I rifiuti da C&D costituiscono il flusso più rilevante di rifiuti speciali (47,7% del totale), cresciuti a seguito dei vari incentivi governativi degli ultimi anni, che hanno aumentato l’attività edilizia. La principale forma di recupero è la trasformazione in inerti fini o grossolani per la produzione di calcestruzzo o asfalto
Il contesto europeo
A livello globale, il settore delle costruzioni rappresenta oggi circa un terzo del consumo totale di materia e ha contribuito a triplicare l'estrazione mondiale di materiale dal 1970. In Europa consuma circa 1.094 milioni di tonnellate (Mt) di materiali all'anno, con il settore residenziale che consuma quasi tre volte più del settore dei servizi pubblici¹. I rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) rappresentano il flusso più rilevante tra i rifiuti speciali prodotti in Europa: nel 2020 nell'UE27 si attestano intorno a 305 Mt, pressoché stabili rispetto al 2018 (303 Mt). Sulla base dei dati EUROSTAT pubblicati nel Rapporto CEN 2023 che confronta cinque Paesi europei, la Germania ne produce la quota maggiore (89 Mt), il 29% del totale nell'UE nel 2020, seguono la Francia con 61 Mt e quindi l'Italia con 46 Mt.
La quantità di rifiuti inerti da C&D recuperati (incluse le operazioni di colmatazione) nell'UE al 2020 è circa il 90% dei rifiuti prodotti, in crescita di 2 punti percentuali rispetto al 2018 probabilmente in ragione delle ottime performance già raggiunte, con tassi di recupero molto elevati per la quasi totalità dei 27 Paesi. L'Italia ottiene il risultato migliore tra i cinque analizzati, raggiungendo nel 2020 il 98%, seguita non molto distante dalla Germania (94%), poi da Polonia e Francia, entrambe al 74%, quindi la Spagna (73%). In generale nell'ultimo decennio la Germania e l'Italia hanno mantenuto ottime performance nel recupero dei rifiuti inerti da C&D.
I rifiuti da costruzione e demolizione costituiscono un flusso di rifiuti prioritario anche nella normativa europea. Il target, al 2020, del 70% di preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e altri tipi di recupero di materia (incluse operazioni di riempimento che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali), fissato dalla Direttiva quadro rifiuti 2008/98 sarà aggiornato secondo quanto stabilito dalla nuova Direttiva rifiuti 2018/851/ UE (pacchetto economia circolare) che ha disposto che entro il 31 dicembre 2024 la Commissione valuterà l'introduzione di nuovi obiettivi in materia di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione e per le relative specifiche frazioni di materiali.
I rifiuti da C&D sono oggetto anche del Piano d'azione europeo per l'economia circolare (CEAP-COM/2020/98) e della Nuova strategia industriale 2020 "Costruire un mercato unico più forte per la ripresa dell'Europa", COM (2021) 350 final, nonché più recentemente della proposta di Regolamento sulla commercializzazione dei prodotti da costruzione nel segno del maggiore riuso e riciclo approvato l'11 luglio 2023 dal Parlamento europeo.
La proposta introduce regole armonizzate nell'UE per la commercializzazione dei prodotti da costruzione (modificando il Regolamento 2019/1020/UE e abrogando il vigente Regolamento 305/2011/ UE) incentivandone la circolarità con l'obbligo per i fabbricanti di progettare prodotti riutilizzabili, rifabbricabili e riciclabili, facilitandone la separazione durante la disinstallazione, lo smantellamento, la demolizione e la fase avanzata del riciclaggio ed evitando la produzione di materiali misti.
Tramite il "passaporto del prodotto", il proprio sito web o mediante codice QR, il produttore deve informare i consumatori sulle modalità di rifabbricazione o riciclaggio dei prodotti e fornire ogni altra informazione necessaria per il riutilizzo, la rifabbricazione o il riciclaggio, compreso un elenco di impianti di riciclaggio.
Nonostante l'intensità di consumo di risorse in edilizia, il settore non è ancora oggetto a livello UE di iniziative per l'introduzione di schemi di responsabilità estesa del produttore, presumibilmente a causa della complessità della filiera.
Solo la Francia è intervenuta in materia con la legge sull'economia circolare, che già nel 2020 prevedeva l'obbligo di istituzione di uno schema EPR per il settore edile entrato poi in vigore il 1° gennaio 2023.
La produzione e il recupero dei rifiuti da C&D in Italia
I rifiuti delle attività di costruzione e demolizione costituiscono il flusso più rilevante di rifiuti speciali, sia a livello europeo che nazionale. Secondo quanto riportato nel Rapporto rifiuti speciali ISPRA 2023, infatti, nel 2021 il maggior contributo alla produzione complessiva dei rifiuti speciali è dato dal settore C&D, con una percentuale pari al 47,7% del totale, corrispondente a 78,7 milioni di tonnellate (Mt), comprensivi dei rifiuti da operazioni di costruzioni e demolizione e di altri rifiuti prodotti da tali attività.
Nella Tabella in basso sono riportati i quatitativi di rifiuti da operazioni di costruzione e demolizione prodotti nel periodo 2017-2021. Dopo il calo registrato nel biennio 2019-2020 a causa della crisi da pandemia di Covid-19, l'edilizia mostra una ripresa nel 2021. Il settore è stato oggetto, negli ultimi anni, di incentivi governativi che ne hanno aumentato le attività con un conseguente aumento anche dei rifiuti prodotti: 59,4 Mt nel 2021, +18,4%, rispetto al 2020 (circa 50,2 Mt).
Il recupero di materia ammonta a circa 47,6 Mt, +21,7% rispetto al 2020. Per la parte minerale dei rifiuti da operazioni di costruzione e demolizione, la principale forma di recupero è la trasformazione in inerti fini o grossolani che possono essere utilizzati nella produzione di calcestruzzo o asfalto o nella costruzione di strade. Il tasso di recupero3 nel 2021 è pari all'80,1%, oltre il target del 70% fissato dalla Direttiva 2008/98/CE per il 2020. Considerando anche i quantitativi utilizzati per operazioni di colmatazione (375 kt), il tasso di recupero si attesta all'80,7%.
Il quadro normativo e i nuovi strumenti
Il D.Lgs. 152/06 individua i rifiuti inerti da C&D come flusso prioritario e stabilisce, in ottemperanza al dettato europeo, un target del 70% di riciclo da raggiungere entro il 2020 (articolo 181): target superato, come dimostrato dai dati ISPRA. Il decreto prevede che i centri di rivendita di materiali edili possano gestire, senza autorizzazione ma nel rispetto di specifiche condizioni, un deposito preliminare alla raccolta di rifiuti da C&D al fine di agevolarne la raccolta ed evitare fenomeni di abbandono sul territorio (articolo 185-bis). Inoltre, a seguito del recepimento del pacchetto sull'economia circolare, con la finalità di migliorare la gestione di questo specifico flusso di rifiuti, il legislatore nazionale ha previsto l'introduzione della promozione della prassi della demolizione selettiva, previa consultazione con le associazioni di categoria. Lo scopo è consentire la rimozione e il trattamento sicuro delle sostanze pericolose e facilitare il riutilizzo e il riciclaggio di alta qualità dei rifiuti delle attività di C&D, nonché di garantire l'istituzione di sistemi di selezione per tale tipologia di rifiuti almeno per legno, frazioni minerali (cemento, mattoni, piastrelle e ceramica, pietre), metalli, vetro, plastica e gesso (articolo 205, comma 6-quinquies).
È infine previsto, secondo una recente modifica al D.Lgs. 152/06, che il piano di gestione delle macerie e dei materiali derivanti dal crollo e dalla demolizione di edifici e di infrastrutture a seguito di un evento sismico costituisca parte integrante del piano di gestione regionale dei rifiuti. Va evidenziato infatti che in Italia i rifiuti inerti non derivano solo da attività connesse alle ordinarie operazioni di costruzione, demolizione e ristrutturazione, ma ne esiste una quota rilevante (attualmente più di 4 Mt secondo l'Osservatorio Sisma) proveniente da eventi sismici distruttivi quali quelli che in anni recenti hanno colpito il Centro Italia. Le macerie sono costituite in gran parte da rifiuti inerti riutilizzabili e riciclabili, ma nonostante l'alto potenziale di recupero tali rifiuti, in diverse regioni, sono tuttora abbancati in cumuli sul territorio.
La Strategia Nazionale per l'Economia Circolare e il Programma Nazionale Gestione Rifiuti (PNGR) individuano i rifiuti da C&D quali flusso prioritario per la transizione ecologica nazionale nonché target di misure finalizzate al raggiungimento di una concreta economia circolare e a una efficace pianificazione nazionale.
Secondo il PNGR le Azioni per colmare il gap impiantistico per i rifiuti da C&D sono:
• rafforzare l'implementazione delle misure di demolizione selettiva;
• sviluppare tecnologie di riciclaggio per immettere la materia nei cicli produttivi;
• sviluppare e realizzare centri per la preparazione per il riutilizzo;
• incentivare lo sviluppo della filiera per l'utilizzo dei sottoprodotti e materie prime e seconde.
Le sfide e le potenzialità del settore
Il settore dell'edilizia è stato oggetto in questi ultimi anni di incentivi governativi mirati all'efficientamento energetico degli edifici e più recentemente del superbonus 110% per la ripresa del settore a valle della crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19. Tali stimoli alle attività di costruzione/ristrutturazione se da un lato hanno permesso il rilancio del comparto, aumentando il fatturato delle imprese del settore, dall'altro lato hanno mostrato, come evidenziato anche da ISPRA nel Rapporto Rifiuti Speciali 2023, rilevanti impatti sull'ambiente in termini di maggiori quantità di rifiuti prodotti e maggiore consumo di risorse naturali. Inoltre, sebbene il tasso di recupero a livello nazionale risulti, secondo i dati ISPRA, quasi al 78% (quindi oltre il target europeo del 70%), in realtà grandi quantità di rifiuti sfuggono al tracciamento ufficiale. Infatti, gli operatori del settore C&D, nonostante la rilevanza ambientale del relativo flusso di rifiuti, non sono tenuti all'obbligo di dichiarazione MUD per la produzione di rifiuti non pericolosi. Ancora diffusi fenomeni di illegalità continuano ad affliggere questa filiera nonostante l'impegno delle forze dell'ordine, con la sottrazione di ampi flussi alla contabilità nazionale. Inoltre, come evidenziato dal PNGR, la quota prevalente di rifiuti da C&D è recuperata in rilevati o sottofondi stradali, poiché gli impianti di recupero sono per la maggior parte semplici impianti di selezione e/o triturazione e la qualità dei materiali riciclati è spesso bassa. Pertanto, oggi a livello nazionale il riciclo dei rifiuti da C&D appare ancora insufficiente, soprattutto ancora scarso è il riciclo dei rifiuti da C&D nelle attività di costruzione, con un mercato degli aggregati recuperati ancora poco sviluppato e disomogeneo sul territorio nazionale.
Secondo Federbeton (la Federazione di settore delle Associazioni della filiera del cemento, del calcestruzzo, dei manufatti, componenti e strutture per le costruzioni), nel 2021 sono state utilizzate 16,5 Mt di aggregati naturali (+17,6% rispetto al 2020), circa 43 kt di aggregati riciclati (+12,9%) e circa 21 kt (+109,9%) di aggregati industriali. Il tasso di sostituzione degli aggregati naturali con quelli di recupero è 0,39%, con un incremento di 0,05 punti percentuali rispetto al 2020. Difatti la diffusa mancata adozione, da parte dei demolitori, di tecniche di demolizione selettive determina elevata eterogeneità nei rifiuti e di conseguenza negli aggregati riciclati prodotti non permettendone l'impiego per la produzione di calcestruzzo per usi strutturali ai sensi dalle norme tecniche di riferimento. Oltre a ciò, tra le principali cause dello scarso mercato degli aggregati riciclati, c'è anche la carente domanda a valle a causa della molta diffidenza da parte degli operatori del settore nell'impiego di prodotti derivati dai rifiuti; inoltre, in assenza di tassazione sull'estrazione dei materiali vergini, i bassi costi della materia prima mettono i materiali riciclati praticamente fuori mercato.
Come sin qui illustrato, oggi il riciclo dei rifiuti da C&D nelle attività di costruzione risulta ancora insufficiente, al contrario il recupero avviene in maniera prevalente in rilevati o sottofondi stradali. Inoltre, anche alla luce della rilevanza ambientale del flusso dei rifiuti da C&D e sulla spinta delle politiche UE, la transizione a un'economia circolare in questa filiera non è più differibile ed è innegabile che il primo passo è quello di spezzare il nesso tra attività di costruzione e consumo di risorse naturali, suolo e paesaggio, e produzione di rifiuti.
È pertanto necessario aumentare il recupero di rifiuti da demolizione privilegiando le tecniche di demolizione selettiva per separare e quindi massimizzare il riciclo di tutte le frazioni recuperabili riducendo sia il conferimento a discarica sia le attività estrattive delle materie prime. A tal fine è strategico rendere economicamente vantaggioso l'utilizzo di materiali riciclati rispetto a quelli provenienti da attività estrattive.
Occorre pertanto qualificare il mercato dei materiali riciclati puntando a incrementare la qualità e le prestazioni dei prodotti derivati, investendo sull'aggiornamento impiantistico e mettendo in campo strumenti economici e regolamentari, quali criteri End of Waste e CAM, alcuni già in essere nella normativa nazionale ma al momento scarsamente efficaci e attualmente oggetto di modifiche e aggiornamenti, altri ancora da implementare. Inoltre, occorre aumentare i canoni e le tasse regionali sulle attività estrattive e sul conferimento in discarica di inerti in modo da spingere le imprese a trovare vantaggio economico dal recupero e riciclo.
Per quanto riguarda i CAM si ritiene importante sottolineare che per gli operatori permangono tuttora problematiche applicative dovute da un lato alla insufficiente conoscenza dei regolamenti e degli strumenti disponibili, dall'altro alla complessità delle procedure.
Tale situazione è stata messa in luce in particolare dalla vicenda superbonus 110% che non ha dato i risultati attesi per quanto riguarda la diffusione dei CAM, anche a causa di scarso monitoraggio e controllo degli interventi.
Si auspica pertanto che per i CAM possa essere implemenato un sistema di controllo più efficiente che ne garantisca la corretta diffusione nell'ambito del sistema degli appalti e degli acquisti pubblici e che se ne preveda inoltre la possibile estensione anche al di fuori del perimetro delle opere pubbliche.
La posizione degli operatori del riciclo
Secondo ANPAR, l'Associazione di categoria degli impianti che riciclano rifiuti inerti, il riciclo dei rifiuti da C&D, oltre alla valenza centrale che riveste per la transizione ecologica, risulta oggi ancor più strategico per accrescere la resilienza economica del Paese, tradizionalmente povero di materie prime, particolarmente nella fase di emergenza economico-energetica maturata nel post-pandemia. È fondamentale che venga adottata compiutamente e celermente la strumentazione economica prevista dalla Strategia nazionale per l'economia circolare, in particolare un riferimento efficace sarebbe quello relativo all'EPD, Environmental Product Declaration, ed alla dichiarazione del contenuto di riciclato, oltre a strumenti efficaci come gli incentivi fiscali (ad esempio con IVA agevolata) per rendere competitivi i materiali riciclati rispetto alle materie prime vergini. Altro intervento di fondamentale importanza è l'adozione in tempi brevi delle norme tecniche che dovrebbero regolamentare il settore favorendo la creazione di un mercato stabile e trasparente, siano esse relative all'End of Waste o ai Criteri Ambientali Minimi per le gare pubbliche.
Infine, va rafforzata e resa effettiva la domanda pubblica di prodotti riciclati. Il settore del recupero dei rifiuti inerti ha raggiunto negli anni performance eccezionali ma il vero problema del settore è il mercato. Solo una parte delle circa 65 milioni di tonnellate di materiali riciclati prodotte annualmente viene effettivamente impiegata in nuove opere e la restante si accumula presso i siti di produzione. Gli operatori si sono impegnati nel tempo a rassicurare gli utilizzatori marcando CE i propri prodotti e rispettando gli stringenti requisiti ambientali, ma, nonostante ciò, molti capitolati e prezzari non comprendono la possibilità di impiegare aggregati riciclati. Secondo Federbeton, le potenzialità di riciclo dei rifiuti inerti, soprattutto dei materiali da costruzione e demolizione, sono estremamente interessanti per il settore del calcestruzzo preconfezionato, ma le caratteristiche attuali di tali rifiuti e le pratiche applicate alla lavorazione e al tipo di demolizione, ancora troppo poco selettiva, ne limitano fortemente la qualità e le caratteristiche tecniche. Il mercato nazionale non presenta quantità sufficienti di aggregati riciclati idonei dal punto di vista normativo alla produzione di calcestruzzo strutturale (DM 17 gennaio 2018 Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni, UNI EN 12620), nonostante i CAM per l'edilizia prevedano che il calcestruzzo fornito per le opere pubbliche contenga almeno il 5% in peso di materia di recupero.
L'obiettivo a cui tendere nel breve periodo sarebbe pertanto la creazione di un mercato per gli aggregati di riciclo di ottima qualità, implementato a livello nazionale. A tal fine andrebbero incrementate azioni per lo sviluppo di una demolizione sempre più selettiva, anche nei lavori edili privati, e allo stesso tempo andrebbero favorite politiche fiscali per rendere i prodotti di riciclo competitivi sul mercato con quelli di origine naturale (strumenti di incentivazione economica e fiscale, meccanismi premiali da parte delle committenze e aumento della tassazione per il conferimento in discarica). Per superare i pregiudizi culturali, i progettisti dovrebbero essere adeguatamente formati e sensibilizzati alla prescrizione e all'uso dei materiali riciclati.
Il 28 giugno il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica ha emanato il nuovo decreto che disciplina l'End of Waste, ovvero la cessazione della qualifica di rifiuto dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione. Il D.M. 127/2024 è entrato in vigore a partire dallo scorso 26 settembre.
Tratto da "Il Riciclo in Italia 2023" realizzato dalla "Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile" con il patrocinio del "Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica", di "ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale" e "SNPA Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente".
1 Towards a circular economy in the built environment, Circolar Building Coalition, giugno 2023.
2 Include rifiuti minerali, rifiuti metallici, rifiuti in vetro, plastica e legno.
3 Le quantità recuperate includono i rifiuti esportati e recuperati in altri Paesi UE ed extra UE e non includono i rifiuti importati e recuperati in Italia né le terre e rocce da scavo e i fanghi di dragaggio.