sul mercato. Alla fine del 2020 il Ministero dell’Ambiente ha stabilito, con la direttiva n. 103883, un obbligo di raccolta e gestione di ulteriori quantità di PFU nella misura del 15% oltre i propri obiettivi (incrementabile fino al 20%), a carico delle forme associate e dei sistemi individuali con immesso superiore alle 200 tonnellate.
Il riciclo e il recupero energetico degli PFU
Il quadro ufficiale su produzione e gestione degli PFU in Italia è contenuto nel Rapporto ISPRA sui Rifiuti Speciali edizione 2023. Secondo ISPRA, nel 2021 in Italia si stima1 siano state prodotte circa 492 kt di PFU, dato in crescita rispetto al 2020, che riallinea i valori a quelli del periodo pre-Covid. Relativamente alla gestione degli PFU, sulla base delle elaborazioni dei dati MUD, nel 2021 in Italia sono state gestite oltre 488 kt di PFU, a cui si aggiungono 70 kt esportate all’estero. La quantità gestita, rispetto al 2020, fa registrare un aumento del 10,5%. L’81,8%, oltre 399 kt, sono state recuperate sotto forma di materia e il 3,2%, circa 16 kt, sono state recuperate in impianti produttivi per produrre energia.
Tuttavia, i dati ISPRA si basano su elaborazioni di dati MUD relativi al codice EER 160103 nel quale rientrano anche le ruote solide, gli pneumatici da bicicletta, gli pneumatici Avio e le camere d’aria, che sono espressamente esclusi dal DM 182/2019. Pertanto, il quantitativo totale di PFU gestiti desunti dai dati MUD risulta superiore alla somma delle quantità dichiarate dai consorzi ex. Art 228 D.Lgs. 152/2006. Inoltre, i dati elaborati da ISPRA non considerano il cambio di codice che avviene nel momento in cui gli PFU sono sottoposti a un trattamento meccanico; pertanto, anche i dati relativi alle varie destinazioni di gestione appaiono, export incluso, non coerenti con i dati elaborati dai Consorzi di gestione.
Il Consorzio ECOPNEUS: risultati 2022
Nel 2022 il consorzio ECOPNEUS ha raccolto circa 232 kt di PFU, con quantitativi in crescita dopo la contrazione registrata nel 2021 dovuta al periodo di crisi causato dalla pandemia di Covid-19, superando inoltre del 20% il target di raccolta stabilito dalla legge. La raccolta ordinaria 2022 è stata realizzata rispondendo a un totale di 80.784 richieste di prelievo (numero in crescita rispetto alle 65.508 dell’anno precedente) effettuate presso 23.177 punti di generazione degli PFU distribuiti su tutto il territorio nazionale (23.030 nel 2021) con una copertura capillare di tutte le regioni e tutte le province. Il 53% degli PFU raccolti è stato destinato effettivamente al recupero di materia (considerando oltre alla gomma anche il recupero di granuli di acciaio nonché di residui di combustione nel cemento, ecc.), mentre il 47% come energia (PFU interi, ciabattati e cippati e fibre tessili da frantumazione PFU). Il tasso di recupero di materia nel 2022 sembra riallinearsi alle performance degli anni precedenti il 2020 e rappresenta un segnale di ripresa del mercato della gomma vulcanizzata granulare per prodotti e applicazioni, dopo la contrazione rilevata negli anni della crisi da pandemia di Covid-19. Tale trend di ripresa della filiera viene infatti confermato dalle vendite effettuate nel 2022, nell’ambito del sistema ECOPNEUS, sul mercato nazionale ed estero di una quantità di gomma vulcanizzata granulare (GVG), sotto forma di granuli e polverini, pari a 61 kt, con un +22% circa rispetto all’anno precedente (50 kt immesse sul mercato nel 2021). Una quantità più in linea, rispetto al 2021, con le oltre 70 kt di vendite relative agli anni precedenti la crisi da pandemia.
Il Consorzio EcoTyre: risultati 2022
Nel 2022 il Consorzio EcoTyre ha raccolto oltre 46 kt di PFU in tutte le regioni d’Italia, di cui 44 kt dalla rete del ricambio (gommisti), 2 kt dagli autodemolitori ACI e il restante da ritiri straordinari. L’organizzazione EcoTyre è basata su 125 Partner di cui 107 aziende specializzate nella logistica di ritorno e 18 operatori del trattamento e recupero. Nel 2022 sono stati effettuati 19.417 ritiri, la gran parte di questi ha riguardato i gommisti (18.898), altri 464 sono stati effettuati presso autodemolitori afferenti alla rete ACI, mentre 55 sono stati gli interventi di ritiro straordinario. Sono 16.270 le officine e gommisti iscritti ai servizi di EcoTyre, diffusi capillarmente in tutta Italia.
Ecotyre da sempre ha privilegiato il recupero di materia dei PFU rispetto alla termovalorizzazione, tanto è vero che dal 2018 a oggi ha incrementato di circa il 50% l’utilizzo di PFU per produrre materie prime seconde. Questa attenzione ha permesso di raggiungere ottimi risultati promuovendo il progetto “Da Gomma a Gomma” che ha coinvolto primari partner italiani della filiera. Il risultato è stato realizzare pneumatici contenenti gomma riciclata proveniente da PFU. EcoTyre ha lanciato oltre 10 anni fa la campagna PFU Zero, con il patrocinio del MASE, per rimuovere le discariche abusive di pneumatici presenti allora in Italia. Ormai il fenomeno degli abbandoni illegali è sempre più marginale ma EcoTyre continua a lavorare a fianco di associazioni ambientaliste ed enti locali per risolvere il problema con interventi di ritiro volontari e gratuiti. Ad oggi sono stati più di 300 gli interventi effettuati.
Le sfide e le potenzialità del settore
Le nuove modifiche al Regolamento europeo REACH2 contengono restrizioni sulle microplastiche e in particolare prevedono che, entro otto anni, venga vietato l’impiego di granuli di gomma riciclata come intaso nelle pavimentazioni sportive in erba sintetica: parliamo di una filiera del recupero di materia da PFU che a oggi rappresenta circa il 30% del mercato nazionale, con una tecnologia adottata in circa 5.000 impianti sportivi in tutta Italia (dati ECOPNEUS). Tale norma imprime un’accelerazione al processo di cambiamento comunque necessario al settore degli PFU poiché a oggi il sistema non riesce ad assorbire e valorizzare i quantitativi di gomma riciclata da PFU prodotta ogni anno.
Come anche previsto nella Strategia nazionale sull’economia circolare è pertanto necessario, oggi più che mai, mettere in campo le leve strategiche per sostenere la filiera del riciclo degli PFU, da un lato con l’apertura di nuovi mercati per la gomma riciclata e nuove prospettive di recupero e riciclo degli PFU e dall’altro con interventi a monte della filiera quali ecodesign e prevenzione rifiuti. La prospettiva del riutilizzo industriale della gomma da PFU nella produzione di nuovi pneumatici apre una strada in questo senso.
Riutilizzo pneumatici usati e pneumatici ricostruiti
Una strategia per gestire il fine vita di uno pneumatico è quella di prevenire la creazione del rifiuto, in linea con la gerarchia dei rifiuti comunitaria, allungandone la vita attraverso la sua ricostruzione (o retreading). Questo processo consiste in sostanza nella sostituzione del battistrada usurato, di fatto consentendo al grosso dello pneumatico di compiere ancora uno o più cicli di vita utili. I vantaggi ambientali di questa pratica sembrano essere importanti: Bridgestone, ad esempio, stima che uno pneumatico ricostruito utilizzi il 73% delle risorse in meno rispetto a uno pneumatico nuovo3, valore molto simile a quello dichiarato da Continental che parla di un risparmio del 70%. Uno studio recente condotto dal Fraunhofer institute4 ha comparato l’impatto ambientale degli pneumatici ricostruiti con quelli nuovi. Grazie essenzialmente al minore impiego di materia prima vergine, la ricostruzione consente di risparmiare circa il 64% delle emissioni rispetto a uno pneumatico nuovo. A oggi l’attività di ricostruzione riguarda essenzialmente gli pneumatici di dimensioni e costi considerevoli, come quelli per camion, bus e mezzi agricoli, che possono arrivare anche a 200 kg; tecnicamente potrebbe però essere applicata (e in alcuni casi lo è) anche agli pneumatici per autovetture che rappresentano la gran parte del mercato. Secondo European Tyre Rubber Manifacturer Association, nel 2019 in Europa sono stati venduti 16,7 milioni di pneumatici per camion e bus, di cui il 25%, oltre 4,3 milioni, ricostruiti5. Questa percentuale scende al 4% se si considera la quantità di pneumatici ricostruiti sul totale di quelli del ricambio gestiti in Europa, a causa del peso preponderante degli pneumatici per autovetture. Tra i leader europei del settore c’è un’azienda italiana, Marangoni, che con la tecnologia Ringtread6 produce anelli prestampati che possono essere applicati direttamente sulle carcasse dei produttori. Dal 1975 al 2022, grazie a questa tecnologia, si stima siano stati ricostruiti 50 milioni di pneumatici e oggi più del 25% degli pneumatici ricostruiti a freddo in Europa utilizza la tecnologia sviluppata da Marangoni.Nell’ottica della prevenzione dei rifiuti e dell’incremento della circolarità della filiera, le pratiche di riutilizzo e ricostruzione degli pneumatici usati dovrebbero essere prioritariamente e opportunamente incentivate. Gli pneumatici usati idonei al riutilizzo o alla ricostruzione, stimati in circa 80.000 t ogni anno in Italia, non sono attualmente inclusi nei confini del sistema EPR delineato dal DM 128/2019. Il relativo mercato, dunque, è spesso afflitto da problemi dovuti a carenza di trasparenza e illegalità a causa in primis dell’assenza di un sistema di tracciabilità dell’usato e delle attività di riutilizzo anche a valle di operazioni di ricostruzione. In questo caso lo strumento degli acquisti pubblici verdi (GPP) è già disponibile a livello nazionale, con l’obbligo per le Amministrazioni pubbliche di approvvigionarsi di pneumatici ricostruiti per le loro flotte di veicoli, e rappresenta un driver importante per lo sviluppo di tale filiera.
Sarebbe pertanto opportuno, al fine di garantirne tracciabilità e contabilità, ricondurre in capo ai produttori di pneumatici, all’interno del confine EPR, come già avviene in altri Paesi europei, anche la gestione dei propri prodotti usati e/o ricostruiti attraverso sistemi di selezione garantiti e certificati, con vantaggi ambientali ed economici per tutto il ciclo di gestione.
Acquisti verdi - CAM Strade
Nonostante in Italia ci siano circa 680 chilometri di strade con asfalto modificato con gomma riciclata da pneumatici (dati ECOPNEUS), si tratta ancora di un volume marginale rispetto al potenziale della rete nazionale. Resta da consolidare e predisporre un quadro normativo che promuova e sostenga l’utilizzo e la diffusione di questa applicazione che, nel medio e lungo periodo, permetterebbe di rinnovare progressivamente la rete stradale nazionale, garantire maggiore sicurezza e consentire un ritorno economico dal risparmio in manutenzione delle pavimentazioni stesse. L’emanazione dell’atteso decreto ministeriale sui Criteri ambientali minimi (CAM)7 sui Servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione e manutenzione di strade, che riguarda l’impiego di polverino e asfalti modificati, rappresenterebbe uno strumento rilevante per l’indirizzo delle scelte della P.A. e per la diffusione degli asfalti con polverino di gomma, valida risposta alla messa al bando degli intasi in gomma riciclata. Il polverino ottenuto dal trattamento di recupero degli PFU verrebbe usato come additivo al bitume per la posa dei cosiddetti asfalti gommati, che peraltro hanno prestazioni meccaniche migliori, sono più resistenti e riducono la rumorosità. Un ulteriore strumento normativo per la diffusione degli asfalti con polverino di gomma richiesto da UNRIGOM, ECOPNEUS e ECOTYRE è l’introduzione dell’obbligo di utilizzo di pavimentazioni a bassa emissione sonora in tutte le strade urbane principali e secondarie (categorie “D” ed “E” definite al comma 2, articolo 2 del DPR 30 marzo 2004, n.142), verso obiettivi di riduzione dell’inquinamento acustico in ambito urbano.
End of Waste e riciclo chimico
Gli operatori della filiera di gestione degli PFU chiedono l’ampliamento dei criteri di cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste), con la revisione del vigente decreto sull’end of waste per la gomma granulare vulcanizzata (GVG) per sostenere innovazione e sviluppo tecnologico nella filiera del riciclo degli PFU, a partire dalle nuove opportunità di riciclo chimico. A oggi, il DM 78/2020 prevede un elenco limitato di impieghi ammissibili per la gomma riciclata e non prende in considerazione le nuove opportunità di trattamento già operative in alcuni mercati stranieri, come ad esempio la tecnologia della pirolisi. Tramite il processo di pirolisi dalla gomma riciclata da PFU è possibile ottenere carbon black e oli che possono essere impiegati nella produzione di nuovi pneumatici. Secondo i principali consorzi sarebbe auspicabile che la GVG possa essere classificata come prodotto utilizzabile nei processi di pirolisi da un lato e, dall’altro, che si possa intervenire a livello nazionale per snellire l’iter di autorizzazione degli impianti di pirolisi degli PFU, per garantire tempi chiari e certi per tutti i soggetti coinvolti.
Recupero energetico
Il recupero di energia potrebbe rappresentare un’opzione necessaria per la chiusura del ciclo di gestione nazionale degli PFU almeno nell’attesa di individuare ulteriori sbocchi di riciclo, alla luce di un mercato interno della gomma riciclata ancora non sufficientemente maturo per assorbire tutto il materiale disponibile e agli ostacoli anche normativi, nuovi e pregressi, che non ne favoriscono a pieno lo sviluppo. Il recupero energetico degli PFU viene prevalentemente effettuato nei cementifici, consentendo di sfruttare al meglio l’elevato potere calorifico della gomma, comparabile a quello del pet-coke, nonché di recuperare come materiali i residui della combustione, ceneri e acciaio, che vengono inglobati nel prodotto finito, evitando il ricorso a ulteriori materie prime vergini. A oggi il consumo di combustibili alternativi nei cementifici in Italia è ben al di sotto della media europea mentre la quota di PFU esportati in cementifici esteri è molto alta (circa il 60% degli PFU è avviato a recupero energetico dal sistema consortile secondo dati ECOPNEUS) a causa della scarsa domanda di tale flusso da parte dei cementifici nazionali, dovuta soprattutto a vincoli autorizzativi. n
Tratto da “Il Riciclo in Italia 2023” realizzato dalla “Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile” con il patrocinio del “Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica”, di “ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale” e “SNPA Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente”.
1Sono esentati dalla dichiarazione MUD le attività di servizio quali ad esempio il commercio all’ingrosso e al dettaglio degli pneumatici e della riparazione di autoveicoli e motocicli.
2 Regolamento (UE) 2023/2055 della Commissione del 25 settembre 2023 recante modifica dell’allegato XVII del regolamento (CE) 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) per quanto riguarda le microparticelle di polimeri sintetici.
3 https://www.bridgestone.com/responsibilities/environment/resources/action02/index.html
4 https://www.retreadingbusiness.com/latest-news/posts/2022/september/fraunhofer-institute-draws-positive-ecobalance-of-high-quality-retreads-v-comparable-new-tyres/
5 https://www.etrma.org/wp-content/uploads/2021/12/20211215-Statistics-booklet-2021VF.pdf
6 https://www.marangoni.com/retreading-systems/ringtread-system/
7 Con il decreto direttoriale 31 marzo 2023, n. 15 applicativo della Strategia nazionale per l’economia circolare (DM 24 giugno 2022, n. 259) e del relativo cronoprogramma degli interventi (DM 342/2022), il decreto CAM Strade prevede che nel corso del 2023 il MASE debba avviare una revisione del DM 23 giugno 2022 contenente i nuovi CAM edilizia nonché proseguire e/o terminare l’attività di definizione dei CAM per il servizio di progettazione ed esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione e adeguamento delle strade.