Bolzano dice addio al suo vecchio termovalorizzatore. È infatti terminato l'intervento di demolizione dell'impianto affidato a Vitali Spa che si è occupata anche della messa in sicurezza del terreno
Sono da poco terminate le operazioni di demolizione del termovalorizzatore di Bolzano, ormai in disuso dal 2013 e messo in sicurezza nel 2015. Si è trattato di lavori lunghi e complessi, iniziati con la bonifica dell'area di interesse di circa 8.000 m2 a marzo dello scorso anno e proseguiti con la demolizione vera e propria della struttura, iniziata a luglio e terminata a novembre con la demolizione della ciminiera, mentre i lavori di messa in sicurezza del terreno sono continuati fino a dicembre.
Il termovalorizzatore di RSU era composto da due linee di incenerimento, ognuna delle quali era dimensionata per incenerire 200 t/g di rifiuti. Ciascuna linea era costituita da un sistema di incenerimento rifiuti e recupero di calore, una sezione di depurazione fumi e un ciclo termico per la produzione di energia. La prima linea entrò in funzione nel 1988, mentre la seconda fu avviata nel 1996.
La demolizione, commissionata dalla Provincia Autonoma di Bolzano, è stata affidata a Vitali Spa, gruppo leader specializzato nel decommissioning industriale in RTI, con Erdbau Srl. Un lavoro che ha richiesto particolare attenzione su taluni aspetti fondamentali. Il cantiere, infatti, si trova nell'area industriale a sud-est della città di Bolzano, in particolare tra la sponda sinistra del fiume Isarco e l'Autostrada Modena-Brennero, ma non solo: è anche adiacente al nuovo termovalorizzatore, già in funzione, e ai magazzini Seab. Una delle sfide principali è stata proprio quella di garantire il funzionamento del nuovo impianto, la viabilità lungo la A22 e l'accesso del personale ai magazzini, senza contare la protezione del fiume da ogni forma di sversamento.
La prima parte delle operazioni ha previsto lo smontaggio e la bonifica degli impianti facenti parte delle linee di incenerimento del vecchio termovalorizzatore. Soprattutto in questa fase, è stata fatta molta attenzione alle componenti inquinanti: polveri e ceneri residuali prodotte dal ciclo termico, materiali coibenti contenenti fibre minerali o simili su tubazioni, serbatoi o parti di impianto e materiali refrattari presenti nella camera di combustione e nel camino.
Solo dopo aver bonificato in ambiente protetto tutte le componenti impiantistiche delle due linee di incenerimento, infatti, è stato avviato l'abbattimento vero e proprio degli edifici che componevano il complesso di elementi che formavano il vecchio termovalorizzatore, fino a una quota di -30 cm sotto il piano di campagna.
Il cuore dell'ex inceneritore era un fabbricato a C con un'altezza di oltre 26 metri realizzato in calcestruzzo armato. Lungo tutto il suo perimetro era rivestito, per la maggior parte da pannelli prefabbricati a doppia lastra in c.a. (circa 6 + 6 cm) con interposto un pannello in polistirolo di circa 5 cm. La demolizione di questo corpo dell'edificio, così come degli altri, è stata eseguita da un mezzo da demolizione da 50 tonnellate con cesoia/frantumatore da 4 tonnellate e da un altro mezzo da demolizione da 24 tonnellate con cesoia selezionatrice e magnete da 2 tonnellate, per separare immediatamente e in categorie omogenee i materiali di risulta.
Inoltre, data la particolarità delle strutture in acciaio presenti all'interno del fabbricato, il cui spessore era particolarmente elevato, è stata studiata appositamente per il loro smantellamento una macchina da 70 tonnellate atta all'utilizzo di una cesoia idraulica da 7,5 tonnellate a una altezza di 18 metri e di un'altra pinza da 3,5 tonnellate che ha lavorato a più di 30 metri da terra.
L'ultima costruzione ad essere abbattuta è stata la ciminiera, di forma cilindrica e alta 51 metri con un diametro di 4 metri. La canna esterna era in cemento armato, mentre la parte interna era costituita da mattoni in materiale refrattario e da elementi coibentanti. Un esempio concreto che sottolinea la grande attenzione posta nel minimizzare l'impatto con l'ambiente, e in particolare per separare sin da subito i materiali refrattari interni e avviarli a recupero, è l'utilizzo di un'attrezzatura specifica per la demolizione. Quest'ultima infatti, montata su un braccio gru, è stata calata all'interno del camino stesso e ha smantellato progressivamente i materiali facendoli cadere al suolo, per poterli meglio recuperare e smaltire. Una volta demolita la sezione interna della ciminiera, si è proceduto a ad abbattere il resto con un particolare mezzo da demolizione, avente un braccio che raggiunge oltre i 50 metri, radiocomandato e radiocontrollato.
Da ultimo, sono previste una serie di lavorazioni necessarie alla protezione dell'area, come la realizzazione degli scarichi delle acque bianche, lo spostamento di una condotta del gas di media pressione e l'impermeabilizzazione superficiale. Non appena l'area sarà liberata dagli impianti e dagli edifici, infatti, si provvederà alla messa in sicurezza del sottosuolo tramite l'impermeabilizzazione della superficie con la posa di una pavimentazione bituminosa a conclusione dell'opera, che avverrà con la stesa e rullatura di materiale stabilizzato fornito dalla Provincia Autonoma di Bolzano.
Dopo un periodo di transizione, quindi, la vecchia generazione cede definitivamente il passo alla nuova, che provvederà a portare avanti il lavoro svolto sinora migliorandolo e incrementandolo.