Alle nuove ripartenze

L'ormai vetusto capannone ferroviario ad uso manutentivo di Savona è stato oggetto di demolizione per lasciare spazio a una nuova struttura più moderna e funzionale. A occuparsi dei lavori la storica azienda di Milano SALC Spa, specializzata in cantieri complessi e infrastrutture industriali, che ha operato con estrema precisione e attenzione sia in termini di sicurezza che di gestione dei materiali

I treni raccontano da sempre storie di partenze e arrivi, di città che si animano al ritmo dei loro binari. Ma ogni viaggio sicuro nasce in luoghi nascosti, dove mani esperte e macchine silenziose curano ogni dettaglio, lontano dagli sguardi dei passeggeri. A Savona, nel Parco Doria, questo mondo nascosto ha incontrato il cambiamento. L'ex capannone ferroviario, custode per decenni della vita dei convogli, ha completato il suo ciclo, lasciando spazio a una nuova struttura più moderna e funzionale, pronta a sostenere le esigenze del trasporto ferroviario di oggi e di domani.

L'intervento in oggetto è stato affidato tramite gara alla storica impresa milanese SALC Spa dalla committente Trenitalia e fa parte di un più ampio progetto che, oltre il capannone, coinvolge anche il territorio circostante, con opere complementari come la rimozione e la riqualificazione del rilevato ferroviario lungo via Servettaz, dismesso da anni e già oggetto, in passato, di una possibile riconversione, da parte del Comune, a parcheggio.

L'opera di demolizione, eseguita tra il 17 febbraio e il 20 maggio, ha richiesto una pianificazione accurata delle fasi operative e l'impiego di competenze specifiche, confermando l'esperienza della SALC Spa nella gestione di cantieri complessi e infrastrutture industriali.

Il capannone dismesso, costruito tra gli anni Settanta e Ottanta, si presentava come una tipica struttura industriale dell'epoca: fondazioni su pali, elevazioni in cemento armato, copertura in acciaio con pannelli in lamiera doppia non coibentata, oltre ad alcune murature interne che delimitavano spazi secondari. Prima di affrontarne la demolizione vera e propria, è stato necessario procedere con le attività preliminari: la rimozione delle attrezzature obsolete, come i carroponti risalenti agli anni '80, e lo strip-out delle strutture interne. Un lavoro di "svuotamento" indispensabile per alleggerire l'edificio e prepararlo alle fasi successive.

Successivamente, la copertura in acciaio, è stata smantellata. Travi e pannelli sono stati tagliati, tranciati e avviati al recupero presso impianti autorizzati. Per questa fase sono stati impiegati escavatori dotati di pinze e grandi magneti, strumenti che hanno consentito di separare in maniera rapida e sicura i materiali metallici da quelli in calcestruzzo, garantendo un flusso di lavoro veloce e ordinato.
Una volta liberata la copertura, si è passati alle strutture in elevazione in cemento armato, demolite mediante escavatori con bracci estensibili e pinze frantumatrici, in un processo progressivo che ha assicurato il controllo delle operazioni e la corretta gestione dei materiali da smaltire.

Se la demolizione della copertura e delle strutture in elevazione si è svolta con relativa rapidità, il vero banco di prova del cantiere sono state le fosse da visita. Questi manufatti in cemento armato, collocati sotto i binari per consentire ai manutentori di lavorare al di sotto dei treni, hanno rappresentato la sfida più impegnativa. Massicce, profonde e ancorate a platee di sottofondazione, rappresentavano il cuore tecnico del vecchio capannone e non potevano essere rimosse con metodi convenzionali. La loro demolizione ha richiesto un lavoro paziente e metodico. I martelli demolitori hanno progressivamente frammentato le strutture, mentre i materiali venivano sollevati, sezionati e separati, distinguendo con precisione calcestruzzo e acciaio, in un processo che ha combinato forza, tecnica e grande attenzione ai dettagli. La demolizione delle fosse da visita non solo ha richiesto tempi più lunghi rispetto alle strutture fuori terra, oltre 25 giorni concentrati esclusivamente sulle fondazioni, ma ha anche imposto un approccio metodico e progressivo, in cui ogni elemento veniva sollevato, sezionato e separato per garantire sicurezza e corretto smaltimento.

Questa fase ha messo in luce come, in cantieri complessi come quello di Savona, la vera difficoltà non sia sempre ciò che si vede dall'esterno, ma ciò che è nascosto sotto la superficie, il tutto superato grazie all'esperienza e alla competenza della squadra della SALC Spa.

Inoltre, durante le operazioni di strip out e di demolizione, l'ispezione accurata della copertura ha portato alla luce la presenza di materiali contenenti fibra di lana di roccia, utilizzata all'epoca come isolante ma oggi classificata tra i materiali pericolosi. La gestione di questo ritrovamento ha richiesto procedure specifiche ed è stata la stessa SALC a occuparsi direttamente della gestione di questa criticità emersa in corso d'opera. L'azienda ha seguito procedure dedicate e altamente specializzate, rimuovendo i pannelli con estrema cautela, confezionandoli in imballaggi sigillati e destinandoli a discariche autorizzate. Un intervento svolto con attenzione maniacale, che ha evitato la dispersione di polveri nell'aria e garantito la massima sicurezza per gli operatori e per l'ambiente.

Terminata la fase di demolizione, il cantiere ha affrontato un'ulteriore tappa cruciale: la Bonifica da Ordigni Esplosivi (BOE). Questo intervento, fondamentale per garantire la sicurezza degli scavi successivi, ha permesso di verificare l'assenza di eventuali ordigni inesplosi nel sottosuolo. Un passaggio obbligato, eseguito con precisione e rigore, a tutela delle future opere e degli operatori, che si è concluso senza ritrovamenti, confermando la cura e la scrupolosità con cui vengono gestiti cantieri di questa natura.

Sul piano delle misure ambientali e di sicurezza, grande attenzione è stata posta al contenimento delle polveri. Oltre all'impiego di cannon fog sono state utilizzate manichette collegate all'impianto antincendio per bagnare le aree più lontane o difficili da raggiungere.

Il bilancio dei materiali rimossi testimonia di per sé la portata dell'intervento: 3.400 tonnellate di calcestruzzo, 2.600 tonnellate di laterizi e miscugli cementizi, 210 tonnellate di acciaio, 20 di materiali isolanti, 3 di vetro.
75 giorni dopo, Savona, si prepara ad accogliere un'infrastruttura capace di proiettare il suo nodo ferroviario nel futuro che valorizzerà l'area urbana circostante e rilancerà un importante segmento della mobilità locale. 

La demolizione in numeri

  • 3.400 tonnellate di calcestruzzo,
  • 2.600 tonnellate di laterizi e miscugli cementizi,
  • 210 tonnellate di acciaio,
  • 20 tonnellate di materiali isolanti,
  • 3 tonnellate di vetro



Foto: SALC Spa