È necessario che l'Italia attui le norme che consentono di recuperare energia dagli scarti del riciclo, una delle condizioni indispensabili per ridurre lo svantaggio competitivo, oggi esistente, tra l'industria nazionale e i suoi competitori esteri
Con una produzione di carta e cartone di oltre 6 milioni di tonnellate nei primi 8 mesi, sostenuta da un export cresciuto del 4,3% (primi 6 mesi 2017/2016), soprattutto grazie a carte per usi grafici (+8,5%) e packaging (+3,5%), l'Industria Cartaria Italiana si conferma al quarto posto a livello europeo, dopo Germania, Svezia e Finlandia. l'Italia è il secondo Paese al mondo per bilancia commerciale, con un surplus con l'estero nel 2016 di 474 milioni di dollari, dietro alla Cina ma davanti alla Germania (Fonte: Fondazione Edison).
Utilizzo di materie prime rinnovabili e capacità di riciclo (il tasso di riciclo negli imballaggi ha raggiunto oggi l'80%) fanno dell'Industria Cartaria Italiana un Key-Player dell'Economia Circolare. Le cartiere usano materie prime rinnovabili con una certificazione forestale che provengono da foreste gestite in modo sostenibile oltre che da apposite piantagioni. Anche se da molti anni la materia prima principale del settore è costituita dalla carta da riciclare.
In Italia presto si produrrà più carta per imballaggio, trend già in crescita, e si riciclerà di più in linea con gli sviluppi dell'Economia Circolare. Ma la carta da riciclare, soprattutto quella legata alla raccolta urbana, non è una materia prima pura e il processo di riciclo comporta la produzione di scarti di processo.
Recuperarne il potenziale energetico significa competitività, incrementare il tasso di circolarità e benefici in termini di bolletta energetica; magari con siti a piè di fabbrica come negli altri stati europei e sempre in linea con le migliori tecnologie individuate dalle Direttive UE.
Assocarta chiede, quindi, con urgenza alle amministrazioni regionali impegni concreti per la gestione degli scarti del processo di riciclo: essi non sono null'altro che rifiuti urbani che finiscono nella raccolta differenziata della carta anche per effetto delle politiche di differenziazione sempre più spinte.
L'Industria Cartaria Italiana ha investito sulla ri-conversione di impianti produttivi che produrranno, a partire dal 2018, non più carte per uso grafico ma carte per imballaggio (cartone ondulato) con un incremento di circa 900.000 tonnellate, portando la produzione a oltre 3 milioni l'anno, soddisfacendo così la richiesta domestica. In questo modo si ridurrà l'import di bobine di carta e si ridurrà l'export di carta da riciclare, con benefici per l'economia italiana.
Ciò significherà portare l'utilizzo delle carta da riciclare dalle attuali 4,9 milioni di tonnellate complessive annue alla soglia dei 6 milioni di tonnellate, riducendo drasticamente l'export di carta da riciclare verso i Paesi asiatici.
Ogni anno, a fronte di 4,9 milioni di tonnellate di carte riciclate, l'industria cartaria produce scarti dal processo di riciclo pari a circa 300 mila tonnellate (rapporto 1:18) che derivano primariamente dalla componente urbana della raccolta (3 milioni di tonnellate/6,3 milioni di tonnellate di raccolta nel 2016) con più impurità rispetto alla raccolta da pre e post consumer.
Assocarta, in rappresentanza dei produttori di carta Made in Italy, ha partecipato alla consultazione del MATTM "Verso un modello di economia circolare per l'Italia" evidenziando come la produzione cartaria si collochi tra i pionieri dell'Economia Circolare. In passato le cartiere usavano infatti gli stracci dismessi per produrre carta, mentre ora più della metà della carta prodotta in Italia si ottiene da carta da riciclare e nel settore dell'imballaggio il tasso di riciclo è all'80%. La Circolarità trova nella cartiera il processo unico e imprescindibile in cui, ogni anno, oltre 5 milioni di tonnellate di carta da riciclare provenienti da pre, post consumer e raccolta differenziata domestica vengono riciclati per produrre nuova carta.
L'industria cartaria ha già dimostrato di possedere competenze, e know how per gestire al meglio il riciclo della carta abbinando l'eccellenza tecnologica all'efficienza energetica (aumentata del 30% negli ultimi 20 anni per unità di prodotto) e alla riduzione dell'utilizzo delle risorse idriche. Basti pensare che alla fine degli Anni Settanta erano necessari in media 100 metri cubi di acqua per produrre una tonnellata di carta, mentre attualmente ne vengono utilizzati in media 24 metri cubi.
Per completare tale quadro e facilitare ancora di più la transizione verso l'Economia Circolare a livello UE, sarebbe necessario adottare una effettiva semplificazione delle procedure di utilizzo dei rifiuti di carta in cartiera ed affrontare il tema della necessità di infrastrutture per recuperare gli scarti del riciclo.
Per favorire il riciclo, Assocarta propone che, per i rifiuti di carta, individuati in Allegato III al Reg. UE 1013/2016 (regolamento europeo in materia di trasporto transfrontaliero di rifiuti), venga semplificato il loro reimpiego negli impianti autorizzati IED/IPPC senza altra regolamentazione oltre quella del rispettivo BREF. Tale misura favorirebbe il reimpiego di risorse senza abbassare gli standard ambientali e porterebbe l'Italia ad allinearsi a normative in essere in Europa (es. Germania e in Francia), con positive ricadute in termini di competitività per le imprese italiane.
Per quanto concerne gli scarti derivanti dal riciclo dei rifiuti, secondo Assocarta è imprescindibile consentire la valorizzazione di tali rifiuti a livello energetico in alternativa al mero smaltimento in discarica. L'industria cartaria con 7 miliardi di fatturato è parte di una filiera che solo in Italia "vale" 31 miliardi di euro, con 200.000 addetti e 680.000 nell'indotto.
La carta è il prodotto più riciclato in Europa e in Italia, ogni minuto, vengono riciclate 10 tonnellate di carta!
Dal processo di riciclo si genera uno scarto comunque minimo rispetto al rifiuto, il cui recupero energetico è una Best Available Technique (BAT) a livello UE.
In Italia uno dei principali ostacoli al riciclo è proprio la difficoltà di gestione di questi scarti che, pur ricchi di energia, continuano a finire nelle discariche, che sono sempre meno, sia per l'impossibilità da parte delle imprese italiane di installare questo tipo di impianti all'interno dei propri siti produttivi, sia per la mancanza, all'esterno dei siti produttivi, di infrastrutture sufficienti per recuperare energeticamente le quantità di scarto di pulper generate dall'industria del riciclo.
Un evidente limite alla "circolarità" ed un enorme spreco di risorse e di energia che i nostri concorrenti europei non fanno.
Ma la competitività dell'industria cartaria, oltre che con la problematica degli scarti del riciclo che frena le potenzialità dell'industria cartaria e dell'economia Circolare, deve fare i conti ancora con gli alti costi energetici. Nel mese di agosto, infatti, l'energia elettrica è costata il 40% in più rispetto alla Germania (47,5 euro/MWh vs 32,3 euro/MWh) e il differenziale per il gas è di 2 euro/MWh rispetto ai mercati del Nord Europa (+15%). Agli ultimi Governi (e a quello in carica) va riconosciuto il merito di un forte impegno sulla materia, ma va completato il regime degli energivori così come previsto dalle norme UE. Va inoltre annullato il differenziale di prezzo per il gas.
Al tema dell'energia in ottobre è stato dedicato il seminario MIAC Energy "Le sfide dell'industria cartaria al 2050: crescita, sicurezza energetica e riduzione delle emissioni di gas serra", organizzato da Assocarta Servizi, oltre a due seminari di approfondimento MIAC Tissue: "Massimizzare l'efficienza di processo e il risparmio energetico nella produzione di carta tissue" e "Industria 4.0 - produzione e converting di tissue verso la quarta rivoluzione industriale".
Per recuperare 300mila tonnellate di scarti di riciclo c'è solo un impianto di termovalorizzazione dedicato, mentre un secondo impianto non è utilizzato in maniera costante. Intanto anche le capacità di recupero energetico vengono "occupate" da rifiuti urbani provenienti da Regioni che non hanno saputo dotarsi di un'impiantistica adeguata, una situazione semplicemente inadeguata. I nostri concorrenti europei hanno invece impianti a pié di fabbrica, oppure vanno in impianti di termovalorizzazione o in altri impianti industriali (cementifici).
E' necessario che l'Italia attui le norme che consentono di recuperare energia dagli scarti del riciclo, nella consapevolezza che questa è una delle condizioni indispensabili per:
• contribuire alla de-carbonizzazione;
• ridurre lo svantaggio competitivo oggi esistente tra l'industria nazionale e i suoi competitori nella UE;
• dare piena attuazione ai principi dell'Economia Circolare.
A questo proposito, alcune norme contenute nel "Codice dell'Ambiente" (Decreto legislativo n. 152/2006), il cui art. 199, comma 3, lettere g) ed m), prevedono che i piani regionali di gestione dei rifiuti disciplinino:
• il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani, nonchè ad assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione di rifiuti;
• le iniziative volte a favorire il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dai rifiuti di materiale ed energia, ivi incluso il recupero e lo smaltimento dei rifiuti che ne derivino.
Si tratta di norme previste a livello di legislazione nazionale, ma che devono essere attuate a livello regionale. In questa direzione un'azione di coordinamento del Ministero (e quindi di sollecitazione delle Regioni) potrebbe stimolare una maggiore attività sul tema del recupero degli scarti del riciclo proprio per rafforzare le politiche di Economia Circolare.
In assenza di qualsiasi azione, il rischio, sempre più vicino è che si blocchi la produzione, il riciclo e conseguentemente la raccolta differenziata della carta su suolo pubblico e privato.