Ma ecco un dubbio ragionevole: i termovalorizzatori sono veramente tanto sicuri per la salute come si dice?
In ogni Paese, i rifiuti sollevano grosse questioni sia perché sono sempre in quantità molto elevate, sia perché il loro smaltimento è sempre di difficile attuazione. Le discariche, che per molto tempo hanno costituito l'unica soluzione possibile, hanno diversi difetti, come, per esempio, l'esigenza di togliere cospicue estensioni territoriali all'agricoltura o a parchi o, ancora, a insediamenti abitativi, artigianali o industriali. Ma non sono da sottovalutare i disagi provocati alle popolazioni che vivono e operano nei dintorni, avvolgendoli nelle disgustose emissioni di gas di putrefazione delle sostanze organiche (anche se contenute nei limiti possibili), nelle polveri dei mezzi di trasporto lungo le vie di collegamento fra la produzione dei rifiuti e la discarica e nei loro rumori.
Dunque, le discariche, come si vorrebbe un po' dovunque, dovrebbero sparire.
Si è iniziato con l'installazione di inceneritori, in quanto, con un processo di combustione attorno ai 1000 °C, una buona parte dei rifiuti può essere eliminata. E dai risultati di questo processo si capisce immediatamente che le discariche restano utili, perché dalla combustione si ha la formazione di ceneri per circa un 70% del peso iniziale, polveri captate dai filtri per circa il 4% e gas vari. Ebbene, mentre per i gas il problema dell'immissione nell'ambiente aereo dipende dalla qualità del filtraggio (mai al cento per cento), per le ceneri e le polveri, a meno che non si trovino improbabili possibilità di impiego, non resta altra soluzione che il ricorso alla discarica.
C'è pure da sottolineare il fatto che certe sostanze non sono combustibili: gli scarti dell'edilizia e delle demolizioni sono completamente inerti; inoltre, anche molti rifiuti dell'industria e i fanghi di depurazione non possono accedere all'incenerimento.
Comunque, tornando al problema, era un non-senso disperdere tutto il calore dovuto alla combustione, per cui dall'inceneritore nel vero senso della parola si è passati al termovalorizzatore, avente la funzione da un lato di eliminare, nei limiti del possibile, i rifiuti, e dall'altro di recuperare l'energia termica, utilizzandola nel riscaldamento (per esempio nella realizzazione del teleriscaldamento) oppure nella produzione di vapore per far funzionale i generatori di energia elettrica.
Dunque, bene! I termovalorizzatori sono impianti di notevole interesse per i vari Paesi. Del resto, anche l'UE si dimostra d'accordo in tal senso, come di evidenzia nella Direttiva 2008/98/CE, dove il termovalorizzatore è posto al quarto posto in ordine di importanza dopo prevenzione, preparazione dei materiali, riutilizzazione, e prima del conferimento dei rifiuti a discarica.
E che il fatto sia rilevante, lo dimostra la quantità di termovalorizzatori che sono stati costruiti nel mondo, anche nel centro di grandi città quali Parigi, Londra, Copenaghen, Vienna. Anzi, a proposito di Copenaghen, il suo termovalorizzatore, ubicato all'interno della città a pochi chilometri dal centro, fra un anno - secondo un progetto già approvato - porterà sul tetto un impianto dedicato agli sciatori. Tutto questo a significare che le autorità sanitarie sono convinte che i termovalorizzatori non sono pericolosi per la salute umana. Del resto, risulta che tali impianti sono attivi in Danimarca già da un centinaio di anni.
In Italia, i termovalorizzatori in attività sono una quarantina, la maggior parte al Nord, meno al Sud, mentre altri otto, secondo quanto stabilito dall'ultimo governo dimissionario, dovrebbero essere costruiti in futuro: precisamente, cinque al Centro e al Sud, due in Sicilia e uno in Sardegna. Per tutto quanto sopra riportato, è evidente come si possa essere tutti d'accordo sul fatto che, discariche o termovalorizzatori, è bene che ciascuno smaltisca i propri rifiuti a casa sua, senza conferirli a discariche di altri, che già di per sé hanno le loro gatte da pelare, o trasportarli altrove, magari all'estero, dove amministrazioni lungimiranti, non solo si fanno pagare dai produttori dei rifiuti, ma pure ne traggono un profitto con la vendita del calore o dell'energia elettrica prodotte.
Ma ecco un dubbio ragionevole: i termovalorizzatori sono veramente tanto sicuri per la salute come si dice? Sono in tanti a esserne convinti, ma pure in tanti sono quelli che la pensano diversamente. A livello governativo, il parere sui termovalorizzatori è favorevole, tanto che - come si è ricordato più sopra - è in progetto la costruzione di nuovi otto impianti di tale tipo.
Gli Italiani, stando a sondaggi specifici, non ne vorrebbero sentire parlare... soprattutto se nel "proprio giardino" (Sindrome di NIMBY). In effetti, a quanto si sente dire, pur con filtraggi all'avanguardia dal punto di vista tecnologico, una certa percentuale di diossine riesce a sfuggire e, come si sa, sono sostanze estremamente pericolose per la salute umana. La formazione delle diossine è legata alla temperatura: pertanto, essendo la temperatura di combustione dei rifiuti molto elevata (mediamente 1000-1050°C, mentre ad Amburgo si raggiungono i 1380°C), le diossine calano, ma, nello stesso tempo, purtroppo, cresce la produzione di particelle sottili, che sono tanto più sottili quanto più la temperatura è elevata. Così, alle alte temperature le particelle incombuste, metalli pesanti e altre sostanze inquinanti, che escono dalla camera di combustione, hanno le dimensioni diametrali di pochi micron, cioè dimensioni talmente ridotte da renderne pressoché inattuabile l'intercettazione totale, anche se i sistemi di filtraggio dei fumi (elettrostatici, a maniche o altro) sono estremamente validi. E le statistiche confermano che esse sono responsabili di tantissime vittime ogni anno.
Sino a non molto tempo fa, il controllo sulle polvere sottili si limitava, con i mezzi disponibili, al particolato PM 10 (particelle con diametro uguale o inferiore a 10 micron), e si era appurato che era pericoloso per la salute. Ora, si esamina anche il particolato PM 2,5 (particelle con diametro uguale o inferiore a 2,5 micron), e si tende a valutare anche il particolato PM 1 (particelle con diametro uguale o inferiore a 1 micron), incontrando difficoltà operative estremamente difficoltose.
Coloro che sono contrari ai termovalorizzatori comprendono benissimo che più le particelle sono minuscole, maggiori sono le loro possibilità di entrare profondamente nell'organismo umano, alterandone il regolare funzionamento.
Pertanto, la conclusione che si può trarre da tutto quanto riportato è che non si può, attualmente almeno, dare un giudizio definitivo. I latini consideravano valido il detto: "In medio stat virtus!" Forse i "pro" e i "contro" sono alla pari.
Oggi, non resta altro che fare il commento sicuramente poco simpatico, ma che non ha alternative, "ai posteri l'ardua sentenza"!